NOTA ESPLICATIVA. Congregazione per l’Educazione Cattolica (degli Istituti di Studi): “Ricostruire il Patto Educativo”. Obiettivi dell’evento promosso da Papa Francesco
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- Creato: 12 Settembre 2019
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Come si spiega la proposta di papa Francesco di celebrare un evento mondiale sul Patto educativo e qual è il suo scopo?
Anzitutto va detto che l’iniziativa è la risposta ad una richiesta. In occasione di incontri con alcune personalità di varie culture e appartenenze religiose è stata manifestata la precisa volontà di realizzare una iniziativa speciale con il Santo Padre, considerato una delle più influenti personalità a livello mondiale e, tra i temi più rilevanti, è stato da subito individuato quello del Patto educativo, richiamato più volte dal Papa nei suoi documenti e discorsi. Il quinto anniversario dell’enciclica Laudato si’, con il richiamo all’ecologia integrale e culturale, si offre come piattaforma ideale per tale evento.
Anzitutto va detto che l’iniziativa è la risposta ad una richiesta. In occasione di incontri con alcune personalità di varie culture e appartenenze religiose è stata manifestata la precisa volontà di realizzare una iniziativa speciale con il Santo Padre, considerato una delle più influenti personalità a livello mondiale e, tra i temi più rilevanti, è stato da subito individuato quello del Patto educativo, richiamato più volte dal Papa nei suoi documenti e discorsi. Il quinto anniversario dell’enciclica Laudato si’, con il richiamo all’ecologia integrale e culturale, si offre come piattaforma ideale per tale evento.
Sono invitate a prendere parte all’iniziativa proposta le personalità più significative del mondo politico, culturale e religioso, ed in particolare i giovani ai quali appartiene il futuro. L’obiettivo è di suscitare una presa di coscienza ed un’ondata di responsabilità per il bene comune dell’umanità, partendo dai giovani e raggiungendo tutti gli uomini di buona volontà.
La scelta dell’educazione, come terreno su cui realizzare un patto globale, riguarda un argomento tutt’altro che marginale o parziale nell’orizzonte degli scenari futuri. Esso è oggetto di riflessione a livello di organismi internazionali ed è, al contempo, un fattore determinante del magistero ecclesiale nella prospettiva della nuova evangelizzazione. Nell’ambito della Chiesa esso costituisce un filo conduttore della sua azione nei confronti delle giovani generazioni e nel suo dialogo con la società in generale e con la cultura in particolare, ed ha avuto un nuovo slancio soprattutto a partire dagli anni del Concilio fino ad oggi. E’ proprio in questa linea che si colloca l’evento proposto da papa Francesco.
L’iniziativa promossa dal Pontefice si inserisce, in primo luogo, nello sforzo che gli organismi internazionali stanno compiendo per assicurare un futuro migliore alle giovani generazioni, intervenendo sui sistemi educativi per renderli più idonei ad affrontare le sfide di una società sempre più complessa ed in costante mutamento. Gli obiettivi fissati per i prossimi decenni puntano ad impostare modelli formativi che tengano conto di una popolazione in continuo aumento, delle risorse che diminuiscono, del fatto che i cambiamenti climatici pongono tutti di fronte ad una grave responsabilità: quella di sviluppare il nostro pianeta in modo sostenibile, con un occhio rivolto ai bisogni delle generazioni future. Si tratta di sfide economiche, tecnologiche, professionali e lavorative; di sfide sociali e culturali per le ricadute che i cambiamenti producono a livello di mobilità, di sicurezza e di equità sociale.
Per rispondere a tali sfide, gli organismi competenti a livello internazionale ritengono che si debba investire nei sistemi formativi affinché i giovani sviluppino le proprie capacità innovative, la responsabilità e la consapevolezza attraverso percorsi di conoscenze ed esperienze che orientino i giovani a navigare attraverso le proprie vite ed il proprio mondo. Maggiore creatività, capacità di confrontarsi con una realtà complessa, sviluppo della responsabilità nel costruire il bene comune.
