Liturgia
Lettera della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ai Vescovi sul pane e il vino per l’Eucaristia
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- Creato: 09 Luglio 2017
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Lettera circolare ai Vescovi
sul pane e il vino per l’Eucaristia
1. La Congregazione per ilCulto Divinoe la Disciplina dei Sacramenti, per incarico del Santo Padre Francesco, si rivolge ai Vescovi diocesani (e ai loro equiparati a norma del diritto) per ricordare che ad essi, anzitutto, spetta provvedere degnamente a quanto occorre per la celebrazione della Cena del Signore (cf. Lc 22,8.13). Al Vescovo, primo dispensatore dei misteri di Dio, moderatore, promotore e custode della vita liturgica nella Chiesa a lui affidata (cf. CIC can. 835 §1), compete di vigilare sulla qualità del pane e del vino destinati all’Eucaristia e, quindi, su coloro che li preparano. Allo scopo di essere d’aiuto, si richiamano le disposizioni esistenti e si suggeriscono alcune indicazioni pratiche.
2. Mentre finora sono state, in genere, alcune comunità religiose a prendersi cura di confezionare il pane e il vino per la celebrazione dell’Eucarestia, oggi questi si vendono anche nei supermercati, in altri negozi e tramite internet. Per non lasciare dubbi circa la validità della materia eucaristica, questo Dicastero suggerisce agli Ordinari di dare indicazioni in merito, ad esempio garantendo la materia eucaristica mediante appositi certificati.
L’Ordinario è tenuto a ricordare ai sacerdoti, in particolare ai parroci e ai rettori delle chiese, la loro responsabilità nel verificare chi provvede il pane e il vino per la celebrazione e l’idoneità della materia.
Spetta inoltre all’Ordinario informare e richiamare al rispetto assoluto delle norme i produttori di vino e di pane per l’Eucaristia.
3. Le norme circa la materia eucaristica, indicate nel can. 924 del CIC e ai numeri 319 - 323 dell’Institutio generalis Missalis Romani, sono già state spiegate nell’Istruzione Redemptionis Sacramentum di questa Congregazione (25 marzo 2004):
a) «Il pane utilizzato nella celebrazione del santo Sacrificio eucaristico deve essere azzimo, esclusivamente di frumento e preparato di recente, in modo che non ci sia alcun rischio di decomposizione. Ne consegue, dunque, che quello preparato con altra materia, anche se cereale, o quello a cui sia stata mescolata materia diversa dal frumento, in quantità tale da non potersi dire, secondo la comune estimazione, pane di frumento, non costituisce materia valida per la celebrazione del sacrificio e del sacramento eucaristico. È un grave abuso introdurre nella confezione del pane dell’Eucaristia altre sostanze, come frutta, zucchero o miele. Va da sé che le ostie devono essere confezionate da persone che non soltanto si distinguano per onestà, ma siano anche esperte nel prepararle e fornite di strumenti adeguati» (n. 48).
b) «Il vino utilizzato nella celebrazione del santo Sacrificio eucaristico deve essere naturale, del frutto della vite, genuino, non alterato, né commisto a sostanze estranee. […] Con la massima cura si badi che il vino destinato all’Eucaristia sia conservato in perfetto stato e non diventi aceto. È assolutamente vietato usare del vino, sulla cui genuinità e provenienza ci sia dubbio: la Chiesa esige, infatti, certezza rispetto alle condizioni necessarie per la validità dei sacramenti. Non si ammetta, poi, nessun pretesto a favore di altre bevande di qualsiasi genere, che non costituiscono materia valida» (n. 50).
4. La Congregazione per la Dottrina della Fede, nella Lettera circolare ai Presidenti delle Conferenze Episcopali circa l’uso del pane con poca quantità di glutine e del mosto come materia eucaristica (24 luglio 2003, Prot. N. 89/78 – 17498), ha reso noto le norme riguardanti le persone che, per diverse e gravi motivazioni, non possono assumere pane normalmente confezionato o vino normalmente fermentato:
a) «Le ostie completamente prive di glutine sono materia invalida per l'Eucaristia. Sono materia valida le ostie parzialmente prive di glutine e tali che sia in esse presente una quantità di glutine sufficiente per ottenere la panificazione senza aggiunta di sostanze estranee e senza ricorrere a procedimenti tali da snaturare il pane» (A. 1-2).
b) «Il mosto, cioè il succo d'uva, sia fresco sia conservato sospendendone la fermentazione tramite procedure che non ne alterino la natura (ad es. congelamento), è materia valida per l'Eucaristia» (A. 3).
c) «Gli Ordinari sono competenti a concedere la licenza di usare pane a basso tenore di glutine o mosto come materia dell'Eucaristia a favore di un singolo fedele o di un sacerdote. La licenza può essere concessa abitualmente, finché duri la situazione che ne ha motivato la concessione» (C. 1).
5. La medesima Congregazione ha inoltre deciso che la materia eucaristica confezionata con organismi geneticamente modificati può essere considerata materia valida (cf. Lettera al Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, 9 dicembre 2013, Prot. N. 89/78 – 44897).
6. Quanti confezionano il pane e producono il vino per la celebrazione devono nutrire la coscienza che la loro opera è orientata al Sacrificio Eucaristico e ciò domanda loro onestà, responsabilità e competenza.
7. Al fine dell’osservanza delle norme generali, gli Ordinari possono utilmente accordarsi a livello di Conferenza Episcopale, dando indicazioni concrete. Attesa la complessità di situazioni e circostanze, come il venir meno del rispetto per l’ambito del sacro, si avverte la necessità pratica che, per incarico dell’Autorità competente, vi sia chi effettivamente garantisca la genuinità della materia eucaristica da parte dei produttori come della sua conveniente distribuzione e vendita.
Si suggerisce, ad esempio, che una Conferenza Episcopale possa incaricare una o più Congregazioni religiose oppure altro Ente in grado, di compiere le necessarie verifiche sulla produzione, conservazione e vendita del pane e del vino per l’Eucaristia in un dato Paese e in altri Paesi in cui vengano esportati. Si raccomanda anche che il pane e il vino destinati all’Eucaristia abbiano un conveniente trattamento nei luoghi di vendita.
Dalla sede della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, 15 giugno 2017, solennità del Ss.mo Corpo e Sangue di Cristo.
