Il riposo estivo secondo l'insegnamento dei Papi

alleanzaIntroduzione

Il Riposo estivo per Papa Francesco

Le vacanze nel magistero di Benedetto XVI

Le vacanze nel magistero di Giovanni Paolo II

Il riposo estivo secondo Paolo VI

Il tempo estivo occasione privilegiata di missione

Vicino agli anziani: "sole sì, soli no"

L'estate in Pellegrinaggio: il Santuario della Madonna Nera di Czestochowa



Introduzione


Città del Vaticano (Agenzia Fides) - I Pontefici hanno sovente dedicato alcuni dei loro interventi alle vacanze, particolarmente durante il tempo del riposo estivo, quando anche loro, come tutti, si ritagliano alcuni giorni per uscire dagli impegni della vita quotidiana e ritrovare le energie. Soprattutto in occasione della recita dell'Angelus domenicale nel mese di luglio, alcune brevi catechesi sono state dedicate al tempo delle vacanze estive. E, in effetti, comprendere quale occasione siano, per tutti i fedeli, le vacanze non è un mero esercizio letterario, ma è entrare dentro il mistero della vita di fede scandita da tempi che stabilisce Dio: c'è un tempo per lavorare e un tempo per riposare, uno per dedicarsi alle attività quotidiane e un altro per dedicarsi a ritemprarsi e ad approfondire il proprio rapporto con Cristo nel silenzio.

Il 17 luglio 2005 Papa Benedetto XVI, trovandosi in vacanza a Les Combes in Valle d'Aosta, spiegò che significato avessero per lui le ferie estive: «Nel mondo in cui viviamo - spiegò -, diventa quasi una necessità potersi ritemprare nel corpo e nello spirito, specialmente per chi abita in città, dove le condizioni di vita, spesso frenetiche, lasciano poco spazio al silenzio, alla riflessione e al distensivo contatto con la natura. Le vacanze sono, inoltre, giorni nei quali ci si può dedicare più a lungo alla preghiera, alla lettura e alla meditazione sui significati profondi della vita, nel contesto sereno della propria famiglia e dei propri cari. Il tempo delle vacanze offre opportunità uniche di sosta davanti agli spettacoli suggestivi della natura, meraviglioso "libro" alla portata di tutti, grandi e piccini. A contatto con la natura, la persona ritrova la sua giusta dimensione, si riscopre creatura, piccola ma al tempo stesso unica, "capace di Dio" perché interiormente aperta all'Infinito. Sospinta dalla domanda di senso che le urge nel cuore, essa percepisce nel mondo circostante l'impronta della bontà, della bellezza e della provvidenza divina e quasi naturalmente si apre alla lode e alla preghiera».

Dunque le vacanze sono un momento per riscoprire Dio attraverso il contatto con la natura. Sono un momento per riscoprire Dio nella lettura, nella preghiera e, soprattutto nel silenzio. Il silenzio, spiegò ancora Benedetto XVI, è un raccoglimento che «dispone alla meditazione», «all'amore per la natura che fiorisce in ringraziamento a Dio». Solo col silenzio è possibile «più facilmente accogliere nel cuore la luce della Verità e praticarla nella libertà e nell'amore».

In questo dossier vogliamo soffermarci sul tema delle vacanze attraverso le parole che ci hanno donato i Pontefici e andando a scoprire alcuni esempi diversi dal comune di vivere questo tempo benedetto. La Chiesa, anche in questa situazione, sa farsi maestra e sa aiutare i fedeli a vivere una dimensione importante della propria vita in modo costruttivo e utile innanzi tutto per se stessi. Non è secondario parlare delle vacanze. Anche perché una Chiesa permanentemente missionaria è una Chiesa che sa rendere testimonianza a Cristo anche nel modo con cui chiede di vivere il tempo del riposo, dello svago, delle vacanze.



Il riposo Estivo per Papa Francesco

Angelus del 6 agosto 2017:

"L’ascesa dei discepoli verso il monte Tabor ci induce a riflettere sull’importanza di staccarci dalle cose mondane, per compiere un cammino verso l’alto e contemplare Gesù. Si tratta di disporci all’ascolto attento e orante del Cristo, il Figlio amato del Padre, ricercando momenti di preghiera che permettono l’accoglienza docile e gioiosa della Parola di Dio. In questa ascesa spirituale, in questo distacco dalle cose mondane, siamo chiamati a riscoprire il silenzio pacificante e rigenerante della meditazione del Vangelo, della lettura della Bibbia, che conduce verso una meta ricca di bellezza, di splendore e di gioia. E quando noi ci mettiamo così, con la Bibbia in mano, in silenzio, cominciamo a sentire questa bellezza interiore, questa gioia che genera la Parola di Dio in noi. In questa prospettiva, il tempo estivo è momento provvidenziale per accrescere il nostro impegno di ricerca e di incontro con il Signore. In questo periodo, gli studenti sono liberi dagli impegni scolastici e tante famiglie fanno le loro vacanze; è importante che nel periodo del riposo e del distacco dalle occupazioni quotidiane, si possano ritemprare le forze del corpo e dello spirito, approfondendo il cammino spirituale.

Al termine dell’esperienza mirabile della Trasfigurazione, i discepoli scesero dal monte (cfr v. 9) con occhi e cuore trasfigurati dall’incontro con il Signore. È il percorso che possiamo compiere anche noi. La riscoperta sempre più viva di Gesù non è fine a se stessa, ma ci induce a “scendere dal monte”, ricaricati della forza dello Spirto divino, per decidere nuovi passi di conversione e per testimoniare costantemente la carità, come legge di vita quotidiana. Trasformati dalla presenza di Cristo e dall’ardore della sua parola, saremo segno concreto dell’amore vivificante di Dio per tutti i nostri fratelli, specialmente per chi soffre, per quanti si trovano nella solitudine e nell’abbandono, per gli ammalati e per la moltitudine di uomini e di donne che, in diverse parti del mondo, sono umiliati dall’ingiustizia, dalla prepotenza e dalla violenza.

