L’illusione dell’autonomia

madonnadi SALVATORE PERRELLA

L’8 dicembre di ogni anno, la Chiesa celebra agli inizi del tem-po liturgico dell’Avvento la solen-nità dell’Immacolata Concezione di Maria; dogma di fede sancito da PioIX mediante la bolla apostolica Ineffabilis Deus.
Il cammino che portò alla definizione pontificia è stato, come sappiamo, lungo e irto di difficoltà specialmente di natura teologica. Infatti la Ineffabilis Deus ha definito il punto più aspro del contenzioso asserendo che la redenzione di Maria è avvenuta nel primo istan-te della sua concezione come per-sona. Questa nostra sorella in umanità e nella fede, in vista del-la persona e del ministero messia-nico e pasquale del Figlio di Dio e suo, è stata preservata dalla contrazione del peccato originale comune a tutti; peccato trasmesso ma non commesso che per noi viene cancellato col sacramento del Battesimo, che ci ripristina nel codice di santità pensato e vo-luto ab initioda Dio per l’umani-tà. Questa verità della fede decli-na la concretezza, la potenza e la bellezza delle “grandi opere di D io” (Luca, 1, 49) riconosciute e cantate da Maria stessa nel suo Ma g n i f i c a t (Luca, 1, 46-55). Per noi cattolici un dogma è una real-tà importante in quanto mostra alle generazioni credenti sia l’ine-sauribilità e ricchezza della Rive-lazione divina che ha realizzato e continua a realizzare l’historia sa-lutis, sia il cammino nello Spirito di una Comunità di fede, la Chie-sa, che scopre e non inventa veri-tà che dicono Dio-Trinità nella nostra storia di viandanti. Il dog-ma non può essere compreso nel suo valore e nel suo carattere as-sertivo in relazione alla fides quae se non all’interno di quella sinfo-nia di elementi insita e causata dallo stesso avvento della Parola di Dio nel tempo: il mistero-epi-fania del Dio-con-noi Il dogma mariano dice chiara-mente che il cammino di salvezza di Maria è iniziato in lei sin dal suo affacciarsi alla vita, segnata interamente dalla sola Gratia e dalla corrispondente, seppur asimmetrica, risposta umana e teologale della fede. Non è un ca-so che in un tempo di “crisi” pla-netaria che colpisce duramente anche l’adesione ai dogmi di fede proposti dalla Chiesa, Benedetto XVIabbia indetto un Anno della fede mediante il motuproprio Porta fidei. I dogmi della Chiesa sono legati indissolubilmente all’agire libero, sovrano e benefi-co del Dio trinitario; fatto e signi-ficato del fatto che vanno comu-nicati e resi comprensibili all’uo-mo e alla donna d’oggi. In questa difficile e delicata opera di grammatizzazione dottri-nale e teologica della fede, Maria di Nazaret è posta ed è proposta nel “dna” del cristianesimo a mo-tivo del suo ruolo di madre, di serva del Signore e di icona pro-tologica ed escatologica della Chiesa, sia coi Simboli della fede che con gli interventi dei Concili, dei Padri, Dottori e scrittori eccle-siastici come pure del magistero dei vescovi di Roma e dei pastori delle altre Chiese locali, sia me-diante le celebrazioni liturgiche, sia in virtù delle numerose rifles-sioni della teologia e dell’azione catechetica e pastorale che si fon-dano sull’esperienza che nasce dalla fede, venendo ogni giorno incisa indelebilmente nella co-scienza ecclesiale. Ai nostri giorni, comunque — osserva Michele Giulio Masciarel-li — c’è una sorta «di “dogma” laico, di provenienza illuministica, secondo cui l’uomo risponde solo di quello che intenzionalmente fa. Questo dogma laico è universal-mente ubbidito benché sia smen-tito dai fatti di vita: infatti è vero anche che l’esistenza dell’uomo non passa solo per la sua previ-denza attenta, per la sua proget-tazione avveduta e magari astuta: morte, malattia, disgrazie, rovesci improvvisi, che si presentano come devastanti e irreparabili, ne sono l’inconfutabile conferma. Il cristiane-simo, col mistero dell’Immacolata, contesta questo dogma laico ricor-dando a tutti che non incominciamo da noi e come vogliamo ma iniziamo per volontà di altri, nasciamo non scegliendo né da chi né luoghi e al-tre modalità d’esistenza. Maria, con questo suo mistero, ricorda non solo ai cristiani, ma a tutti che la vita dell’uomo non passa sempre e solo per il suo libero consenso: a Maria per la sua nascita immacolata non sono stati chiesti né il consenso né la collab orazione». Esiste dunque un primato d’azio-ne che non può né essere ignorato né essere depotenziato, in quanto sgorga e rimanda al disegno provvi-dente di Dio che hanno lo scopo di liberare ogni singola persona dai du-ri legacci dell’individualismo egocen-trico incapace di fare il proprio ge-nuino bene e inadatto a cogliere l’Altro e in lui gli altri; azione e di-segno finalizzati, è questa è profon-da convinzione della fede, al bene comune e universale. Maria Imma-colata porta con sé i valori non tran-seunti e non negoziabili del Regno di Dio, per cui chi li accoglie, non li corrompe e li promuove nel quoti-diano della sua esistenza, potrà sen-tire la gioia e la fecondità delle Beatitudini.

© Osservatore Romano - 8 dicembre 2012