Robert Card. Sarah
Prefetto
+ Arthur Roche
Arcivescovo Segretario
Epistula ad Episcopos
de pane et vino ad Eucharistiam destinatis
1. Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum, de mandato Summi Pontificis Francisci, Episcopos dioecesanos (et illos qui Episcopis dioecesanis in iure aequiparantur) appellat ut meminerint se primo et principaliter speciale munus habere digne providendi iis quae necessaria sunt ad Cenam Domini celebrandam (cf. Lc 22, 8. 13). Episcopo, mysteriorum Dei praecipuo dispensatori atque totius vitae liturgicae in Ecclesia sibi commissa moderatori, promotori atque custodi (cf. CIC can. 835 §1), competit invigilare super qualitate panis vinique ad Eucharistiam destinatorum, et igitur super eorum confectoribus. Ad auxilium praestandum, normae quae iam exstant commemorantur et nonnulla praecepta in praxi adhibenda suadentur.
2. Si vero, usque ad recens tempus, aliquae communitates Religiosorum et Religiosarum generaliter operam impendere solebant in panis vinique confectionem pro celebratione eucharistica, hodie autem hae species etiam in praegrandibus emporiis, diversis officinis atque adeo in reti informatico veneunt. Ad omne dubium amovendum quoad materiae eucharisticae validitatem, hoc Dicasterium Ordinariis suadet ut praecepta dent de hac re, verbi gratia materiam eucharisticam tutam reddendo per testimonia scripta.
Ordinarius commonere debet presbyteros, praesertim parochos et ecclesiarum rectores, de eorum officio exquirendi et illos qui panem vinumque pro celebratione praebent, et etiam ipsius materiae validitatem.
Ordinarii praeterea est instituere et adhortari ad maximam normarum observantiam eos qui panem vinumque pro Eucharistia conficiunt.
3. Ad materiam eucharisticam quod attinet, normae vero, in can. 924 CIC et sub nn. 319-323 Institutionis generalis Missalis Romani praescriptae, iam illustratae sunt in Instructione huius Congregationis cui titulus est Redemptionis Sacramentum (25 martii 2004):
a) “Panis, qui in sacrosancti eucharistici Sacrificii celebratione adhibetur, debet esse azymus, mere triticeus et recenter confectus, ita ut nullum sit periculum corruptionis. Ideo consequitur panem ex alia substantia etiam cereali conflatum, vel illum cui tanta sit admixta quantitas materiae a tritico diversae, ut, iuxta communem aestimationem, tritici panem esse dici nequeat, materiam validam pro conficiendo Sacrificio et Sacramento eucharistico haud constituere.Gravis est abusus alias substantias, ut sunt fructus vel saccharum vel mel, in panem ad Eucharistiam conficiendum introducere. Patet hostias conficiendas esse ab iis, qui non solum honestate praestent, sed etiam ipsis conficiendis sint experti, idoneisque instrumentis instructi” (n. 48).
b) “Vinum, quod in sacrosancti eucharistici Sacrificii celebratione adhibetur, debet esse naturale, de genimine vitis, merum et non corruptum, extraneis substantiis non admixtum. […] Sedula cura caveatur ut vinum ad Eucharistiam destinatum perfecto statu conservetur nec acescat. Omnino vetitum est vinum adhiberi, de cuius genuitate et provenientia dubium occurrat: nam Ecclesiae circa condiciones necessarias pro sacramentorum validitate certitudinem exigit. Nec admittatur ullum praetextum in favorem aliorum potuum cuiusvis generis, qui materiam validam non constituunt” (n. 50).
4. Congregatio pro Doctrina Fidei, in Epistula ad Praesides Conferentiarum Episcoporum dimissa de pane minimam glutinis mensuram habente atque musto adhibendis ad instar materiae eucharisticae (24 iulii 2003, Prot. N. 89/78 – 17498), normas patefecit circa eos qui, variis gravibusque causis occurrentibus, panem ex consuetudine confectum aut vinum ex consuetudine fermentatum sumere nequeunt:
a) “Hostiae plane glutine carentes sunt materia invalida pro Eucharistia. Validae autem sunt hostiae ex parte glutine carentes, quorum mensura glutinis satis est ad panificium obtinendum, nulla extranea substantia addita vel actionibus adhibitis quae panis naturam mutare possint” (A. 1-2).
b) “Mustum, id est sucus uvae, et novum et servatum, fermentatione intermissa per actiones quae naturam eius non corrumpunt (exempli gratia congelatio), materia valida est pro Eucharistia” (A. 3).
c) “Ordinariis cura est concedere licentiam adhibendi panem ex parte glutine carentem vel mustum ad instar materiae eucharisticae pro singulo fidele presbyterove. Licentia igitur plerumque concedi potest, donec vero peculiaria adiuncta, quae concessionem genuerunt, permaneant” (C. 1).
5. Eadem Congregatio porro decrevit materiam eucharisticam ex organismis genetice mutatis confectam validam existimari posse (cf. Epistula Praefecto Congregationis de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum dimissa, 9 decembris 2013, Prot. N. 89/78 – 44897).
6. Illi vero qui panem et vinum pro celebratione conficiunt plena conscientia animadvertere debent quod opus eorum ad Sacrificium eucharisticum spectat et id profecto probitatem, serietatem ac peritiam ab iis ipsis exigit.
7. Ad normas generales servandas, Ordinarii opportune una cum aliis Episcopis eiusdem Conferentiae consentire possunt, praecepta in praxi adhibenda suppeditando. Ob temporum adiunctorumque difficultatem, atque etiam extenuationem respectus quoad res sacras, firma necessitas imponitur ut, competenti Auctoritate mandante, aliquis exsistat fideiubens pro confectoribus de materiae eucharisticae bonitate sicuti de eius apta largitione et venditione.
Suadetur, exempli gratia, ut Conferentia Episcoporum mandare valeat unam tantum aut plures Congregationes religiosas vel Societatem habiles ad necessarias recognitiones de confectione, conservatione atque venditione panis vinique pro Eucharistia efficiendas, sive in determinata Natione sive in diversis Nationibus ubi hae species exportantur. Praeterea praescribitur ut panis et vinum ad Eucharistiam destinata apte in locis venditionis tractentur.
Ex aedibus Congregationis de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum, die 15 mensis iunii 2017, in sollemnitate Sanctissimi Corporis et Sanguinis Christi.
Robertus Card. Sarah
Praefectus
+ Arturus Roche
Archiepiscopus a Secretis
Lettre circulaire aux Évêques
sur le pain et le vin pour l’Eucharistie
1. La Congrégation pour le Culte Divin et la Discipline des Sacrements, à la demande du Saint Père François, s’adresse aux Évêques diocésains (et à ceux qui leur sont équiparés en droit) pour leur rappeler qu’il leur appartient, en premier lieu, de pourvoir dignement à ce qui est nécessaire pour la célébration de la Cène du Seigneur (cf. Lc 22,8.13). C’est à l’Évêque, premier dispensateur des mystères de Dieu, modérateur, promoteur et gardien de la vie liturgique dans l’Église qui lui est confiée (cf. CIC can. 835 §1), que revient de veiller sur la qualité du pain et du vin destinés à l’Eucharistie et, donc, sur ceux qui les préparent. On rappelle ici, dans le but d’être utile, les dispositions en vigueur, et on suggère quelques indications pratiques.