Nella Trasfigurazione si ode la voce del Padre celeste che dice: «Questi è il Figlio mio amato. Ascoltatelo!» (v.5). Guardiamo a Maria, la Vergine dell’ascolto, sempre pronta ad accogliere e custodire nel cuore ogni parola del Figlio divino (cfr Lc 1, 51). Voglia la nostra Madre e Madre di Dio aiutarci ad entrare in sintonia con la Parola di Dio, così che Cristo diventi luce e guida di tutta la nostra vita. A Lei affidiamo le vacanze di tutti, perché siano serene e proficue, ma soprattutto l’estate di quanti non possono fare le vacanze perché impediti dall’età, da motivi di salute o di lavoro, da ristrettezze economiche o da altri problemi, affinché sia comunque un tempo di distensione, allietato da presenze amiche e da momenti lieti."



Laudato sì 233-237:
"233. L’universo si sviluppa in Dio, che lo riempie tutto. Quindi c’è un mistero da contemplare in una foglia, in un sentiero, nella rugiada, nel volto di un povero. L’ideale non è solo passare dall’esteriorità all’interiorità per scoprire l’azione di Dio nell’anima, ma anche arrivare a incontrarlo in tutte le cose, come insegnava san Bonaventura: «La contemplazione è tanto più elevata quanto più l’uomo sente in sé l’effetto della grazia divina o quanto più sa riconoscere Dio nelle altre creature».

234. San Giovanni della Croce insegnava che tutto quanto c’è di buono nelle cose e nelle esperienze del mondo «si trova eminentemente in Dio in maniera infinita o, per dire meglio, Egli è ognuna di queste grandezze che si predicano». Non è perché le cose limitate del mondo siano realmente divine, ma perché il mistico sperimenta l’intimo legame che c’è tra Dio e tutti gli esseri, e così «sente che Dio è per lui tutte le cose».
Se ammira la grandezza di una montagna, non può separare questo da Dio, e percepisce che tale ammirazione interiore che egli vive deve depositarsi nel Signore: «Le montagne hanno delle cime, sono alte, imponenti, belle, graziose, fiorite e odorose. Come quelle montagne è l’Amato per me. Le valli solitarie sono quiete, amene, fresche, ombrose, ricche di dolci acque. Per la varietà dei loro alberi e per il soave canto degli uccelli ricreano e dilettano grandemente il senso e nella loro solitudine e nel loro silenzio offrono refrigerio e riposo: queste valli è il mio Amato per me».

235. I Sacramenti sono un modo privilegiato in cui la natura viene assunta da Dio e trasformata in mediazione della vita soprannaturale. Attraverso il culto siamo invitati ad abbracciare il mondo su un piano diverso. L’acqua, l’olio, il fuoco e i colori sono assunti con tutta la loro forza simbolica e si incorporano nella lode. La mano che benedice è strumento dell’amore di Dio e riflesso della vicinanza di Cristo che è venuto ad accompagnarci nel cammino della vita. L’acqua che si versa sul corpo del bambino che viene battezzato è segno di vita nuova. Non fuggiamo dal mondo né neghiamo la natura quando vogliamo incontrarci con Dio. Questo si può percepire specialmente nella spiritualità dell’Oriente cristiano: «La bellezza, che in Oriente è uno dei nomi con cui più frequentemente si suole esprimere la divina armonia e il modello dell’umanità trasfigurata, si mostra dovunque: nelle forme del tempio, nei suoni, nei colori, nelle luci e nei profumi». Per l’esperienza cristiana, tutte le creature dell’universo materiale trovano il loro vero senso nel Verbo incarnato, perché il Figlio di Dio ha incorporato nella sua persona parte dell’universo materiale, dove ha introdotto un germe di trasformazione definitiva: «Il Cristianesimo non rifiuta la materia, la corporeità; al contrario, la valorizza pienamente nell’atto liturgico, nel quale il corpo umano mostra la propria natura intima di tempio dello Spirito e arriva a unirsi al Signore Gesù, anche Lui fatto corpo per la salvezza del mondo».

236. Nell’Eucaristia il creato trova la sua maggiore elevazione. La grazia, che tende a manifestarsi in modo sensibile, raggiunge un’espressione meravigliosa quando Dio stesso, fatto uomo, arriva a farsi mangiare dalla sua creatura. Il Signore, al culmine del mistero dell’Incarnazione, volle raggiungere la nostra intimità attraverso un frammento di materia. Non dall’alto, ma da dentro, affinché nel nostro stesso mondo potessimo incontrare Lui. Nell’Eucaristia è già realizzata la pienezza, ed è il centro vitale dell’universo, il centro traboccante di amore e di vita inesauribile. Unito al Figlio incarnato, presente nell’Eucaristia, tutto il cosmo rende grazie a Dio. In effetti l’Eucaristia è di per sé un atto di amore cosmico: «Sì, cosmico! Perché anche quando viene celebrata sul piccolo altare di una chiesa di campagna, l’Eucaristia è sempre celebrata, in certo senso, sull’altare del mondo». L’Eucaristia unisce il cielo e la terra, abbraccia e penetra tutto il creato. Il mondo, che è uscito dalle mani di Dio, ritorna a Lui in gioiosa e piena adorazione: nel Pane eucaristico «la creazione è protesa verso la divinizzazione, verso le sante nozze, verso l’unificazione con il Creatore stesso». Perciò l’Eucaristia è anche fonte di luce e di motivazione per le nostre preoccupazioni per l’ambiente, e ci orienta ad essere custodi di tutto il creato.

