Gelosia ed "umanesimo cristiano"

Cosa è la Gelosia


Davanti al fenomeno della Gelosia si snoda un grosso filone letterario che trova le sue fondamenta sia in un deposito cultural-istintuale sia in un filone narrativo basato sull'amor cortese.
Di certo la Gelosia è sia un fenomeno incontrollabile relegato alla sfera inconscia dell'individuo sia a comportamenti e abitudini reiterati non corrette durante il proprio cammino di crescita.
Dal punto di vista dell'antropologia culturale e della sociologia potremmo dire che esso appartiene al bisogno sociologico di formare stabilità in un nucleo relazionale, sia esso di amore che di amicizia, oppure legato a questioni esistenziali probanti (lavoro, territorio, proprietà, ecc.)
 

Il coraggio di trasformarsi

I poeti, le favole, i filosofi, la Bibbia ci parlano di trasformazione attraverso metafore, simboli, archetipi, parabole. Dall’inizio della nostra esistenza tutto ciò che viviamo e sentiamo in noi opera una trasformazione, ma scopriremo che non è la nostra volontà a permettere il cambiamento, quanto piuttosto la nostra “disponibilità”.

La trasformazione passa attraverso la conoscenza dei sentimenti e delle passioni che sono in noi, esse non vanno negate o fuggite, vanno affrontate trattando con esse coscientemente, entrando in dialogo con le forze primordiali del nostro io, opponendo loro intelligenza e volontà nella luce e nel sostegno della grazia.

Senza conoscere ciò che vive in noi, o ignorandolo e rifuggendolo, infatti, non potremo essere in grado di sentire certi “cani che abbaiano”, né di capire perché lo fanno, né di avvicinarli per conoscerli e renderli docili, sì da poter prendere “la chiave” e scoprire “il tesoro” che essi custodiscono. Quindi, passioni e sentimenti vanno affrontati e trasformati, se vogliamo trovare noi stessi, ecco dunque la “disponibilità” a cercarci e aprirci a Dio.

Solo Dio può operare e opera una trasformazione, come e in quale modo spesso è un mistero, è lo Spirito Santo che agisce in noi. La Grazia di Dio agisce attraverso la prova della sofferenza, la meditazione della Scrittura, la preghiera, attraverso i sacramenti. Meditando la sua Parola, Dio cambia il nostro pensiero, le parole che meditiamo ci trasformano affinché lo Spirito di Dio renda possibile un nuovo modo di pensare-ripensare, una metanoia e forma così il pensiero e tutto l’uomo, corpo e anima, solo Dio può trasformare un cuore di pietra in un cuore di carne! Tutto quello che Gesù tocca si trasforma, si pensi ad un ammalato, quando Gesù lo tocca, qualcosa del suo Spirito passa nella piaga e la trasforma in luogo dell’esperienza di Dio. Nei sacramenti la Chiesa continua a praticare la trasformazione tramite il contatto, in essi la mano del Gesù storico ci tocca e ci penetra col suo Spirito.

Se “ spogliamo” noi stessi del noi che siamo stati per “rivestirci” di Cristo, vivere in Cristo, nella Sua legge, alla luce della Sua Parola, fino a divenire Cristo per diventare figli di Dio, allora la trasformazione può avvenire e ciò più mirabilmente si compie nella partecipazione al mistero più profondo, l’Eucaristia, dove Gesù si trasforma e per mezzo Suo anche noi veniamo trasformati.
 
Edito da San Paolo

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Amicizia

Criteri di valutazione
Orpa si accomiatò con un bacio da sua suocera,
Rut invece non si staccò da lei.
Noemi le disse: «Ecco, tua cognata è tornata dalla sua gente e dal suo dio; torna indietro anche tu, come tua cognata».
Ma Rut replicò: «Non insistere con me che ti abbandoni e torni indietro senza di te,
perché dove andrai tu, andrò anch’io,
e dove ti fermerai, mi fermerò;
il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio». (Rut 1,14-16)

 

Lo schema della personalità secondo Joharì

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LA PSICOLOGIA DEL DIALOGO

1. PROPOSTA PER UNA DEFINIZIONE DI DIALOGO   1) definizione etimologica: - dal latino dialogus, che deriva dal greco dialògos: conversazione.   2) definizione principale secondo la lingua italiana: - discorso o discussione che si svolge tra due o più persone, contrario di monologo   3) definizione medico-psichiatrica: - dal suo significato originario di conversazione, e cioè il " trovarsi insieme " con finalità e motivazioni diverse, la nozione di dialogo è andata incontro ad una importante evoluzione. A partire dal pensiero antico sino ad Aristotele, il dialogo è divenuto il modo privilegiato del discorso filosofico, e cioè il conversare, discutere, domandare e rispondere tra persone associate dal comune interesse per la ricerca, intesa nel senso di conseguire  una più ampia conoscenza sull'uomo e sul mondo. - nell'ambito della medicina e della psichiatria, si privilegiano due ambiti di ricerca abbastanza ben circoscritti: quello della ricerca scientifica propriamente detta e quello del rapporto medico/paziente, finalizzato ad alleviare disagi e sofferenze e a promuovere una più ampia consapevolezza di sé, del proprio mondo interno ed esterno.  Questa seconda valenza non riguarda solamente il medico,ma tutti coloro i quali, a vario titolo, si occupano della medesima finalità,  ciascuno dalla propria prospettiva privilegiata, ad es. religiosa, spirituale, solidaristica ecc. Un nuovo contributo sul tema è scaturito dalla psichiatria a indirizzo psicanalitico, che ha proposto un modello teorico secondo il quale mentre il dialogo avviene a livello cosciente tra due o più soggetti, contemporaneamente si svolge anche in altre due direzioni: I) tra la coscienza e l'inconscio di ciascun singolo soggetto II) tra l'inconscio di un soggetto e quello del suo o dei suoi interlocutori e viceversa: ciò ha condotto alla elaborazione di nuovi approcci e metodologie riguardanti il dialogo.
 