A livello ecclesiale, la proposta di Papa Francesco riprende e rilancia i principi che hanno sempre guidato l’azione della comunità cristiana nel suo impegno a livello formativo nelle scuole, nelle università e in tutte le iniziative di educazione informale e nei percorsi di dialogo interreligioso e interculturale.
Il tema del patto educativo trova la sua radice più profonda e motivata nella Dichiarazione conciliare Gravissimum educationis, dove si legge che l’educazione deve rispondere alle esigenze della persona, ma allo stesso tempo deve essere aperta ad una fraterna convivenza con gli altri popoli per favorire la vera unità e la pace sulla terra. Inoltre, il processo educativo risulta autentico ed efficace quando riesce a preparare le persone a diventare protagoniste del bene comune e ad assumersi responsabilità pubbliche (cf. Proemio e n.1).
Subito dopo il Concilio, Paolo VI, nell’enciclica Populorum progressio, metteva in evidenza il ruolo decisivo dell’educazione “di tutto l’uomo e di tutti gli uomini” nel promuovere un vero progresso nel mondo al fine di poter rispondere alla grave carenza di pensiero, alla povertà di riferimenti ad un’antropologia che sia aperta alla Trascendenza e alla mancanza di fraternità tra le persone e tra i popoli.
Nei decenni successivi, Giovanni Paolo II sviluppava ampiamente queste tematiche collegando educazione e cultura, come fece nella memorabile allocuzione all’UNESCO (2 giugno 1980). Egli sottolineava la convergenza fra cristianesimo e umanesimo e, quindi, fra cristianesimo e cultura. Tutto ciò che è umano interessa la cultura, perché l’uomo, via della cultura, è anche la strada sulla quale la Chiesa e la cultura si incontrano. Per il cristiano “educare” e “fare cultura” significa aiutare l’uomo ad “essere” di più, riportando la verità sull’uomo ai tratti originari del volto di Cristo. Queste considerazioni sono alla base dell’enciclica Sollicitudo rei socialis con cui Giovanni Paolo II rilanciava l’enciclica di Paolo VI, denunciando la presenza nel mondo di strutture di peccato che impediscono la crescita ordinata degli uomini e dei popoli.
Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in veritate, ed in molti altri interventi, riprende questi argomenti e li sviluppa attirando l’attenzione sull’emergenza educativa che costituisce una grande sfida per l’uomo e per la cultura attuale, e per questo interpella l’intera società attuale e quindi anche la comunità cristiana. Si supera l’emergenza se attraverso l’educazione si prende coscienza che la carità nella verità pone l’uomo davanti alla stupefacente esperienza del dono; l’essere umano è fatto per il dono, che ne esprime ed attua la dimensione di trascendenza (cf. Caritas in veritate n. 34). “Oggi l’umanità appare molto più interattiva di ieri: questa maggiore vicinanza si deve trasformare in vera comunione. Lo sviluppo dei popoli dipende soprattutto dal riconoscimento di essere una sola famiglia, che collabora in vera comunione ed è costituita da soggetti che non vivono semplicemente l’uno accanto all’altro” (n. 53).
Papa Francesco si inserisce nel filone del magistero ecclesiale tracciato a partire dal Concilio e sintetizza il complesso delle problematiche sopra accennate lanciando il compito di realizzare un patto educativo a livello mondiale. E a tale scopo invita tutti, scienziati e pensatori, economisti, educatori, sociologi e politici, artisti e sportivi, insieme ai rappresentanti delle religioni a sottoscrivere un impegno concreto a costruire il “villaggio della terra” attraverso l’educazione per poter consegnare alle giovani generazioni una casa comune solida e sicura.
Si tratta di un tema ampio e aperto a tutti, tanto da coinvolgere gli organismi internazionali, diverse istituzioni umanitarie nonché i grandi della terra in quanto esso concentra argomenti e dimensioni che possono trovare una concreta applicazione nei vari campi della vita sociale, economica, culturale, politica e religiosa.
Nei suoi numerosi interventi sui temi educativi, Papa Francesco ha messo in luce le numerose sfide a cui occorre rispondere e tra queste vale la pena di ricordare almeno tre profonde fratture da sanare.