237. La domenica, la partecipazione all’Eucaristia ha un’importanza particolare. Questo giorno, così come il sabato ebraico, si offre quale giorno del risanamento delle relazioni dell’essere umano con Dio, con sé stessi, con gli altri e con il mondo. La domenica è il giorno della Risurrezione, il “primo giorno” della nuova creazione, la cui primizia è l’umanità risorta del Signore, garanzia della trasfigurazione finale di tutta la realtà creata. Inoltre, questo giorno annuncia «il riposo eterno dell’uomo in Dio». In tal modo, la spiritualità cristiana integra il valore del riposo e della festa. L’essere umano tende a ridurre il riposo contemplativo all’ambito dello sterile e dell’inutile, dimenticando che così si toglie all’opera che si compie la cosa più importante: il suo significato. Siamo chiamati a includere nel nostro operare una dimensione ricettiva e gratuita, che è diversa da una semplice inattività. Si tratta di un’altra maniera di agire che fa parte della nostra essenza. In questo modo l’azione umana è preservata non solo da un vuoto attivismo, ma anche dalla sfrenata voracità e dall’isolamento della coscienza che porta a inseguire l’esclusivo beneficio personale. La legge del riposo settimanale imponeva di astenersi dal lavoro nel settimo giorno, «perché possano godere quiete il tuo bue e il tuo asino e possano respirare i figli della tua schiava e il forestiero» (Es 23,12). Il riposo è un ampliamento dello sguardo che permette di tornare a riconoscere i diritti degli altri. Così, il giorno di riposo, il cui centro è l’Eucaristia, diffonde la sua luce sull’intera settimana e ci incoraggia a fare nostra la cura della natura e dei poveri."




Le vacanze nel magistero di Benedetto XVI

Come abbiamo detto, l'Angelus del 17 luglio 2007 fu la prima occasione nella quale Papa Benedetto XVI parlò del riposo estivo. Successivamente vennero altre occasioni. Tra queste, la recita dell'Angelus l'8 luglio 2007 in piazza San Pietro. Il Santo Padre, pochi giorni prima della partenza per Lorenzago di Cadore, dove fu ospite del Vescovo di Treviso nella casa che già accolse il venerato Giovanni Paolo II, disse che «l'aria di montagna mi farà bene e potrò, così spero, dedicarmi più liberamente alla riflessione e alla preghiera». Il Papa augurò buone vacanze a tutti, e «specialmente a chi ne sente maggiore bisogno». Auspicò che tutti potessero fare «un po' di vacanza, per ritemprare le energie fisiche e spirituali e recuperare un salutare contatto con la natura». «La montagna, in particolare - disse - , evoca l'ascesa dello spirito verso l'alto, l'elevazione verso la "misura alta" della nostra umanità, che purtroppo la vita quotidiana tende ad abbassare». A questo proposito, Benedetto XVI ricordò «il quinto Pellegrinaggio dei giovani alla Croce dell'Adamello, dove il Santo Padre Giovanni Paolo II si recò due volte».


Una settimana dopo, sempre in occasione dell'Angelus recitato questa volta da Lorenzago di Cadore, Benedetto XVI ringraziò «il Signore che anche quest'anno mi offre la possibilità di trascorrere alcuni giorni di riposo in montagna, e sono grato a quanti mi hanno accolto qui, a Lorenzago, in questo panorama incantevole a cui fanno da sfondo le cime del Cadore e dove è venuto più volte anche il mio amato Predecessore Papa Giovanni Paolo II». E ancora: «Un ringraziamento speciale rivolgo al Vescovo di Treviso e a quello di Belluno-Feltre, e a tutti coloro che in vario modo contribuiscono ad assicurarmi un soggiorno sereno e proficuo. Davanti a questo spettacolo di prati, di boschi, di vette protese verso il cielo, sale spontaneo nell'animo il desiderio di lodare Dio per le meraviglie delle sue opere, e la nostra ammirazione per queste bellezze naturali si trasforma facilmente in preghiera. Ogni buon cristiano sa che le vacanze sono tempo opportuno per distendere il fisico ed anche per nutrire lo spirito attraverso spazi più ampi di preghiera e di meditazione, per crescere nel rapporto personale con Cristo e conformarsi sempre più ai suoi insegnamenti. Quest'oggi, ad esempio, la liturgia ci invita a riflettere sulla celebre parabola del buon samaritano (cfr Lc 10,25-37), che introduce nel cuore del messaggio evangelico: l'amore verso Dio e l'amore verso il prossimo. Ma chi è il mio prossimo? - chiede l'interlocutore a Gesù. E il Signore risponde ribaltando la domanda, mostrando, attraverso il racconto del buon samaritano, che ciascuno di noi deve farsi prossimo di ogni persona che incontra. "Va' e anche tu fa' lo stesso!" (Lc 10,37). Amare, dice Gesù, è comportarsi come il buon samaritano. Noi sappiamo, del resto, che Buon Samaritano per eccellenza è proprio Lui: pur essendo Dio, non ha esitato ad abbassarsi sino a farsi uomo e a dare la vita per noi. L'amore è dunque il "cuore" della vita cristiana; infatti solo l'amore, suscitato in noi dallo Spirito Santo, ci rende testimoni di Cristo. Ho voluto riproporre quest'importante verità spirituale nel Messaggio per la XXIII Giornata Mondiale della Gioventù, che verrà reso noto venerdì prossimo, 20 luglio: "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni" (At 1, 8)».