Amore di sé e accettazione di sé

"Accettare se stessi sembra molto semplice, ma le cose semplici sono sempre le più difficili... l'arte di essere semplici è la più elevata, così come accettare se stessi è l'essenza del problema morale e il nocciolo di un'intera visione del mondo... ospitando un mendicante, perdonando chi mi ha offeso, arrivando perfino ad amare un mio nemico nel nome di Cristo,
 

Il Paradiso sono gli altri



Piccolo cammino sull'amicizia di Paolo Cilia
 
La catechesi di oggi tratta un po' quello che accade in ciascuno di noi a livello di vita psichica e anche a livello di vita spirituale, perché noi non siamo divisi in due parti ben distinte con un coltello: fino a qui c'è la vita spirituale e poi la vita psichica, ma siamo una persona e quindi una "unità".

La nostra vita psichica si esprime attraverso una corporeità (se io adesso non avessi corporeità voi non sentireste nulla), una persona si esprime attraverso i gesti, attraverso uno sguardo o gli atteggiamenti e a volte parla.. anche senza utilizzare le parole.

Tra i bisogni fondamentali che noi abbiamo nella nostra vita, oltre a quelli di natura prettamente fisiologica (mangiare, bere, dormire)  esistono due bisogni di natura strettamente psichica e spirituale che sono molto importanti (più importanti di quelli di natura fisiologica), che sono il bisogno di AFFETTIVITA' e di IDENTITA'.
 

LA RINUNCIA

«Chi vorrà guadagnare la propria vita la perderà e chi perderà la propria vita la troverä».

 L'accettazione progressiva dei limiti è la base della crescita. Così è per la rinuncia alla gratificazione immediata. Freud diceva che il massimo di equilibrio ed il fine dell'uomo è la riduzione della tensione, così che l'uomo è pacificato quando in lui non c'è più nessuna tensione (istinto di morte). Jung dice invece che la dinamica e la tensione è la forza motrice di tutta la personalità. La vita non ti porta verso un aumento di gratificazione, ma verso una limitazione sempre più accentuata. Chi accetta questo liberamente capisce che senza tensione non c'è crescita, e che ogni scelta è una rinuncia a tutto il resto ma che se tu non l'accetti non crescerai mai.
 

Educarsi alla paternità

  Piccola analisi e prospettive psico-pedagogiche e spirituali. Premesse
            1. La crisi della paternità                                    - la famiglia                                    - le istituzioni                                    - la religione                                    - cause?
            2. La debolezza dei valori                                    - valori a medio termine                                    - valori soggettivi                                    - il narcisismo culturale                                    - conseguenze?
            3. Segni di speranza                                    - esigenza di autonomia                                    - attenzione all'uomo                                    - sensibilità per il senso
            4. Cosa fare o chi essere?                                    - autenticità                                    - il rapporto con l'area della paternità                                    - l'oggettività dei valori                                    - l'identità personale
            5. Indicazioni pedagogiche sulla via di Emmaus                                    5.1 Proporre i valori del Vangelo ...                                                - l'illusione didattica
                                   5.2 camminare con loro ...                                                - l'illusione materna
                                   5.3 rapportare alla verità ...                                                - l'illusione paterna (autorità)
                                   5.4 scomparire.                                                - l'illusione romantica
 

Senso di colpa e coscienza di colpa

"alla Tua luce vediamo la luce" (Sl. 36,10) «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dominalo». (Gn. 4,6-7) Se c'è una cosa che scandisce le nostre scelte, i nostri orientamenti, le nostre prospettive, questi è il senso di colpa. Il senso di colpa affiora nella vita psichica inconscia per una ferita ben più profonda e nessuno ne è immune.
Dalla vita inconscia passa e si manifesta nella vita cosciente in tanti modi e in tante nevrosi e compensazioni.
Il senso di colpa non è tanto qualcosa creato dall'esterno ma qualcosa che è già in noi in maniera larvale dalla ferita dovuta al peccato originale e che si acuisce con gli errori educativi e le nostre scelte sbagliate. Una ferita che ci portiamo dietro che "ricorda" la nostra ribellione verso Dio e l'immagine falsa che di Lui ci siamo creati e ci creiamo continuamente.
Questo senso di colpa "larvale" può essere riconosciuto oppure nascosto, in ogni caso orienterà le nostre scelte se rimane sotto forma di nevrosi e non di coscienza.