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Omelia 9 maggio 2020 - La consolazione del Signore
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- Creato: 09 Maggio 2020
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Questo colloquio di Gesù con i discepoli è a tavola, ancora, nella Cena (cfr Gv 14,1-6). Gesù è triste e tutti sono tristi: Gesù ha detto che sarebbe stato tradito da uno di loro (cfr Gv 13,21) e tutti percepiscono che qualcosa di brutto sarebbe accaduto. Gesù incomincia a consolare i suoi, perché uno dei compiti, dei “lavori” del Signore è consolare. Il Signore consola i suoi discepoli e qui vediamo come è il modo di consolare di Gesù.
Noi abbiamo tanti modi di consolare, dai più autentici, dai più vicini ai più formali, come quei telegrammi di condoglianze: “Profondamente addolorato per…”. Non consola nessuno, è una finta, è la consolazione di formalità. Ma come consola, il Signore? Questo è importante saperlo, perché anche noi, quando nella nostra vita dovremo passare momenti di tristezza, impariamo a percepire qual è la vera consolazione del Signore.
E in questo passo del Vangelo vediamo che il Signore consola sempre nella vicinanza, con la verità e nella speranza. Sono le tre tracce della consolazione del Signore.
Nella vicinanza, mai distanti: “ci sono”. Quella bella parola: “ci sono”. “Ci sono, qui, con voi”. E tante volte in silenzio. Ma sappiamo che Lui c’è. Lui sempre c’è. Quella vicinanza che è lo stile di Dio, anche nell’Incarnazione, farsi vicino a noi. Il Signore consola nella vicinanza. E non usa parole vuote, anzi, preferisce il silenzio. La forza della vicinanza, della presenza. Parla poco, ma è vicino.
Una seconda traccia della vicinanza di Gesù, del modo di consolare di Gesù, è la verità: Gesù è veritiero. Non dice cose formali che sono bugie: “No, stai tranquillo, passerà tutto, non succederà nulla, passerà, le cose passano…”. No. Dice la verità. Non nasconde la verità. Perché Lui stesso in questo passo dice: “Io sono la verità” (cfr Gv 14,6). E la verità è: “Io me ne vado”, cioè: “Io morirò” (cfr vv. 2-3). Siamo davanti alla morte. È la verità. E lo dice semplicemente e anche con mitezza, senza ferire. Ma siamo davanti alla morte. Non nasconde la verità.
E questa è la terza traccia: Gesù consola nella speranza. Sì, è un momento brutto, ma «non sia turbato il vostro cuore. […] Abbiate fede anche in me» (v. 1). “Vi dico una cosa” – così dice Gesù – «nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. […] Vado a prepararvi un posto» (v. 2). Lui per primo va ad aprire le porte, le porte di quel posto, attraverso le quali noi passeremo tutti, così spero. «Verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi» (v. 3). Il Signore torna ogni volta che qualcuno di noi è in cammino per andarsene da questo mondo. “Verrò e vi prenderò”: la speranza. Lui verrà e ci prenderà per mano e ci porterà. Non dice: “No, voi non soffrirete, non è nulla…”. No. Dice la verità: “Vi sono vicino. Questa è la verità: è un momento brutto, di pericolo, di morte. Ma non sia turbato il vostro cuore, rimanete in quella pace, quella pace che è alla base di ogni consolazione, perché io verrò e per mano vi porterò dove sarò io”.
Non è facile lasciarsi consolare dal Signore. Tante volte, nei momenti brutti, noi ci arrabbiamo con il Signore e non lasciamo che Lui venga e ci parli così, con questa dolcezza, con questa vicinanza, con questa mitezza, con questa verità e con questa speranza.
Chiediamo la grazia di imparare a lasciarci consolare dal Signore. La consolazione del Signore è veritiera, non inganna. Non è anestesia, no. Ma è vicina, è veritiera e ci apre le porte della speranza.