Lo scenario montano di Lorenzago di Cadore, fu ispiratore di un'altra intensa riflessione dedicata alle vacanze tenuta dal Santo Padre la settimana successiva, il 22 luglio 2007. «In questi giorni di riposo che, grazie a Dio, sto trascorrendo qui in Cadore - disse il Papa - , sento ancor più intensamente l'impatto doloroso delle notizie che mi pervengono circa gli scontri sanguinosi e gli episodi di violenza che si verificano in tante parti del mondo. Questo mi induce a riflettere oggi ancora una volta sul dramma della libertà umana nel mondo. La bellezza della natura ci ricorda che siamo stati posti da Dio a "coltivare e custodire" questo "giardino" che è la Terra (cfr Gn 2, 8-17): e vedo come realmente voi coltivate e custodite questo bel giardino di Dio, un vero paradiso. Ecco, se gli uomini vivono in pace con Dio e tra di loro, la Terra assomiglia veramente a un "paradiso". Il peccato purtroppo rovina sempre di nuovo questo progetto divino, generando divisioni e facendo entrare nel mondo la morte. Avviene così che gli uomini cedono alle tentazioni del Maligno e si fanno guerra gli uni gli altri. La conseguenza è che, in questo stupendo "giardino" che è il mondo, si aprono anche spazi di "inferno". In mezzo a questa bellezza non dobbiamo dimenticare le situazioni nelle quali si trovano, a volte, dei nostri fratelli e delle nostre sorelle». E ancora: «La guerra, con il suo strascico di lutti e di distruzioni, è da sempre giustamente considerata una calamità che contrasta con il progetto di Dio, il quale ha creato tutto per l'esistenza e, in particolare, vuole fare del genere umano una famiglia. Non posso, in questo momento, non andare col pensiero ad una data significativa: il 1° agosto 1917 - giusto 90 anni or sono - il mio venerato predecessore, Papa Benedetto XV, indirizzò la sua celebre Nota alle potenze belligeranti, domandando che ponessero fine alla prima guerra mondiale (cfr AAS 9 [1917], 417-420). Mentre imperversava quell'immane conflitto, il Papa ebbe il coraggio di affermare che si trattava di un'"inutile strage". Questa sua espressione si è incisa nella storia. Essa si giustificava nella situazione concreta di quell'estate 1917, specialmente su questo fronte veneto. Ma quelle parole, "inutile strage", contengono anche un valore più ampio, profetico, e si possono applicare a tanti altri conflitti che hanno stroncato innumerevoli vite umane. Proprio queste terre in cui ci troviamo, che di per se parlano di pace, di armonia, della bontà del Creatore, sono state teatro della prima guerra mondiale, come ancora rievocano tante testimonianze ed alcuni commoventi canti degli Alpini. Sono vicende da non dimenticare! Bisogna fare tesoro delle esperienze negative che purtroppo i nostri padri hanno sofferto, per non ripeterle. La Nota del Papa Benedetto XV non si limitava a condannare la guerra; essa indicava, su un piano giuridico, le vie per costruire una pace equa e duratura: la forza morale del diritto, il disarmo bilanciato e controllato, l'arbitrato nelle controversie, la libertà dei mari, il reciproco condono delle spese belliche, la restituzione dei territori occupati ed eque trattative per dirimere le questioni. La proposta della Santa Sede era orientata al futuro dell'Europa e del mondo, secondo un progetto cristiano nell'ispirazione, ma condivisibile da tutti perché fondato sul diritto delle genti. È la stessa impostazione che i Servi di Dio Paolo VI e Giovanni Paolo II hanno seguito nei loro memorabili discorsi all'Assemblea delle Nazioni Unite, ripetendo, a nome della Chiesa: "Mai più la guerra!". Da questo luogo di pace, in cui anche più vivamente si avvertono come inaccettabili gli orrori delle "inutili stragi", rinnovo l'appello a perseguire con tenacia la via del diritto, a rifiutare con determinazione la corsa agli armamenti, a respingere più in generale la tentazione di affrontare nuove situazioni con vecchi sistemi».


È stato invece pochi giorni fa, domenica 27 luglio 2008, che Benedetto XVI da Castel Gandolfo, prima di partire per Bressanone per trascorrere due settimane di vacanze, ha voluto salutare i pellegrini presenti con queste parole: «Rivolgo un saluto - ha detto - a quanti si trovano nelle località di villeggiatura, augurando loro di trascorrere giorni sereni di proficua distensione fisica e spirituale». E ancora: «Non dimentico però quanti invece non possono beneficiare di un tempo di riposo e di vacanza: penso ai malati negli ospedali e nelle case di cura, ai carcerati, agli anziani, alle persone sole e a coloro che trascorrono l'estate nel caldo delle città. A ciascuno assicuro la mia affettuosa vicinanza e un ricordo nella preghiera. Buona domenica a tutti!».




Le vacanze nel magistero di Giovanni Paolo II


Tutti hanno in mente le immagini di Papa Giovanni Paolo II mentre cammina sui sentieri di montagna o scia sulle piste da neve. Era infatti un rapporto intenso quello del Pontefice con la montagna tanto che appena aveva qualche ora libera, amava riposarsi a contatto con la sua amata montagna. E la montagna ispirò tanti dei suoi interventi. Anche per Lui, come per Benedetto XVI, le ferie erano occasione per riscoprire la vicinanza di Dio nel silenzio e nel contatto con la natura.


La prima volta che Giovanni Paolo II dedicò qualche parola alle vacanze fu il 15 agosto 1979, da Castelgandolfo. «Un pensiero beneaugurante - disse - rivolgo a quanti trascorrono, in meritato riposo, il tradizionale periodo di ferie di questi giorni di agosto, detto appunto ferragosto. Auguro di cuore che questa vacanza dalle quotidiane assillanti preoccupazioni del lavoro sia per tutti occasione quanto mai propizia per essere più a contatto con la natura, scrigno delle ineffabili bellezze di Dio creatore, e generosa dispensatrice, al mare o ai monti, di ritemprato benessere fisico. Ma soprattutto mi è caro auspicare che alle rinnovate energie del corpo sia strettamente congiunto l'arricchimento dello spirito, che, dalla contemplazione di tante meraviglie, più facilmente può unirsi a Colui che ne è la fonte e il principio increato». Giovanni Paolo II non mancò di ricordare «coloro ai quali la mancanza di beni materiali non consente una pur meritata vacanza fuori della propria casa, anche se sono bisognosi, e forse più degli altri, di assistenza e di cure». «A questi fratelli e sorelle - disse il Papa - va la mia particolare parola di conforto e di paterna comprensione: la loro umile accettazione del disagio si converte in incremento spirituale per loro stessi e per il bene della Chiesa intera».