2. Alors que jusqu’à maintenant, d’une manière générale, quelques communautés religieuses ont pris soin de confectionner le pain et le vin pour la célébration de l’Eucharistie, aujourd’hui on les trouve en vente aussi dans les supermarchés, dans d’autres magasins et sur le réseau Internet. Afin d’éviter tout doute sur la validité de la matière eucharistique, ce Dicastère suggère aux Ordinaires de donner des indications à ce propos, par exemple en garantissant la matière eucharistique par des certificats appropriés.
L’Ordinaire est tenu à rappeler aux prêtres, en particulier aux curés et aux recteurs d’églises, leur responsabilité de vérifier qui sont les personnes qui procurent le pain et le vin pour la célébration, ainsi que l’idonéité de la matière.
Il appartient en outre à l’Ordinaire d’informer et de rappeler la nécessité du respect absolu des normes de la part des producteurs de vin et de pain pour l’Eucharistie.
3. Les normes à propos de la matière eucharistique, indiquées dans le canon 924 du CIC et aux numéros 319-323 de la Présentation générale du Missel romain, ont déjà été expliquées dans l’Instruction Redemptionis Sacramentum de cette Congrégation (25 mars 2004):
a) “Le saint Sacrifice eucharistique doit être célébré avec du pain azyme, de pur froment et confectionné récemment en sorte qu’il n’y ait aucun risque de corruption. Par conséquent, le pain fabriqué avec une autre matière, même s’il s’agit d’une céréale, ou le pain, auquel on a ajouté une autre matière que le froment, dans une quantité tellement importante que, selon l’opinion commune, on ne peut pas le considérer comme du pain de froment, ne constitue pas la matière valide de la célébration du Sacrifice et du Sacrement de l’Eucharistie. Le fait d’introduire d’autres substances dans la fabrication du pain destiné à l’Eucharistie, telles que des fruits, du sucre ou du miel, constitue un grave abus. Il est évident que les hosties doivent être fabriquées par des personnes qui, non seulement se distinguent par leur intégrité, mais encore sont compétentes dans ce domaine, et emploient les instruments appropriés” (n. 48).
b) “Le saint Sacrifice eucharistique doit être célébré avec du vin naturel de raisins, pur et non corrompu, sans mélange de substances étrangères. […] Il faut prendre soin de conserver en parfait état le vin destiné à l’Eucharistie, et de veiller à ce qu’il ne s’aigrisse pas. Il est absolument interdit d’utiliser du vin dont l’authenticité et la provenance seraient douteuses: en effet, l’Église exige la certitude au sujet des conditions nécessaires pour la validité des sacrements. Aucun prétexte ne peut justifier le recours à d’autres boissons, quelles qu’elles soient, qui ne constituent pas une matière valide” (n. 50).
4. La Congrégation pour la Doctrine de la Foi, dans sa Lettre circulaire aux Présidents des Conférences Épiscopales sur l’usage du pain pauvre en gluten et du moût comme matière eucharistique (24 juillet 2003, Prot. N. 89/78 – 17498), a rendu publiques les normes qui regardent les personne qui, pour des motifs graves et divers, ne peuvent absorber du pain normalement confectionné ou du vin normalement fermenté.
a) “Les hosties totalement privées de gluten sont une matière invalide pour la célébration de l’Eucharistie. Sont, par contre, matière valide, les hosties partiellement privées de gluten et celles qui contiennent la quantité de gluten suffisante pour obtenir la panification, sans que l’on y ajoute des matières étrangères et qui n’ont pas été confectionnées selon des procédés susceptibles de dénaturer la substance du pain” (A. 1-2).
b) “Le moût c’est-à-dire le jus de raisin, frais ou conservé, dont on suspend la fermentation grâce à des procédés qui n’en altèrent pas la nature (par exemple dans le cas de la congélation), est une matière valide pour l’Eucharistie” (A. 3).
c) “Les Ordinaires sont compétents pour concéder, aux prêtres ou aux fidèles, la licence d’utiliser comme matière eucharistique du pain comportant une faible teneur de gluten ou du moût. Cette licence peut être concédée, de manière habituelle, tant que dure la situation qui l’a motivée” (C.1).
5. De plus, la même Congrégation a décidé que la matière eucharistique préparée avec des organismes génétiquement modifiés peut être considérée une matière valide (cf. Lettre au Préfet de la Congrégation pour le Culte Divin et la Discipline des Sacrements, 9 décembre 2013, Prot. N. 89/78 – 44897).
6. Ceux qui confectionnent le pain et produisent le vin pour la célébration doivent être vivement conscients que leur œuvre est orientée au Sacrifice Eucharistique, et ceci demande, de leur part, honnêteté, responsabilité et compétence.
7. En vue de l’observance de ces normes générales, les Ordinaires peuvent, s’ils le jugent opportun, se mettre d’accord au sein des Conférences Episcopales, en donnant des indications concrètes. En tenant compte de la complexité des situations et des circonstances, de même que de la disparition du respect pour les choses sacrées, on sent qu’il est devenu nécessaire, du point de vue pratique, qu’il y ait quelqu’un qui puisse garantir effectivement, à la demande de l’Autorité compétente, l’authenticité de la matière eucharistique de la part des producteurs, ainsi qu’une distribution et vente qui soient convenables.
On suggère, par exemple, qu’une Conférence Episcopale puisse demander à une ou plusieurs Congrégations religieuses, ou encore à un autre Organisme idoine, de vérifier la production, la conservation et la vente du pain et du vin pour l’Eucharistie dans un pays donné ainsi que dans les autres pays où ces produits seraient exportés. On recommande en outre que, dans les lieux de vente, le pain et le vin destinés à l’Eucharistie soient traités de la manière qui convient à leur usage.
Du siège de la Congrégation pour le Culte Divin et la Discipline des Sacrement, le 15 juin 2017, en la solennité du Saint-Sacrement du Corps et du Sang du Christ.