La prima frattura è quella che separa la realtà dalla trascendenza. La crisi più grande dell’educazione in generale, e soprattutto dell’educazione nella prospettiva cristiana, è la chiusura alla trascendenza. Se è vero che l’uomo non è limitato al solo orizzonte temporale ma, vivendo nella storia, conserva integralmente la sua vocazione eterna, allora l’educazione è introdurre i ragazzi e i giovani nella realtà totale, di cui una dimensione fondamentale è l’apertura al trascendente, apertura che rende possibile aprirsi alla speranza. Per sanare questa frattura verticale tra l’uomo e l’Assoluto, è necessario avere come punto di riferimento una antropologia “integrale” e allo stesso tempo “concreta” che permetta alla persona umana di guardare oltre, di aprire gli orizzonti della ragione e del cuore. Una ragione ristretta corrisponde ad una visione astratta dell’uomo, mentre la ragione allargata corrisponde ad una antropologia concreta, cioè adeguata alla totalità del reale.
La seconda frattura che l’educazione è chiamata a sanare è la frattura orizzontale, cioè la relazione tra generazioni e tra soggetti differenti, tra culture e appartenenze diverse. In altre parole, si tratta di ricomporre un patto educativo con la famiglia, con le persone che portano visioni socio-culturali e religiose differenti, con chi si trova in difficoltà economiche, sociali e morali. L’educazione raggiunge il suo scopo se riesce a formare persone capaci di camminare insieme sui sentieri dell’incontro, del dialogo e della condivisione, nel rispetto, nella stima e nell’accoglienza reciproca. Occorre raggiungere le varie “periferie” dove chi è svantaggiato ha bisogno di essere aiutato a crescere in umanità, in intelligenza, in valori, in abitudini per diventare protagonista della propria vita e, a sua volta, portare agli altri esperienze che non conoscono. In questo senso occorre introdurre un cambiamento di paradigma nella progettazione formativa, dove la trasmissione dei saperi non deve essere considerata come un bene “posizionale” o “selettivo”, ma un bene “relazionale”, che promuova nella persona le sue potenzialità emotive e sensibili per aprirsi al rapporto con gli altri in senso solidale e costruttivo.
La terza frattura da comporre è quella tra l’uomo, la società, la natura e l’ambiente. La persona, educata secondo una sana antropologia, è un soggetto che ama il mondo, la storia, che fa cultura, che si assume la responsabilità della vita pubblica; sarà, pertanto, una persona che non coltiverà solo la dimensione soggettiva e personale, ma anche quella politica, sociale ed economica, il bene della natura, dell’ambiente, in una parola che sa costruire il bene comune. “Educare all’alleanza tra umanità e ambiente” – secondo il mandato esposto nella Lettera Enciclica Laudato si’ – è una delle più importanti priorità educative tanto che “la coscienza della gravità della crisi culturale ed ecologica deve tradursi in nuove abitudini”1. Appare, infatti, urgente creare le condizioni per una “cittadinanza ecologica” da sviluppare nei diversi contesti educativi al fine di educare “ad una austerità responsabile, alla contemplazione riconoscente del mondo, alla cura per la fragilità dei poveri e dell’ambiente”2.
In questa prospettiva, le diverse fratture presenti nel mondo, denunciate spesso da Papa Francesco, che si possono riassumere in quelle sopra citate, richiedono un grande sforzo affinché, con la collaborazione di tutti e a tutti i livelli, si possa costruire una nuova umanità, sulla base di istanze etiche e normative condivise. L’educazione è uno strumento formidabile per consolidare un processo di inclusione che si estenda all’intera famiglia umana.
L’evento a cui il Papa invita i rappresentanti della società civile, religiosa, sociale e culturale è un punto di arrivo per far conoscere e valorizzare quanto già tante persone e istituzioni stanno compiendo nel mondo, ma allo stesso tempo è un punto di partenza per fissare e condividere alcuni obiettivi irrinunciabili verso cui far confluire gli sforzi di tutti e aprire nuovi progetti e percorsi che favoriscano modelli di convivenza alternativi rispetto a quelli di una società massificata e individualista, e perciò povera di valori umani e di prospettive di speranza.