Il 20 luglio del 1980, sempre da Castelgandolfo, le parole che il Papa dedicò alle vacanze furono rivolte in particolare ai giovani. «Il riposo - disse - significa lasciare le occupazioni quotidiane, staccarsi dalle normali fatiche del giorno. della settimana e dell'anno. Lasciare e staccarsi da tutto ciò che si potrebbe esprimere con il simbolo "Marta". È importante che il riposo non sia un andare nel vuoto, che esso non sia soltanto un vuoto (in tale caso non sarebbe un vero riposo). È importante che il riposo sia riempito con l'incontro. Penso - sì, certamente - all'incontro con la natura, con le montagne, con il mare e con le foreste. L'uomo, a contatto sapiente con la natura, ricupera la quiete e si calma interiormente. Ma ciò non è ancora tutto quanto si possa dire del riposo. Bisogna che esso sia riempito con un contenuto nuovo, con quel contenuto che si esprime nel simbolo "Maria". "Maria" significa l'incontro con Cristo, l'incontro con Dio. Significa aprire la vista interiore dell'anima alla sua presenza nel mondo, aprire l'udito interiore alla parola della sua verità. Auguro a tutti un simile riposo». E quindi l'appello ai giovani: «In modo particolare. auguro tale riposo ai giovani: ai ragazzi e alle ragazze, che, liberi dagli obblighi scolastici o universitari, in questo tempo viaggiano, conoscono il mondo e gli uomini, partecipano alle colonie o ai campeggi estivi. Vivono in modo particolarmente intenso la bellezza del mondo e la loro propria giovinezza. So che tra loro non mancano di quelli per i quali il tempo del riposo estivo è, contemporaneamente, il tempo di un particolare incontro con il Signore, nella comunità fraterna dei coetanei. Preziose, quanto preziose sono proprio tali vacanze! Le conosco dalla mia personale esperienza, perché nella mia vita ho trascorso, come pastore, molte vacanze con i giovani. A tutti i giovani auguro quindi, con tutto il cuore, che questo tempo di riposo diventi per loro il tempo dell'incontro, di un incontro, nel quale si trovi "la parte migliore", la parte di cui ormai nessuno può privarci».


Una delle ultime volte che Giovanni Paolo II dedicò alcune parole alle vacanze fu domenica 11 luglio 2004. Egli si trovava a trascorrere quella che è stata la sua ultima vacanza estiva in Valle d'Aosta, a Les Combes. Qui così si espresse: «In questa oasi di quiete, di fronte al meraviglioso spettacolo della natura, si sperimenta facilmente quanto proficuo sia il silenzio, un bene oggi sempre più raro. Le molteplici opportunità di relazione e di informazione che offre la società moderna rischiano talora di togliere spazio al raccoglimento, sino a rendere le persone incapaci di riflettere e di pregare. In realtà, solo nel silenzio l'uomo riesce ad ascoltare nell'intimo della coscienza la voce di Dio, che veramente lo rende libero. E le vacanze possono aiutare a riscoprire e coltivare questa indispensabile dimensione interiore dell'esistenza umana».




Il riposo estivo secondo Paolo VI


Anche il Santo Padre Paolo VI, come i suoi Successori, non mancò di dedicare alcuni brevi discorsi pronunciati prima della recita dell'Angelus, al tempo estivo. Così fece, ad esempio, domenica 25 luglio 1965 da Castel Gandolfo. Chiese che nel periodo estivo non «si affievolisca la pratica religiosa». Simpatiche, poi, le parole che seguirono: «Non possiamo non osservare che questo appuntamento ormai consueto della domenica - disse - avviene questa volta nella nostra residenza estiva e forse quelli che ci ascoltano, perché siamo collegati con Piazza San Pietro, ci invidiano un po' dicendo: "questi sono in vacanza e noi siamo qui sotto il sole di Roma". E ci fa pensare quindi, innanzitutto, a coloro tra i nostri fratelli, che non hanno la fortuna di poter fare vacanze e sono invece obbligati dal loro dovere consueto a continuare il loro servizio. Devono compiere il loro lavoro, mentre gli altri invece possono concedersi qualche momento di distacco e di svago.

E onoreremo quelli appunto che compiono servizio sia professionale, sia domestico, ma soprattutto quelli che sono addetti ai pubblici servizi. Li onoreremo con il nostro ricordo e con il nostro saluto e con la gratitudine per l'opera loro prestata fedelmente al bene comune. E poi pensiamo a voi e pensiamo a tutti quelli che hanno invece questa fortuna di godere qualche giorno di vacanza e ancora una volta esprimeremo il voto che questo periodo sia veramente ristoratore delle forze fisiche.  La vita moderna è per tutti così impegnata che ha bisogno di queste ore di distensione per le forze fisiche, ma anche per le forze spirituali. Profittatene davvero per raccogliere un po' lo spirito e dare anche all'anima il ristoro di cui ha bisogno. Non dimenticate, non dimenticate in questo periodo l'osservanza dei doveri religiosi: avrete doppio merito, per l'osservanza stessa e anche per il buon esempio che darete alle comunità che ricevono forestieri e villeggianti le quali vedranno che sono puntuali e fedeli a questo nostro incontro con Dio nel giorno festivo. Ci vorremmo concedere anche qualche altro consiglio: date pure all'incontro con le altre persone qualche momento di buona conversazione, specialmente con quelle domestiche: le famiglie si ritrovano forse separate durante l'anno dagli impegni che ciascuno deve osservare con orari così stringenti. Concedetevi momenti di pace domestica e poi anche gli incontri con gli amici, e gli incontri con le poche persone, con i gruppi affini ai quali siete vincolati. Date davvero questa distensione della buona amicizia. E per tutti voi e per quanti godono il ristoro delle vacanze daremo ora, dapprima, il Nostro ricordo pregando per tutti la Madonna e, poi, la Nostra Benedizione».