Robert Card. Sarah
Préfet
+ Arthur Roche
Archevêque Secrétaire
Circular letter to Bishops
on the bread and wine for the Eucharist
1. At the request of the Holy Father, Pope Francis, the Congregation for Divine Worship and the Discipline of the Sacraments is writing to Diocesan Bishops (and to those who are their equivalents in law) to remind them that it falls to them above all to duly provide for all that is required for the celebration of the Lord’s Supper (cf. Lk 22: 8,13). It is for the Bishop as principal dispenser of the mysteries of God, moderator, promoter and guardian of the liturgical life in the Church entrusted to his care (Cf. CIC can. 835 § 1), to watch over the quality of the bread and wine to be used at the Eucharist and also those who prepare these materials. In order to be of assistance we recall the existing regulations and offer some practical suggestions.
2. Until recently it was certain religious communities who took care of baking the bread and making the wine for the celebration of the Eucharist. Today, however, these materials are also sold in supermarkets and other stores and even over the internet. In order to remove any doubt about the validity of the matter for the Eucharist, this Dicastery suggests that Ordinaries should give guidance in this regard by, for example, guaranteeing the Eucharistic matter through special certification.
The Ordinary is bound to remind priests, especially parish priests and rectors of churches, of their responsibility to verify those who provide the bread and wine for the celebration and the worthiness of the material.
It is also for the Ordinary to provide information to the producers of the bread and wine for the Eucharist and to remind them of the absolute respect that is due to the norms.
3. The norms about the Eucharistic matter are given in can. 924 of the CIC and in numbers 319 – 323 of the Institutio generalis Missalis Romani and have already been explained in the Instruction Redemptionis Sacramentum issued by this Congregation (25 March 2004):
a) “The bread used in the celebration of the Most Holy Eucharistic Sacrifice must be unleavened, purely of wheat, and recently made so that there is no danger of decomposition. It follows therefore that bread made from another substance, even if it is grain, or if it is mixed with another substance different from wheat to such an extent that it would not commonly be considered wheat bread, does not constitute valid matter for confecting the Sacrifice and the Eucharistic Sacrament. It is a grave abuse to introduce other substances, such as fruit or sugar or honey, into the bread for confecting the Eucharist. Hosts should obviously be made by those who are not only distinguished by their integrity, but also skilled in making them and furnished with suitable tools” (n. 48).
b) “The wine that is used in the most sacred celebration of the Eucharistic Sacrifice must be natural, from the fruit of the grape, pure and incorrupt, not mixed with other substances. […] Great care should be taken so that the wine intended for the celebration of the Eucharist is well conserved and has not soured. It is altogether forbidden to use wine of doubtful authenticity or provenance, for the Churchrequires certainty regarding the conditions necessary for the validity of the sacraments. Nor are other drinks of any kind to be admitted for any reason, as they do not constitute valid matter” (n. 50).
4. In its Circular Letter to the Presidents of the Episcopal Conferences regarding legitimate variations in the use of bread with a small quantity of gluten and the use of mustum as Eucharistic matter (24 July 2003, Prot. N. 89/78 – 17498), the Congregation for the Doctrine of the Faith published the norms for the celebration of the Eucharist by persons who, for varying and grave reasons, cannot consume bread made in the usual manner nor wine fermented in the normal manner:
a) “Hosts that are completely gluten-free are invalid matter for the celebration of the Eucharist. Low-gluten hosts (partially gluten-free) are valid matter, provided they contain a sufficient amount of gluten to obtain the confection of bread without the addition of foreign materials and without the use of procedures that would alter the nature of bread” (A. 1-2).
b) “Mustum, which is grape juice that is either fresh or preserved by methods that suspend its fermentation without altering its nature (for example, freezing), is valid matter for the celebration of the Eucharist” (A. 3).
c) “The Ordinary is competent to give permission for an individual priest or layperson to use low-gluten hosts or mustum for the celebration of the Eucharist. Permission can be granted habitually, for as long as the situation continues which occasioned the granting of permission” (C. 1).
5. The same Congregation also decided that Eucharistic matter made with genetically modified organisms can be considered valid matter (cf. Letter to the Prefect of the Congregation for Divine Worship and the Discipline of the Sacraments, 9 December 2013, Prot. N. 89/78 – 44897).
6. Those who make bread and produce wine for use in the Mass must be aware that their work is directed towards the Eucharistic Sacrifice and that this demands their honesty, responsibility and competence.
7. In order to facilitate the observance of the general norms Ordinaries can usefully reach agreement at the level of the Episcopal Conference by establishing concrete regulations. Given the complexity of situations and circumstances, such as a decrease in respect for the sacred, it may be useful to mandate a competent authority to have oversight in actually guaranteeing the genuineness of the Eucharistic matter by producers as well as those responsible for its distribution and sale.
It is suggested, for example, that an Episcopal Conference could mandate one or more Religious Congregations or another body capable of carrying out the necessary checks on production, conservation and sale of the Eucharistic bread and wine in a given country and for other countries to which they are exported. It is recommended that the bread and wine to be used in the Eucharist be treated accordingly in the places where they are sold.
From the offices of the Congregation for Divine Worship and the Discipline of the Sacraments, 15 June 2017, Solemnity of the Most Holy Body and Blood of Christ.
Robert Card. Sarah
Prefect
+ Arthur Roche
Archbishop Secretary
Rundbrief an die Bischöfe
über das Brot und den Wein für die Eucharistie
1. Im Auftrag von Papst Franziskus wendet sich die Kongregation für den Gottesdienst und die Sakramentenordnung an die Diözesanbischöfe (und die ihnen rechtlich Gleichgestellten), um sie daran zu erinnern, dass es vor allem ihnen zukommt, würdig für das sorgen, was für die Feier des Herrenmahles benötigt wird (vgl. Lk 22,8.13). Der Bischof ist der vorzügliche Ausspender der Geheimnisse Gottes, er ist Leiter, Förderer und Wächter des liturgischen Lebens in der ihm anvertrauten Kirche (vgl. CIC can. 835, §1). So kommt es ihm zu, über die Qualität des für die Eucharistie bestimmten Brotes und Weines, sowie auch über jene, die mit der Zubereitung befasst sind, zu wachen. Um dabei behilflich zu sein, werden an die geltenden Bestimmungen erinnert und einige praktische Hinweise vorgeschlagen.
2. Waren es bisher meist Ordensgemeinschaften, die Brot und Wein für die Feier der Eucharistie zubereiteten, so finden sich heute auch Angebote in Supermärkten, anderen Geschäften und im Internet. Um Zweifel an der Gültigkeit der eucharistischen Materie auszuräumen, empfiehlt dieses Dikasterium den Ordinarien, diesbezüglich Hinweise zu geben, also etwa eigene Zertifikate für geeignete eucharistische Materie auszustellen.