L’evento che si svolgerà a Roma il 14 maggio 2020 verrà preceduto da una serie di seminari a carattere tematico, relativi all’area dei diritti umani e delle scienze della pace, all’area del dialogo tra le religioni, ai temi riguardanti il patto educativo tra giovani e adulti, il patto con la natura e con l’ambiente oppure i temi della democrazia, dell’economia, della cooperazione internazionale, gli aspetti dell’educazione informale o quelli concernenti i migranti e i rifugiati.
Considerate le tematiche collegate con il “Patto educativo globale”, il coordinamento per la realizzazione dell’iniziativa è affidato alla Congregazione per l’Educazione Cattolica in collaborazione con gli altri Dicasteri competenti.
Congregazione per l’Educazione Cattolica, 12 settembre 2019
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1 PAPA FRANCESCO, Lettera enciclica sulla cura della casa comune Laudato si’ (24 maggio 2015), 209.
2 Ibid., 214.
La scelta dell’educazione, come terreno su cui realizzare un patto globale, riguarda un argomento tutt’altro che marginale o parziale nell’orizzonte degli scenari futuri. Esso è oggetto di riflessione a livello di organismi internazionali ed è, al contempo, un fattore determinante del magistero ecclesiale nella prospettiva della nuova evangelizzazione. Nell’ambito della Chiesa esso costituisce un filo conduttore della sua azione nei confronti delle giovani generazioni e nel suo dialogo con la società in generale e con la cultura in particolare, ed ha avuto un nuovo slancio soprattutto a partire dagli anni del Concilio fino ad oggi. E’ proprio in questa linea che si colloca l’evento proposto da papa Francesco.
L’iniziativa promossa dal Pontefice si inserisce, in primo luogo, nello sforzo che gli organismi internazionali stanno compiendo per assicurare un futuro migliore alle giovani generazioni, intervenendo sui sistemi educativi per renderli più idonei ad affrontare le sfide di una società sempre più complessa ed in costante mutamento. Gli obiettivi fissati per i prossimi decenni puntano ad impostare modelli formativi che tengano conto di una popolazione in continuo aumento, delle risorse che diminuiscono, del fatto che i cambiamenti climatici pongono tutti di fronte ad una grave responsabilità: quella di sviluppare il nostro pianeta in modo sostenibile, con un occhio rivolto ai bisogni delle generazioni future. Si tratta di sfide economiche, tecnologiche, professionali e lavorative; di sfide sociali e culturali per le ricadute che i cambiamenti producono a livello di mobilità, di sicurezza e di equità sociale.
Per rispondere a tali sfide, gli organismi competenti a livello internazionale ritengono che si debba investire nei sistemi formativi affinché i giovani sviluppino le proprie capacità innovative, la responsabilità e la consapevolezza attraverso percorsi di conoscenze ed esperienze che orientino i giovani a navigare attraverso le proprie vite ed il proprio mondo. Maggiore creatività, capacità di confrontarsi con una realtà complessa, sviluppo della responsabilità nel costruire il bene comune.
A livello ecclesiale, la proposta di Papa Francesco riprende e rilancia i principi che hanno sempre guidato l’azione della comunità cristiana nel suo impegno a livello formativo nelle scuole, nelle università e in tutte le iniziative di educazione informale e nei percorsi di dialogo interreligioso e interculturale.
Il tema del patto educativo trova la sua radice più profonda e motivata nella Dichiarazione conciliare Gravissimum educationis, dove si legge che l’educazione deve rispondere alle esigenze della persona, ma allo stesso tempo deve essere aperta ad una fraterna convivenza con gli altri popoli per favorire la vera unità e la pace sulla terra. Inoltre, il processo educativo risulta autentico ed efficace quando riesce a preparare le persone a diventare protagoniste del bene comune e ad assumersi responsabilità pubbliche (cf. Proemio e n.1).
Subito dopo il Concilio, Paolo VI, nell’enciclica Populorum progressio, metteva in evidenza il ruolo decisivo dell’educazione “di tutto l’uomo e di tutti gli uomini” nel promuovere un vero progresso nel mondo al fine di poter rispondere alla grave carenza di pensiero, alla povertà di riferimenti ad un’antropologia che sia aperta alla Trascendenza e alla mancanza di fraternità tra le persone e tra i popoli.