Il tempo estivo occasione privilegiata di missione


Non mancano in tutto il mondo esempi di Chiese locali che vedono nel tempo estivo un'occasione privilegiata di missione, di annuncio del Vangelo. Tra queste comunità di fedeli, un approfondimento meritano le cosiddette "Sentinelle del mattino", un'associazione nata a Verona da un sacerdote ora quarantenne, don Andrea Brugnoli.


Le Sentinelle del mattino sono una organizzazione cattolica che organizza missioni di evangelizzazione in ogni ambiente informale. Il Vangelo è per tutti e non esistono ambienti impermeabili all'amore di sulle piazze, nelle scuole. Invitate dai Vescovi o dai parroci, vengono a formare innanzitutto i giovani del luogo: attraverso il Corso Base di evangelizzazione e le altre proposte del "Progetto Sentinelle", la comunità cristiana ripensa alla propria pastorale e s'interroga su come far arrivare a tutti la proposta del Vangelo.


Soprattutto le Sentinelle del mattino hanno sviluppato in questi anni un formidabile "metodo" di evangelizzazione di strada: "Una luce nella notte" è la proposta più forte per le missioni. Solo Gesù, infatti, è il primo ed efficace evangelizzatore. A Lui portano tutti: giovani, ragazzi, coppie, adulti. Il tempo estivo è per le Sentinelle del mattino un luogo privilegiato di missione. Infatti è in estate che vanno nelle spiagge annunciando il Vangelo.


L'ultima iniziativa estiva riguarda una Chiesa gonfiabile, lunga 30 metri, con un grande abside, che campeggia quest'estate sulla spiaggia del Poetto a Cagliari. Nera e fuxia, larga 15 metri, è stata pensata per una cosa molto seria. Niente giochi per bimbi, nè calcio saponato, ma Adorazione Eucaristica per le migliaia di giovani che affollano per la spiaggia in Sardegna. Tutto si è svolto di notte, dalle 23 alle 3 dello scorso 26 luglio, sotto le stelle e il mare argentato per la luna. Non ci sono state Messe, ma solo un'attività inventata otto anni fa e ripetuta centinaia di volte in più di 50 città italiane: Una luce nella notte. Le Sentinelle del mattino non sono nuove in queste imprese: già lo scorso anno hanno attratto a Bibione la stampa nazionale e persino le televisioni brasiliane. Quest'anno tocca alla Sardegna con questa nuova struttura, una vera e propria novità, almeno in campo cattolico.


«Ci serviva uno spazio sacro per poter accogliere i giovani che di notte sono in ricerca di Dio - spiega don Andrea -; non sempre c'è una chiesa vicina a dove loro si divertono e, pertanto, abbiamo pensato di andare noi da loro, costruendo una chiesa a cielo aperto, sulla sabbia». Potrà sembrare strano, ma di giovani ne entrano davvero tanti: a Bibione in una sera più di mille.


La chiesa gonfiabile verrà portata anche in altre città: Campomarino Lido, Bibione, Ravenna. La Giornata mondiale della Gioventù ha riunito in questi giorni più di 500.000 giovani cattolici in Australia e altrettanti nelle diocesi italiane collegate in diretta con Sydney. Anche questa iniziativa mobiliterà centinaia di "sentinelle del mattino", così come il Papa ha chiamato due milioni di giovani credenti a Roma nel 2000. Non una casa sulla sabbia, dunque, ma una spiaggia che diviene una casa per molti giovani in ricerca di un senso per la loro vita. Le sentinelle raccoglieranno nell'estate 2008 più di 500 giovani evangelizzatori. Una ulteriore tappa di crescita, dopo i 150 dello scorso anno a Bibione! Segno che il progetto sta prendendo piede in Italia ed è ormai una realtà in moltissime diocesi.


Una particolare "Missione di evangelizzazione sulla spiaggia" vede invece impegnati nell'estate 2008 circa 300 giovani della Comunità Missionaria di Villaregia per annunciare il Vangelo e raccogliere viveri per le mense popolari di Lima. "Un'onda di vita" è lo slogan della missione 2008 che si tiene in  due note località balneari italiane: Cesenatico e Terracina. L'iniziativa coinvolge 300 giovani della Comunità Missionaria di Villaregia che percorreranno le spiagge e le vie del lungomare adriatico e tirrenico per invitare chi lo vorrà a recarsi presso i supermercati per realizzare una "spesa missionaria" a favore dei comedores populares di Lima, le mense popolari che sfamano migliaia di bambini e famiglie nella poverissima periferia della capitale peruviana. Inoltre i giovani inviteranno gli altri giovani a partecipare alla Veglia missionaria del sabato notte. La chiesa del Santissimo Salvatore di Terracina e la chiesa di San Giacomo di Cesenatico rimarranno infatti aperte fino alle 2 di notte per una adorazione notturna, durante la quale momenti di preghiera si alterneranno a canti e animazione missionaria, e durante la quale ci si potrà anche accostare al sacramento della confessione.


La missione di Cesenatico si terrà l'8, il 9 e il 10 agosto, la missione ą Terracina si svolgerà invece dal 1° al 3 agosto. Animazione di strada, giochi con bambini e giovani, mostre missionarie, adorazione notturna: questi gli ingredienti della iniziativa giunta alla seconda edizione.


La Comunità Missionaria di Villaregia (CMV) è nata nel 1981. Dal maggio 2002 è di diritto Pontificio. Comprende uomini, donne, coppie di sposi che hanno consacrato la loro vita a Dio e al servizio dei popoli nei Paesi in via di sviluppo. Attualmente conta 550 membri consacrati e 15.000 membri aggregati. Le attività sono rivolte principalmente all'evangelizzazione tra i popoli che non hanno ancora conosciuto Cristo o a sostegno delle giovani Chiese e alla promozione umana. Uguale impegno è dedicato anche all'animazione missionaria sul territorio italiano, con lo scopo di sollecitare una maggiore condivisione con chi soffre e una chiara coscienza dei valori umani alla base della convivenza tra gli uomini.