Der Ordinarius ist gehalten, die Priester – vor allem die Pfarrer und die Kirchenrektoren – an ihre Verantwortung bei der Überprüfung, wer sich um die Bereitstellung von Brot und Wein für die Feier kümmert und ob die Materie geeignet ist, zu erinnern.
Ebenso ist es Sache der Ordinarien, die Hersteller von Wein und Brot für die Eucharistie über die Normen zu informieren und sie zu deren absoluter Einhaltung aufzurufen.
3. Die Normen bezüglich der eucharistischen Materie, wie sie in can. 924 CIC und in den Nummern 319 - 323 der Institutio generalis Missalis Romani angegeben sind, wurden bereits in der Instruktion Redemptionis Sacramentum (25. März 2004) dieser Kongregation erläutert:
a) „Das Brot, das für die Feier des hochheiligen eucharistischen Opfers verwendet wird, muss ungesäuert, aus reinem Weizenmehl bereitet und noch frisch sein, so dass keine Gefahr der Verderbnis besteht. Daraus folgt, dass Brot, das aus einer anderen Substanz, wenn auch aus Getreide, bereitet ist, oder Brot, dem eine vom Weizen verschiedene Materie in so großer Menge beigemischt ist, dass es gemäß dem allgemeinen Empfinden nicht mehr als Weizenbrot bezeichnet werden kann, keine gültige Materie für den Vollzug des eucharistischen Opfers und Sakramentes darstellt. Es ist ein schwerer Missbrauch, bei der Zubereitung des für die Eucharistie bestimmten Brotes andere Substanzen, wie zum Beispiel Früchte, Zucker oder Honig, beizufügen. Es ist klar, dass die Hostien von Personen herzustellen sind, die sich nicht nur durch Rechtschaffenheit auszeichnen, sondern auch in der Zubereitung der Hostien erfahren und mit geeigneten Werkzeugen ausgerüstet sind“ (Nr. 48).
b) „Der Wein, der für die Feier des hochheiligen eucharistischen Opfers verwendet wird, muss naturrein, aus Weintrauben gewonnen und echt sein, er darf nicht verdorben und nicht mit anderen Substanzen vermischt sein. […] Es ist sorgfältig darauf zu achten, dass der für die Eucharistie bestimmte Wein in einwandfreiem Zustand aufbewahrt und nicht zu Essig wird. Es ist streng verboten, Wein zu benützen, über dessen Echtheit und Herkunft Zweifel bestehen: Denn bezüglich der notwendigen Bedingungen für die Gültigkeit der Sakramente fordert die Kirche Gewissheit. Es darf kein Vorwand zugunsten anderer Getränke jedweder Art zugelassen werden, die keine gültige Materie darstellen“ (Nr. 50).
4. Die Kongregation für die Glaubenslehre hat im Rundbrief an die Präsidenten der Bischofskonferenzen die Normen über den Gebrauch von Brot mit niedrigem Gluten-Anteil und von Most als Materie der Eucharistie (24. Juli 2003, Prot. N. 89/78 - 17498) für Personen bekanntgegeben, die aus verschiedenen schwerwiegenden Gründen normal zubereitetes Brot oder normal gegärten Wein nicht zu sich nehmen können:
a) „Hostien, die überhaupt kein Gluten enthalten, sind für die Eucharistie ungültige Materie. Hostien, die wenig Gluten enthalten, jedoch so viel, dass die Zubereitung des Brotes möglich ist ohne fremdartige Zusätze und ohne Rückgriff auf Vorgangsweisen, die dem Brot seinen natürlichen Charakter nehmen, sind gültige Materie“ (A. 1-2).
b) „Sowohl frischer als auch konservierter Traubensaft, dessen Gärung durch Vorgangsweisen unterbrochen wurde, die nicht dessen Natur verändern (zum Beispiel durch Einfrieren) ist für die Eucharistie gültige Materie“ (A. 3).
c) „Die Ordinarien sind zuständig, einzelnen Gläubigen oder Priestern die Erlaubnis zu gewähren, Brot mit wenig Gluten oder Traubensaft als Materie für die Eucharistie zu verwenden. Die Erlaubnis kann ständig gewährt werden, solange die der Erlaubnis zugrundeliegende Situation andauert“ (C. 1).
5. Dieselbe Kongregation hat darüber hinaus entschieden, dass eucharistische Materie, die mit genetisch veränderten Organismen zubereitet wurde, als gültige Materie angesehen werden kann (vgl. Brief an den Präfekten der Kongregation für den Gottesdienst und die Sakramentenordnung, 9. Dezember 2013, Prot. N. 89/78 - 44897).
6. Jene, die Brot und Wein für die Eucharistie herstellen, müssen sich bewusst machen, dass ihr Werk auf das Eucharistische Opfer hingeordnet ist; dies verlangt von ihnen Rechtschaffenheit, Verantwortung und Kompetenz.
7. Um die Beachtung der allgemeinen Normen zu fördern, können sich die Ordinarien sinnvollerweise auf der Ebene der Bischofskonferenz abstimmen, um konkrete Bestimmungen zu erlassen. Angesichts der Vielschichtigkeit der Situationen und Umstände, wie zum Beispiel eines geringer werdenden Respekts vor dem Heiligen, ergibt sich die praktische Notwendigkeit, dass im Auftrag der zuständigen Autorität von Seiten der Hersteller die Geeignetheit der eucharistischen Materie sowie ein geeigneter Modus für Verteilung und Verkauf wirkungsvoll garantiert werden.
So sei den Bischofskonferenzen vorgeschlagen, eine oder mehrere Ordensgemeinschaften oder andere Einrichtungen zu beauftragen, die die notwendige Überprüfung der Herstellung, der Aufbewahrung und des Verkauf von Brotes und Wein für die Eucharistie in einem bestimmten Land und in anderen Ländern, in die sie exportiert werden, durchführen können. Ebenso ist empfehlenswert, dass das Brot und der Wein, die für die Eucharistie bestimmt sind, an den Orten des Verkaufs eine angemessene Behandlung erfahren.
Vom Sitz der Kongregation für den Gottesdienst und die Sakramentenordnung, 15. Juni 2017, Hochfest des Leibes und Blutes Christi.
