Omelie quotidiane Santo Padre

PER QUANTI SONO IN PRIMA LINEA A GARANTIRE I SERVIZI

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L’invocazione del Papa nella messa della terza domenica di Quaresima

Domenica, 15 marzo 2020

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«Questa domenica di Quaresima tutti insieme preghiamo per gli ammalati, per le persone che soffrono. E oggi vorrei fare con tutti voi una preghiera speciale per le persone che con il loro lavoro garantiscono il funzionamento della società: i lavoratori delle farmacie, dei supermercati, del trasporto, i poliziotti. Preghiamo per tutti coloro che stanno lavorando perché in questo momento la vita sociale, la vita della città, possa andare avanti». Con queste parole a braccio Papa Francesco ha iniziato, domenica 15 marzo, nella cappella di Casa Santa Marta, la celebrazione della messa, trasmessa in diretta streaming, facendo sentire la sua vicinanza a coloro che stanno operando in prima linea per garantire i servizi essenziali e per contrastare la diffusione della pandemia.

E con i versi del salmo 24 (15-16) come antifona d’ingresso, il Pontefice ha ancor di più rafforzato la sua preghiera iniziale: «I miei occhi sono sempre rivolti al Signore, perché libera dal laccio i miei piedi. Volgiti a me e abbi misericordia, Signore, perché sono povero e solo».

Per la meditazione nell’omelia, centrata sul coraggio di dire la verità, Francesco ha preso spunto dall’incontro tra Gesù e la donna samaritana, raccontato dal Vangelo di Giovanni (4, 5-42) e proposto dalla liturgia nella terza domenica del tempo di Quaresima.

«Il Vangelo ci fa conoscere un dialogo, un dialogo storico — non è una parabola, questo è successo — di un incontro di Gesù con una donna, con una peccatrice» ha spiegato il Papa. Notando anche che «è la prima volta, nel Vangelo, che Gesù dichiara la sua identità: e la dichiara a una peccatrice che ha avuto il coraggio di dirgli la verità». Ella riconosce, infatti, davanti a Gesù, di aver avuto cinque mariti, ma quello che aveva in quel momento non era suo marito.

La donna, «poi, con lo stesso argomento — ha affermato il Pontefice — è andata ad annunciare Gesù: “venite, forse sarà il Messia perché mi ha detto tutto quello che ho fatto”». Lei, ha insistito il Papa, «non va con argomenti teologici — come voleva, forse, nel dialogo con Gesù: “Su questo monte” o l’altro monte — va con la sua verità». E proprio «la sua verità — ha rilanciato Francesco — è ciò che la santifica, la giustifica, è ciò che il Signore usa, la sua verità, per annunciare il Vangelo: non si può essere discepoli di Gesù senza la propria verità, quello che siamo».

Insomma, ha chiarito il Pontefice, «non si può essere discepoli di Gesù soltanto con le argomentazioni: “Su questo monte” o su quell’altro». Invece la «donna ha avuto il coraggio di dialogare con Gesù perché questi due popoli non dialogavano fra loro. Ha avuto il coraggio di interessarsi della proposta di Gesù, di quell’acqua, perché sapeva che aveva sete».

E, ancora, ha aggiunto il Pontefice «ha avuto il coraggio di confessare le sue debolezze, i suoi peccati; anzi, il coraggio di usare la propria storia come garanzia che quello era un profeta: “Mi ha detto tutto quello che ho fatto”».

Del resto, ha proseguito Francesco, «il Signore sempre vuole il dialogo con trasparenza, senza nascondere le cose, senza doppie intenzioni: sono così e così parlo con il Signore, come sono, con la mia verità». Con questo atteggiamento, «dalla mia verità, per la forza dello Spirito Santo, trovo la verità: il Signore è il Salvatore, Colui che è venuto per salvarmi e per salvarci».

«Questo dialogo così trasparente tra Gesù e la donna — ha spiegato ancora il Papa — finisce con quella confessione della realtà messianica di Gesù e con la conversione di quel popolo»: quell’immagine dei campi «che il Signore vide biondeggiare, che veniva da Lui perché era il tempo della raccolta».

Il Pontefice ha concluso la meditazione invitando a chiedere al Signore che «ci dia la grazia di pregare sempre con la verità, di rivolgersi al Signore con la mia verità, non con la verità degli altri, non con delle verità distillate in argomentazioni». Proprio come la donna peccatrice presentata da Giovanni nel suo Vangelo che riconosce davanti a Gesù la verità su se stessa. Infine, come di consueto, ha affidato alla Madre di Dio la sua preghiera sostando davanti all’immagine mariana nella cappella di Santa Marta.

Dell’episodio evangelico della samaritana ha parlato poi anche il cardinale arciprete Angelo Comastri durante la messa celebrata nella basilica di San Pietro prima dell’Angelus. All’inizio della liturgia il porporato ha invitato ogni fedele a riconoscere con umiltà la propria condizione di fragilità e di piccolezza di fronte alla minaccia della pandemia, esortando ad aggrapparsi alla «roccia» che è Dio e a vivere secondo i suoi comandamenti.


*da: www.osservatoreromano.va

L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLX, n. 62, 16-17/03/2020

 
 


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