Omelie quotidiane Santo Padre
Omelia Santa Marta 10 maggio 2020 - I vescovi, devono essere maestri di preghiera.
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- Creato: 10 Maggio 2020
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In questo passo del Vangelo (cfr Gv 14,1-14), nel discorso di congedo di Gesù, Gesù dice che va dal Padre. E dice che sarà con il Padre e che anche chi crede in Lui «compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò» (v.12-14).
Possiamo dire che questo passo del Vangelo di Giovanni è la dichiarazione dell’accesso al Padre. Il Padre sempre è stato presente nella vita di Gesù, e Gesù ne parlava. Gesù pregava il Padre. E tante volte, parlava del Padre come di chi ha cura di noi, come di chi ha cura degli uccelli, dei gigli del campo… il Padre. E quando i discepoli gli chiesero di imparare a pregare, Gesù insegnò a pregare il Padre: «Padre nostro» (Mt 6,9). Sempre va al Padre.
Ma in questo passo è molto forte, e anche è come se aprisse le porte della onnipotenza della preghiera. “Perché io sono con il Padre: voi chiedete e io farò tutto. Ma perché il Padre lo farà con me” (cfr Gv 14,11). Questa fiducia nel Padre, fiducia nel Padre che è capace di fare tutto. Questo coraggio di pregare, perché per pregare ci vuole coraggio, ci vuole lo stesso coraggio, la stessa franchezza che per predicare: la stessa. Pensiamo al nostro padre Abramo, quando lui - credo che si dica – “mercanteggiava” con Dio per salvare Sodoma (cfr Gen 18, 20-33): “E se fossero di meno? E di meno? E di meno?”. Davvero, sapeva “negoziare”. Ma sempre con questo coraggio: “Mi scusi, Signore, ma fammi uno sconto: un po’ di meno, un po’ di meno …”. Sempre il coraggio della lotta nella preghiera, perché pregare è lottare: lottare con Dio. E poi, Mosè: le due volte che il Signore avrebbe voluto distruggere il popolo (cfr Es 32,1-35 e Cf Nm 11,1-3) e fare lui capo di un altro popolo, Mosè ha detto “No!”. E ha detto “no” al Padre! Con coraggio! Ma se tu vai a pregare così – [bisbiglia una preghiera timida] – questa è una mancanza di rispetto! Pregare è andare con Gesù al Padre che ti darà tutto. Coraggio nella preghiera, franchezza nella preghiera. La stessa che ci vuole per la predica.
E abbiamo sentito nella prima Lettura quel conflitto nei primi tempi della Chiesa (cfr At 6,1-7), perché i cristiani di origine greca mormoravano – mormoravano, già a quel tempo si faceva questo: si vede che è un’abitudine della Chiesa… - mormoravano perché le loro vedove, i loro orfani non erano ben custoditi; gli apostoli non avevano tempo di fare tante cose. E Pietro [con gli apostoli], illuminato dallo Spirito Santo, “inventò”, diciamo così, i diaconi. “Ma facciamo una cosa: cerchiamo sette persone che siano brave e che questi uomini si prendano cura del servizio” (cfr At 6, 2-4): il diacono è il custode del servizio, nella Chiesa. “E così questa gente, che ha ragione di lamentarsi, sia custodita bene nei suoi bisogni e noi – dice Pietro, l’abbiamo sentito – e noi ci dedicheremo alla preghiera e all’annuncio della Parola” (cfr v.5). Questo è il compito del vescovo: pregare e predicare. Con questa forza che abbiamo sentito nel Vangelo: il vescovo è il primo che va dal Padre, con la fiducia che ha dato Gesù, con il coraggio, con la parresìa, a lottare per il suo popolo. Il primo compito di un vescovo è pregare. Lo disse Pietro: “E a noi, la preghiera e l’annuncio della Parola”.
Io ho conosciuto un sacerdote, un santo parroco, buono, che quando trovava un vescovo lo salutava, bene, molto amabile, e sempre faceva la domanda: “Ma eccellenza, quante ore al giorno lei prega?”, e sempre diceva: “Perché il primo compito è pregare”. Perché è la preghiera del capo della comunità per la comunità, l’intercessione al Padre perché custodisca il popolo.
La preghiera del vescovo, il primo compito: pregare. E il popolo, vedendo il vescovo pregare, impara a pregare. Perché lo Spirito Santo ci insegna che è Dio che “fa la cosa”. Noi facciamo un pochettino, ma è Lui che “fa le cose” della Chiesa, e la preghiera è quella che porta avanti la Chiesa. E per questo i capi della Chiesa, per dire così, i vescovi, devono andare avanti con la preghiera.
Quella parola di Pietro è profetica: “Che i diaconi facciano tutto questo, così la gente è ben custodita e ha risolto i problemi e anche i suoi bisogni. Ma a noi, vescovi, la preghiera e l’annuncio della Parola”.
È triste vedere bravi vescovi, bravi, gente buona, ma indaffarati in tante cose, l’economia, e questo e quell’altro e quell’altro… La preghiera al primo posto. Poi, le altre cose. Ma quando le altre cose tolgono spazio alla preghiera, qualcosa non funziona. E la preghiera è forte per questo che abbiamo sentito nel Vangelo di Gesù: «Io vado dal Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome al Padre, la farò, perché il Padre sia glorificato» (Gv 14,12-13) Così va avanti la Chiesa, con la preghiera, il coraggio della preghiera, perché la Chiesa sa che senza questo accesso al Padre non può sopravvivere.