La CMV opera in diverse città italiane e nelle periferie di alcune popolose capitali dell'America Latina e dell'Africa: Belo Horizonte e S. Paolo (Brasile), Lima (Perù), Città del Messico (Messico), Arecibo (Porto Rico) e Abidjan (Costa d'Avorio). Imminente una nuova fondazione a Maputo, in Mozambico.



Vicino agli anziani: "Sole Si. Soli No!"


La Comunità di Sant'Egidio anche nel periodo estivo continua la sua opera. Anzi, proprio quando le città si svuotano molta povera gente necessita di sentire vicino il volto e l'amore d Dio. Sicché, anche quest'anno, la Comunità ripropone l'iniziativa "Sole Si. Soli No!". Con il caldo, infatti, iniziano gli allarmi per la salute delle persone anziane. Emergenza caldo o emergenza anziani? La solitudine, più che il caldo, rappresenta una minaccia per la salute degli anziani ed è la vera "emergenza" dei mesi estivi per le città del nostro paese. Non è l'estate il vero pericolo per gli anziani, ma l'emergenza caldo può diventare il punto di partenza per un modello nuovo di intervento e di aiuto per gli anziani in Italia.


«Si prepara una nuova estate 2003?» si sono chiesti i responsabili della Comunità di Sant'Egidio. Speriamo di no, ma a 5 anni di distanza, è alto il rischio che l'estate trovi ancora troppo impreparati l'opinione pubblica e l'organizzazione dei servizi sociali e sanitari. Le alternative sono possibili. È possibile, oltre che urgente, un punto di svolta nel modo di pensare e organizzare il sistema sociosanitario dei servizi rivolti alla terza e quarta età. "Viva gli anziani!" e "A casa è meglio", sono due proposte sperimentate in questi ultimi anni dalla Comunità di Sant'Egidio, per promuovere e sostenere una "cultura della domiciliarità", innovativa, con strategie di intervento "attive", flessibili e sostenibili economicamente. In sostanza, come ogni estate, la Comunità di prefigge di lavorare per la tutela e l'assistenza degli anziani, per contrastare l'isolamento degli anziani durante l'estate.






L'estate in Pellegrinaggio: il Santuario della Madonna Nera di Czestochowa


Un modo unico di vivere il tempo estivo è quello di dedicare alcuni giorni a un pellegrinaggio. In Europa il più importante pellegrinaggio è quello che si svolge a fine luglio alla Madonna Nera di Czestochowa. Il Santuario di Częstochowa è uno dei più importanti centri di culto cattolico. Ogni anno vi giungono oltre quattro milioni di pellegrini. Il santuario si trova nella città di Częstochowa, in Polonia. Nel Santuario è conservata l'icona della Madonna di Częstochowa, così cara al popolo polacco da meritare a Czestochowa il titolo di Capitale della Corona di Polonia.


I Re polacchi hanno sempre dimostrato una grande venerazione per la Madonna di Częstochowa. Il principe Ladislao Jagiello, fu il fondatore della chiesa a Lei dedicata. I re, ad incoronazione avventura, erano soliti recarvisi per rendere omaggio alla Madonna Nera. L'unico a non esserci mai andato è stato l'ultimo re, Stanislao Augusto Poniatowski.


Come detto, oggetto di culto è l'icona della Madonna Nera col Bambino, di tradizione medioevale bizantina. La leggenda vuole che sia stata dipinta da san Luca che, essendo contemporaneo alla Madonna ne abbia dipinto il vero volto. L'icona venne portata a Jasna Góra, nel 1382, dal principe Ladislao di Opole che fece costruire la città sulla cima della collina sovrastante e vi chiamò i Monaci paolini per curare il santuario. Nel 1430, durante le guerre degli Ussiti, l'icona venne profanata a colpi d'ascia, tanto ancora oggi sono visibili gli sfregi.

Nei primi decenni del Seicento, per proteggere il monastero, furono costruite fortificazioni, all'interno delle quali vegliava costantemente una guarnigione militare. Nel 1655 per due mesi Jasna Góra resistette all'assedio dell'esercito svedese.


Negli anni 1770-1771 fu invasa dalle truppe dei Confederati di Bar che qui si difesero contro i russi e nel 1809 resistette poi all'assedio degli austriaci, ma, quattro anni più tardi, si arrese all'esercito russo.

Il santuario, oltre ad essere un luogo intriso di storia, è anche un luogo di cultura: possiede una biblioteca che raccoglie oltre 40 mila pregiati manoscritti.


Fin dal medioevo da tutta la Polonia si svolge il Pellegrinaggio a piedi verso il Santuario di Częstochowa dove è conservata l'immagine della Madonna con il Bambino, da secoli oggetto di culto e di venerazione. In tutti i momenti di difficoltà della Polonia il popolo polacco si è stretto attorno alla Madonna Nera del Santuario di Jasna Gora a Częstochowa incrementando così il numero di pellegrini. Ancora oggi questo pellegrinaggio vede la partecipazione di decine di migliaia di persone che in estate si mettono in marcia a piedi verso il santuario.

Questo tipo di Pellegrinaggio di svolge da Giugno a Settembre, normalmente il periodo scelto è quello attorno all'Assunta. Il Pellegrinaggio a piedi dura diversi giorni ed i pellegrini percorrono anche centinaia di chilometri lungo oltre 50 percorsi da tutta la Polonia, il più lungo dei quali è di 600 km. I percorsi più famosi sono quelli che partono da Varsavia (9 tappe, 243 km, dal 6 al 14 agosto) e da Cracovia (6 tappe, 150 km, dal 6 all'11 agosto). Il più antico e rinomato rimane però quello che parte da Varsavia che si svolge dal 1711 e che arriva per la festa dell'Assunzione della Santissima Maria Vergine (il 15 agosto).