Robert Card. Sarah
Präfekt
+ Arthur Roche
Erzbischof Sekretär
Carta circular a los Obispos
sobre el pan y el vino para la Eucaristía
1. La Congregación para el Culto Divino y la Disciplina de los Sacramentos, por encargo del Santo Padre Francisco, se dirige a los Obispos diocesanos (y a quienes se les equiparan en el derecho) para recordar que les compete, sobre todo, a ellos proveer dignamente lo necesario para la celebración de la Cena del Señor (cf. Lc 22,8.13). Compete al Obispo, primer dispensador de los misterios de Dios, moderador, promotor y custodio de la vida litúrgica en la Iglesia a él confiada (cf. CIC can. 835 §1), vigilar la calidad del pan y del vino destinados a la Eucaristía y, por tanto, a aquellos que los preparan. Con el fin de ayudar, se recuerdan las disposiciones vigentes y se sugieren algunas indicaciones prácticas.
2. Mientras que hasta ahora, por lo general, algunas comunidades religiosas se ocupaban de preparar el pan y el vino para la celebración de la Eucaristía, hoy se venden también en los supermercados, en otros negocios y a través de internet. Este Dicasterio, para no dejar dudas acerca de la validez de la materia eucarística, sugiere a los Ordinarios dar indicaciones al respecto, por ejemplo, garantizando la materia eucarística mediante certificados apropiados.
Es el Ordinario el que debe recordar a los presbíteros, en particular a los párrocos y a los rectores de las iglesias, su responsabilidad para comprobar quién es la persona encargada de proveer el pan y el vino para la celebración, así como la idoneidad de la materia.
Además, corresponde al Ordinario informar y recordar a los productores del vino y del pan para la Eucaristía el respeto absoluto de las normas.
3. Las normas acerca de la materia eucarística, indicadas en el can. 924 del CIC y en los números 319 - 323 de la Institutio generalis Missalis Romani, han sido ya explicadas en la Instrucción Redemptionis Sacramentum de esta Congregación (25 de marzo de 2004):
a) “El pan que se emplea en el santo Sacrificio de la Eucaristía debe ser ázimo, de sólo trigo y hecho recientemente, para que no haya ningún peligro de que se corrompa.Por consiguiente, no puede constituir la materia válida, para la realización del Sacrificio y del Sacramento eucarístico, el pan elaborado con otras sustancias, aunque sean cereales, ni aquel que lleva mezcla de una sustancia diversa del trigo, en tal cantidad que, según la valoración común, no se puede llamar pan de trigo.Es un abuso grave introducir, en la fabricación del pan para la Eucaristía, otras sustancias como frutas, azúcar o miel. Es claro que las hostias deben ser preparadas por personas que no sólo se distingan por su honestidad, sino que además sean expertas en la elaboración y dispongan de los instrumentos adecuados” (n. 48).
b) “El vino que se utiliza en la celebración del santo Sacrificio eucarístico debe ser natural, del fruto de la vid, puro y sin corromper, sin mezcla de sustancias extrañas.[...] Téngase diligente cuidado de que el vino destinado a la Eucaristía se conserve en perfecto estado y no se avinagre. Está totalmente prohibido utilizar un vino del que se tiene duda en cuanto a su carácter genuino o a su procedencia, pues la Iglesia exige certeza sobre las condiciones necesarias para la validez de los sacramentos. No se debe admitir bajo ningún pretexto otras bebidas de cualquier género, que no constituyen una materia válida” (n. 50).
4. La Congregación para la Doctrina de la Fe, en la Carta circular a los Presidentes de las Conferencias Episcopales acerca del uso del pan con poca cantidad de gluten y del mosto como materia eucarística (24 de julio de 2003, Prot. N. 89/78 – 17498), ha indicado las normas respecto a las personas que, por diversos y graves motivos, no pueden tomar pan preparado normalmente o vino normalmente fermentado:
a) “Las hostiassin nadade gluten son materia inválida para la Eucaristía. Son materia válida las hostias con lamínima cantidadde gluten necesaria para obtener la panificación sin añadir sustancias extrañas ni recurrir a procedimientos que desnaturalicen el pan” (A. 1-2).
b) “Es materia válida para la Eucaristía elmosto, esto es, el zumo de uva fresco o conservado, cuya fermentación haya sido suspendida por medio de procedimientos que no alteren su naturaleza (por ejemplo el congelamiento)” (A. 3).
c) “Es competencia del Ordinario conceder a los fieles y a los sacerdotes la licencia para usar pan con una mínima cantidad de gluten o mosto como materia para la Eucaristía. La licencia puede ser concedida habitualmente, mientras dure la situación que la ha motivado” (C. 1).
5. Además, dicha Congregación ha decidido que la eucarística preparada con organismos genéticamente modificados puede ser considerada materia válida (cf. Carta al Prefecto de la Congregación para el Culto Divino y la Disciplina de los Sacramentos acerca de la materia eucarística preparada con organismos genéticamente modificados, 9 de diciembre de 2013, Prot. N. 89/78 – 44897).
6. Los que preparan el pan y producen el vino para la celebración deben ser conscientes que su obra está orientada al Sacrificio Eucarístico y esto pide su honestidad, responsabilidad y competencia.
7. Para que se cumplan estas normas generales, los Ordinarios, si lo estiman oportuno, pueden ponerse de acuerdo como Conferencia Episcopal, dando indicaciones concretas. Vista la complejidad de situaciones y circunstancias, así como la falta de respeto en el ámbito sagrado, se advierte la necesidad práctica que, por encargo de la Autoridad competente, haya quien garantice efectivamente la genuinidad de la materia eucarística por parte de los fabricantes como de su conveniente distribución y venta.
Se sugiere, por ejemplo, que una Conferencia Episcopal pueda encargar a una o más Congregaciones religiosas u otra Entidad capaz de verificar las garantías necesarias sobre la producción, conservación y venta del pan y del vino para la Eucaristía en un determinado país y en los países en los que se exportan. Se recomienda también que el pan y el vino destinados a la Eucaristía sean convenientemente tratados en los lugares de venta.
En la sede de la Congregación para el Culto Divino y la Disciplina de los Sacramentos, a 15 de junio de 2017, solemnidad del Santísimo Cuerpo y Sangre de Cristo.
Robert Card. Sarah
Prefecto
+ Arthur Roche
Arzobispo Secretario
Traduzione in lingua portoghese
Carta-circular aos Bispos
sobre o pão e o vinho para a Eucaristia
1. A Congregação para o Culto Divino e Disciplina dos Sacramentos, por determinação do Santo Padre Francisco, dirige-se aos Bispos diocesanos (ou aqueles que pelo direito lhe são equiparados) recordar-lhes que lhes compete providenciar dignamente tudo aquilo que é necessário para a celebração da Ceia do Senhor (cf. Lc 22,8.13). Ao Bispo, primeiro dispensador dos mistérios de Deus, moderador, promotor e garante da vida litúrgica na Igreja que lhe está confiada (cf. CIC can. 835 §1) compete-lhe vigiar a qualidade do pão e do vinho destinado à Eucaristia e, por isso, também, aqueles que o fabricam. A fim de ser uma ajuda, lembramos as normas existentes e sugerem-se algumas indicações práticas.