Nei decenni successivi, Giovanni Paolo II sviluppava ampiamente queste tematiche collegando educazione e cultura, come fece nella memorabile allocuzione all’UNESCO (2 giugno 1980). Egli sottolineava la convergenza fra cristianesimo e umanesimo e, quindi, fra cristianesimo e cultura. Tutto ciò che è umano interessa la cultura, perché l’uomo, via della cultura, è anche la strada sulla quale la Chiesa e la cultura si incontrano. Per il cristiano “educare” e “fare cultura” significa aiutare l’uomo ad “essere” di più, riportando la verità sull’uomo ai tratti originari del volto di Cristo. Queste considerazioni sono alla base dell’enciclica Sollicitudo rei socialis con cui Giovanni Paolo II rilanciava l’enciclica di Paolo VI, denunciando la presenza nel mondo di strutture di peccato che impediscono la crescita ordinata degli uomini e dei popoli.
Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in veritate, ed in molti altri interventi, riprende questi argomenti e li sviluppa attirando l’attenzione sull’emergenza educativa che costituisce una grande sfida per l’uomo e per la cultura attuale, e per questo interpella l’intera società attuale e quindi anche la comunità cristiana. Si supera l’emergenza se attraverso l’educazione si prende coscienza che la carità nella verità pone l’uomo davanti alla stupefacente esperienza del dono; l’essere umano è fatto per il dono, che ne esprime ed attua la dimensione di trascendenza (cf. Caritas in veritate n. 34). “Oggi l’umanità appare molto più interattiva di ieri: questa maggiore vicinanza si deve trasformare in vera comunione. Lo sviluppo dei popoli dipende soprattutto dal riconoscimento di essere una sola famiglia, che collabora in vera comunione ed è costituita da soggetti che non vivono semplicemente l’uno accanto all’altro” (n. 53).
Papa Francesco si inserisce nel filone del magistero ecclesiale tracciato a partire dal Concilio e sintetizza il complesso delle problematiche sopra accennate lanciando il compito di realizzare un patto educativo a livello mondiale. E a tale scopo invita tutti, scienziati e pensatori, economisti, educatori, sociologi e politici, artisti e sportivi, insieme ai rappresentanti delle religioni a sottoscrivere un impegno concreto a costruire il “villaggio della terra” attraverso l’educazione per poter consegnare alle giovani generazioni una casa comune solida e sicura.
Si tratta di un tema ampio e aperto a tutti, tanto da coinvolgere gli organismi internazionali, diverse istituzioni umanitarie nonché i grandi della terra in quanto esso concentra argomenti e dimensioni che possono trovare una concreta applicazione nei vari campi della vita sociale, economica, culturale, politica e religiosa.
Nei suoi numerosi interventi sui temi educativi, Papa Francesco ha messo in luce le numerose sfide a cui occorre rispondere e tra queste vale la pena di ricordare almeno tre profonde fratture da sanare.
La prima frattura è quella che separa la realtà dalla trascendenza. La crisi più grande dell’educazione in generale, e soprattutto dell’educazione nella prospettiva cristiana, è la chiusura alla trascendenza. Se è vero che l’uomo non è limitato al solo orizzonte temporale ma, vivendo nella storia, conserva integralmente la sua vocazione eterna, allora l’educazione è introdurre i ragazzi e i giovani nella realtà totale, di cui una dimensione fondamentale è l’apertura al trascendente, apertura che rende possibile aprirsi alla speranza. Per sanare questa frattura verticale tra l’uomo e l’Assoluto, è necessario avere come punto di riferimento una antropologia “integrale” e allo stesso tempo “concreta” che permetta alla persona umana di guardare oltre, di aprire gli orizzonti della ragione e del cuore. Una ragione ristretta corrisponde ad una visione astratta dell’uomo, mentre la ragione allargata corrisponde ad una antropologia concreta, cioè adeguata alla totalità del reale.