Questo pellegrinaggio è stato fatto anche da Karol Wojtyła (Giovanni Paolo II) nel 1936 partendo da Cracovia. Nel periodo in cui la Polonia era governata dal regime comunista il pellegrinaggio ha visto un incremento di adesioni raggiungendo nei primi anni '80 anche 1.000.000 di partecipanti. Attualmente i pellegrini a piedi sono oltre 200.000. Negli ultimi 30 anni hanno preso parte a questo pellegrinaggio anche molti giovani provenienti dai paesi occidentali in particolare italiani.


Nel 1991, in occasione del viaggio in Polonia e Ungheria, Giovanni Paolo II salutò i giovani che avevano svolto il Pellegrinaggio a Częstochowa. «Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!», disse il Papa. «Insieme con voi tutti, cari giovani, qui riuniti da vari Paesi e Continenti, elevo il mio saluto a Gesù Cristo. Riconosco in Lui il Figlio di Dio, il Verbo eterno del Padre. Saluto il Figlio di Maria con le stesse parole con le quali l'ha salutato quella donna in mezzo alla folla, mentre egli predicava. Saluto Gesù Cristo benedicendo la sua Madre-Vergine, benedicendo la sua divina maternità. Mediante questa maternità verginale il Figlio di Dio è divenuto uno di noi. Divenne il nostro Maestro e il nostro fratello, per poter essere, per mezzo della croce, sul Golgota, il nostro Redentore; per manifestare nella risurrezione la potenza dello Spirito Santo, che "dà la vita" (cf. Gv 6, 63). Grazie a questa potenza di Dio, che dà la vita, noi siamo stati "chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente" (1Gv 3, 1).

"Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte".

Insieme con voi pronuncio questo saluto ai piedi di Jasna Gora, sulla soglia del santuario che si è iscritto profondamente nella storia di una nazione, e che, allo stesso tempo, si spalanca a tutte le nazioni e a tutti i popoli dell'Europa e del mondo. Voi, giovani, sapete già tutto questo: molti di voi non si trovano qui per la prima volta. Specialmente durante gli ultimi anni avete scelto questa strada quale percorso dei vostri pellegrinaggi a piedi; molto spesso, insieme con i vostri coetanei della Polonia, siete venuti in pellegrinaggio a Jasna Gora.

Con la più viva cordialità oggi vi saluto tutti; e vorrei, come quella donna del Vangelo, salutare le vostre madri e i vostri padri, le vostre famiglie, le vostre comunità giovanili, le vostre Patrie. Insieme a voi saluto i vostri Pastori, le vostre guide e i vostri animatori.

Nel 1984 iniziò nella Chiesa la tradizione della Giornata Mondiale della Gioventù. Partendo in quell'anno da Piazza San Pietro in Roma, stiamo facendo insieme un pellegrinaggio attraverso il mondo. Il nostro percorso di pellegrini ci ha portati prima verso l'America del Sud, a Buenos Aires, capitale dell'Argentina. Dopo due anni siamo ritornati sulla riva est dell'Atlantico, accogliendo l'invito dell'ospitale Santuario di Santiago di Compostela in Spagna. Lo sviluppo degli eventi, che hanno coinvolto il vecchio continente europeo, fa sì che oggi, ancora una volta dopo due anni, ci troviamo a Czestochowa, in terra polacca.

Ciò che in questo continente, per lunghe decine di anni, era stato forzatamente diviso, deve ora avvicinarsi dall'una e dall'altra parte, affinché l'Europa cerchi l'unità per il suo futuro e per il bene dell'intera famiglia umana, ritornando alle proprie radici cristiane. Tali radici si trovano sia nell'Occidente che nell'Oriente. Dall'Occidente (a Compostela) ci siamo ora spostati più vicino all'Est, anche se ci troviamo al centro d'Europa.

Si tratta, infatti, di guardare ora al futuro, e questo appartiene a voi, ai giovani. Occorre che prendiate le grandi strade della storia non solo qui, in Europa, ma in tutti i continenti; e che dovunque diventiate testimoni delle beatitudini di Cristo: "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5, 9).

Cristo, rispondendo al saluto di una donna in mezzo alla folla, dice: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano" (Lc 11, 28). Proprio questo è lo scopo del nostro pellegrinaggio. Siamo venuti qui per ascoltare, insieme a tutta questa grande moltitudine di giovani, la parola di Dio e compierla.

"Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio" (Rm 8, 14).

Signora di Jasna Gora, accetta la nostra moltitudine in pellegrinaggio a questo particolare Cenacolo, che vuol essere come il Cenacolo di Gerusalemme, nel quale tu perseveravi in preghiera insieme con gli Apostoli, prima che lo Spirito Santo cominciasse a condurli fino agli estremi confini della terra.

Accogli la nostra moltitudine dalle molteplici lingue. Come allora, nel giorno della Pentecoste, accettasti i pellegrini dalle varie nazioni e lingue, accogli così anche noi; degnati di essere con noi. Degnati di guidarci sulla via della fede alla sequela di Cristo, sulla medesima via, quella stessa in cui lo Spirito Santo ti ha introdotta per prima.

Impetra per noi che "ardano i nostri cuori", come avvenne per i discepoli di Emmaus, mentre Cristo ci parla e ci "spiega le Scritture" (cf. Lc 24, 32) affinché le "grandi opere di Dio" (cf. At 2, 11) diventino ancora in noi e per mezzo di noi la parte e l'eredità della generazione che entra nel terzo Millennio della storia».

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Preso anche da Dossier a cura di P.L.R. - Agenzia Fides 13/8/2008; Direttore Luca de Mata