2. Enquanto até agora, de um modo geral, algumas comunidades religiosas dedicavam-se a preparar com cuidado o pão e o vinho para a celebração da Eucaristia, hoje estes vendem-se, também, em supermercados, lojas ou mesmo pela internet. Para que não fiquem dúvidas acerca da validade desta matéria eucarística, este Dicastério sugere aos Ordinários que dêem indicações a este respeito; por exemplo, garantindo a matéria eucarística mediante a concessão de certificados.
O Ordinário deve recordar aos sacerdotes, em particular aos párocos e aos reitores das igrejas, a sua responsabilidade em verificar quem é que fabrica o pão e o vinho para a celebração e a conformidade da matéria.
Compete ao Ordinário informar e advertir para o respeito absoluto das normas os produtores de vinho e do pão para a Eucaristia.
3. As normas acerca da matéria eucarística indicadas no can. 924 do CIC e nos números 319 a 323 da Institutio generalis Missalis Romani, foram já explicadas na Instrução Redemptionis Sacramentum desta Congregação (25 de Março de 2004):
a) “O pão que se utiliza no santo Sacrifício da Eucaristia deve ser ázimo, unicamente feito de trigo, confeccionado recentemente, para que não haja nenhum perigo de que se estrague por ultrapassar o prazo de validade. Por conseguinte, não pode constituir matéria válida, para a realização do Sacrifício e do Sacramento eucarístico, o pão elaborado com outras substâncias, embora sejam cereais, nem mesmo levando a mistura de uma substância diversa do trigo, em tal quantidade que, de acordo com a classificação comum, não se pode chamar pão de trigo. É um abuso grave introduzir, na fabricação do pão para a Eucaristia, outras substâncias como frutas, açúcar ou mel. Pressupõe-se que as hóstias são confeccionadas por pessoas que, não só se distinguem pela sua honestidade, mas que, além disso, sejam peritas na sua confecção e disponham dos instrumentos adequados” (n. 48).
b) “O vinho que se utiliza na celebração do santo Sacrifício eucarístico deve ser natural, do fruto da videira, puro e dentro da validade, sem mistura de substâncias estranhas… Tenha-se diligente cuidado para que o vinho destinado à Eucaristia se conserve em perfeito estado de validade e não se avinagre. Está totalmente proibido utilizar um vinho de quem se tem dúvida quanto ao seu caráter genuíno ou à sua procedência, pois a Igreja exige certeza sobre as condições necessárias para a validade dos sacramentos. Não se deve admitir sob nenhum pretexto outras bebidas de qualquer género, pois não constituem matéria válida” (n. 50).
4. A Congregação para a Doutrina da Fé, na sua Carta-circular aos Presidentes das Conferências Episcopais acerca do uso do pão com pouca quantidade de glúten e do mosto como matéria eucarística (24 de Julho de 2003, Prot. n. 89/78-17498), indicou as normas para as pessoas que, por diversos e graves motivos, não podem consumir pão normalmente confeccionado ou vinho normalmente fermentado:
a) “As hóstias completamente sem glúten são matéria inválida para a eucaristia. São matéria válida as hóstias parcialmente desprovidas de glúten, de modo que nelas esteja presente uma quantidade de glúten suficiente para obter a panificação, sem acréscimo de substâncias estranhas e sem recorrer a procedimentos tais que desnaturem o pão” (A. 1-2).
b) “Mosto, isto é, o sumo de uva, quer fresco quer conservado, de modo a interromper a fermentação mediante métodos que não lhe alterem a natureza (p. ex., o congelamento), é matéria válida para a eucaristia” (A. 3).
c) “Os Ordinários têm competência para conceder a licença de usar pão com baixo teor de glúten ou mosto como matéria da Eucaristia em favor de um fiel ou de um sacerdote. A licença pode ser outorgada habitualmente, até que dure a situação que motivou a concessão” C. 1).
5. Por outro lado, a mesma Congregação decidiu que a matéria eucarística confeccionada com organismos geneticamente modificados pode ser considerada válida (cf. Carta ao Perfeito da Congregação para o Culto Divino e Disciplina dos Sacramentos, 9 de Dezembro de 2013, Prot. n. 89/78 – 44897).
6. Aqueles que confeccionam o pão e produzem o vinho para a celebração, devem ter a consciência de que o seu trabalho destina-se ao Sacrifício Eucarístico, e por isso, é-lhes requerido honestidade, responsabilidade e competência.
7. Para que sejam observadas as normas gerais, os Ordinários podem utilmente meter-se de acordo ao nível da Conferência Episcopal, dando indicações concretas. Considerando a complexidade de situações e circunstâncias, como é o facto da negligência pelo sagrado, adverte-se para a necessidade prática de que, por incumbência da Autoridade competente, haja quem efectivamente garanta a autenticidade da matéria eucarística da parte dos produtores como da sua conveniente distribuição e venda.
Sugere-se, por exemplo, que a Conferência Episcopal encarregue uma ou duas Congregações religiosas, ou um outro Ente com capacidade para verificar a produção, conservação e venda do pão e do vinho para a Eucaristia num determinado país ou para outros países para os quais se exporta. Recomenda-se, ainda, que o pão e o vinho destinados à Eucaristia tenham um tratamento conveniente nos lugares de venda.
Da sede da Congregação para o Culto Divino e Disciplina dos Sacramentos, Solenidade do Santíssimo Corpo e Sangue de Cristo, 15 de Junho de 2017.
Robert Card. Sarah
Prefeito
+ Arthur Roche
Arcebispo Secretário
List okólny do Biskupów
na temat chleba i wina do sprawowania Eucharystii
1. Kongregacja Kultu Bożego i Dyscypliny Sakramentów zwraca się, z polecenia Ojca Świętego Franciszka, do Biskupów diecezjalnych (i tych, którzy są z nimi zrównani w prawie) z przypomnieniem, że to na nich przede wszystkim spoczywa obowiązek troski o to, aby wszystko co konieczne jest do sprawowania Uczty Pańskiej było godne (por. Łk 22, 8.13). Biskup, pierwszy szafarz Bożych tajemnic oraz moderator, promotor i stróż życia liturgicznego w powierzonym sobie Kościele (por. KPK kan. 835 §1), powinien więc czuwać nad jakością chleba i wina przeznaczonego do sprawowania Eucharystii, oraz nad tymi, którzy je przygotowują. Kongregacja służąc pomocą przypomina istniejące już w tej materii ustalenia i podsuwa pewne wskazania praktyczne.