La seconda frattura che l’educazione è chiamata a sanare è la frattura orizzontale, cioè la relazione tra generazioni e tra soggetti differenti, tra culture e appartenenze diverse. In altre parole, si tratta di ricomporre un patto educativo con la famiglia, con le persone che portano visioni socio-culturali e religiose differenti, con chi si trova in difficoltà economiche, sociali e morali. L’educazione raggiunge il suo scopo se riesce a formare persone capaci di camminare insieme sui sentieri dell’incontro, del dialogo e della condivisione, nel rispetto, nella stima e nell’accoglienza reciproca. Occorre raggiungere le varie “periferie” dove chi è svantaggiato ha bisogno di essere aiutato a crescere in umanità, in intelligenza, in valori, in abitudini per diventare protagonista della propria vita e, a sua volta, portare agli altri esperienze che non conoscono. In questo senso occorre introdurre un cambiamento di paradigma nella progettazione formativa, dove la trasmissione dei saperi non deve essere considerata come un bene “posizionale” o “selettivo”, ma un bene “relazionale”, che promuova nella persona le sue potenzialità emotive e sensibili per aprirsi al rapporto con gli altri in senso solidale e costruttivo.
La terza frattura da comporre è quella tra l’uomo, la società, la natura e l’ambiente. La persona, educata secondo una sana antropologia, è un soggetto che ama il mondo, la storia, che fa cultura, che si assume la responsabilità della vita pubblica; sarà, pertanto, una persona che non coltiverà solo la dimensione soggettiva e personale, ma anche quella politica, sociale ed economica, il bene della natura, dell’ambiente, in una parola che sa costruire il bene comune. “Educare all’alleanza tra umanità e ambiente” – secondo il mandato esposto nella Lettera Enciclica Laudato si’ – è una delle più importanti priorità educative tanto che “la coscienza della gravità della crisi culturale ed ecologica deve tradursi in nuove abitudini”1. Appare, infatti, urgente creare le condizioni per una “cittadinanza ecologica” da sviluppare nei diversi contesti educativi al fine di educare “ad una austerità responsabile, alla contemplazione riconoscente del mondo, alla cura per la fragilità dei poveri e dell’ambiente”2.
In questa prospettiva, le diverse fratture presenti nel mondo, denunciate spesso da Papa Francesco, che si possono riassumere in quelle sopra citate, richiedono un grande sforzo affinché, con la collaborazione di tutti e a tutti i livelli, si possa costruire una nuova umanità, sulla base di istanze etiche e normative condivise. L’educazione è uno strumento formidabile per consolidare un processo di inclusione che si estenda all’intera famiglia umana.
L’evento a cui il Papa invita i rappresentanti della società civile, religiosa, sociale e culturale è un punto di arrivo per far conoscere e valorizzare quanto già tante persone e istituzioni stanno compiendo nel mondo, ma allo stesso tempo è un punto di partenza per fissare e condividere alcuni obiettivi irrinunciabili verso cui far confluire gli sforzi di tutti e aprire nuovi progetti e percorsi che favoriscano modelli di convivenza alternativi rispetto a quelli di una società massificata e individualista, e perciò povera di valori umani e di prospettive di speranza.
L’evento che si svolgerà a Roma il 14 maggio 2020 verrà preceduto da una serie di seminari a carattere tematico, relativi all’area dei diritti umani e delle scienze della pace, all’area del dialogo tra le religioni, ai temi riguardanti il patto educativo tra giovani e adulti, il patto con la natura e con l’ambiente oppure i temi della democrazia, dell’economia, della cooperazione internazionale, gli aspetti dell’educazione informale o quelli concernenti i migranti e i rifugiati.
Considerate le tematiche collegate con il “Patto educativo globale”, il coordinamento per la realizzazione dell’iniziativa è affidato alla Congregazione per l’Educazione Cattolica in collaborazione con gli altri Dicasteri competenti.
Congregazione per l’Educazione Cattolica, 12 settembre 2019
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1 PAPA FRANCESCO, Lettera enciclica sulla cura della casa comune Laudato si’ (24 maggio 2015), 209.
2 Ibid., 214.