2. Jeszcze do niedawna wytwarzaniem chleba i wina do Eucharystii zajmowały się na ogół wspólnoty zakonne, dzisiaj chleb ten i wino można także nabyć w sklepach, supermarketach czy za pośrednictwem internetu. W celu uniknięcia wątpliwości związanych z ważnością materii eucharystycznej, Kongregacja Kultu Bożego sugeruje Ordynariuszom, aby wydali w tej sprawie odpowiednie wskazania i zagwarantowali jakość materii eucharystycznej odpowiednimi certyfikatami.
Ordynariusz zobowiązany jest także przypominać prezbiterom, a w szczególności proboszczom i rektorom kościołów, o spoczywającym na nich obowiązku czuwania nad tymi, którzy przygotowują chleb i wino do celebracji, i nad odpowiednią jakością samej materii.
Ordynariusz powinien też poinformować producentów chleba i wina do Eucharystii o normach związanych z ich produkcją i domagać się absolutnego przestrzegania tychże norm.
3. Przepisy związane z materią eucharystyczną, zawarte w kan. 924 KPK i w numerach 319–323 Ogólnego wprowadzenia do Mszału rzymskiego, zostały już wyjaśnione w Instrukcji Redemptionis Sacramentum, wydanej przez Kongregację Kultu Bożego 25 marca 2004 roku:
a) “Chleb, którego używa się przy sprawowaniu Najświętszej Ofiary eucharystycznej, powinien być niekwaszony, czysto pszenny i świeżo upieczony, tak aby nie było żadnego niebezpieczeństwa zepsucia. Wynika z tego, że chleb wykonany z innej substancji, nawet zbożowej, lub taki, do którego została dodana znaczna ilość materii różnej od pszenicy, tak że zgodnie z powszechną opinią nie może być nazwany chlebem pszennym, nie stanowi ważnej materii dla sprawowania Ofiary i sakramentu Eucharystii. Poważne nadużycie stanowi dodawanie do chleba przeznaczonego do Eucharystii innych substancji, jakimi są owoce lub cukier czy miód. Jest oczywiste, że hostie winny być wykonywane przez osoby, które odznaczają się nie tylko uczciwością, lecz również mają kompetencje do ich wykonywania i wyposażone są w odpowiednie narzędzia” (n. 48).
b) “Wino, jakiego używa się przy sprawowaniu Najświętszej Ofiary eucharystycznej, powinno być naturalne, z winogron, czyste i nie zepsute, bez domieszki obcych substancji. […] Z troskliwością należy dbać, aby wino przeznaczone do Eucharystii było przechowywane w doskonałym stanie i nie skwaśniało. Absolutnie zakazuje się używania wina, którego prawdziwość i pochodzenie byłyby wątpliwe: Kościół bowiem wymaga pewności, jeśli chodzi o warunki konieczne do ważności sakramentów. Żaden pretekst nie może usprawiedliwić użycia jakichkolwiek innych napojów, które nie stanowią ważnej materii” (n. 50).
4. Kongregacja Nauki Wiary w Liście okólnym do Przewodniczących Konferencji Biskupów na temat użycia chleba z niewielką zawartością glutenu i moszczu jako materii eucharystycznej (24.07.2003, Prot. N. 89/78–17498), przedstawiła normy dotyczące osób, które z rożnych, poważnych powodów nie mogą spożyć chleba i wina używanych zwyczajowo do Mszy Świętej:
a) “Hostie całkowicie pozbawione glutenu są materią eucharystyczną nieważną. Materią ważną są hostie częściowo pozbawione glutenu i te, w których jest obecna wystarczająca ilość glutenu do otrzymania wypieku chleba bez dodatku substancji obcych i bez konieczności odwoływania się do metod, które zmieniłyby istotę chleba” (A. 1-2).
b) “Moszcz, to znaczy sok winny, tak świeży jak przechowywany, zatrzymując jego fermentację przez procesy, które nie zmieniają jego istoty (np. zamrożenie), jest materią eucharystyczną ważną” (A. 3).
c) “Ordynariusze są upoważnieni do udzielenia zezwolenia na używanie chleba o niskiej zawartości glutenu i moszczu jako materii eucharystycznej tak dla pojedynczego wiernego jak dla kapłana. Pozwolenie to może być udzielone habitualnie, aż do czasu trwania sytuacji, która była powodem tego zezwolenia” (C. 1).
5. Ta sama Kongregacja zadecydowała ponadto, że materia eucharystyczna, do produkcji której użyto organizmów genetycznie zmodyfikowanych, może być uznana jako materia ważna (por. List do Prefekta Kongregacji Kultu Bożego i Dyscypliny Sakramentów, z dnia 9 grudnia 2013 r., Prot. N. 89/78 – 44897).
6. Ci, którzy wypiekają chleb i produkują wino dla celebracji powinni mieć świadomość, że owoc ich pracy przeznaczony jest dla Ofiary Eucharystycznej, stąd wymaga się od nich uczciwości, odpowiedzialności i kompetencji.
7. Dla przestrzegania ogólnych norm Ordynariusze mogą podjąć odpowiednie uzgodnienia na poziome Konferencji Biskupów i podać konkretne wskazania. Mając na uwadze złożoność sytuacji i okoliczności, oraz zanikający szacunek dla świętości, wydaje się być rzeczą niezbędną, aby kompetentna władza ustanowiła kogoś, kto skutecznie będzie czuwał nad jakością materii eucharystycznej pochodzącej od producentów, jak również nad ich odpowiednią dystrybucją i sprzedażą.
Sugeruje się więc, aby Konferencja Biskupów wyznaczyła, na przykład, jedno lub więcej Zgromadzeń zakonnych czy też jakąś inną instytucję będącą w stanie przeprowadzić odpowiednią weryfikację dotyczącą produkcji, konserwacji i sprzedaży chleba i wina do Eucharystii w danym kraju lub kraju, z którego pochodzą. Zwraca się też uwagę, aby chleb i wino przeznaczone do Eucharystii były odpowiednio przechowywane w miejscach sprzedaży.
W siedzibie Kongregacji Kultu Bożego i Dyscypliny Sakramentów, 15 czerwca 2017 roku, w uroczystość Najświętszego Ciała i Krwi Chrystusa.
Robert Kard. Sarah
Prefekt
+ Arthur Roche
Arcybiskup Sekretarz
© http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino.html - 8 luglio 2017