Messaggio del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso agli Indù in occasione della festa di Deepavali 2018

Arcobaleno speranza miniLa festa di Diwali è celebrata da tutti gli Indù ed è conosciuta come Deepavali ossia “fila di lampade ad olio”. Simbolicamente fondata su un’antica mitologia, essa rappresenta la vittoria della verità sulla menzogna, della luce sulle tenebre, della vita sulla morte, del bene sul male.

La celebrazione vera e propria dura tre giorni segnando l’inizio di un nuovo anno, la riconciliazione familiare, specialmente tra fratelli e sorelle, e l’adorazione a Dio.

Quest’anno la festa sarà celebrata da molti indù il 7 novembre.

Per l’occasione il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha inviato loro un Messaggio dal tema: Cristiani e Indù: in difesa dei vulnerabili della società.

Il Messaggio, a firma del Segretario S.E. Mons. Miguel Ángel Ayuso Guixot, M.C.C.J., è stato inviato anche in lingua hindi.

Di seguito ne riportiamo il testo in lingua inglese, italiana e francese:

Testo in lingua inglese

Christians and Hindus:
In Defence of the Vulnerable of Society

Dear Hindu Friends,

The Pontifical Council for Interreligious Dialogue sends you most cordial greetings and prayerful good wishes as you celebrate Deepavali on 7 November this year. May the celebrations surrounding this festival strengthen the spirit of friendship and fraternity among you and enhance peace and joy in your families and communities!

We know from news bulletins and web portals, as well as from direct experience, the daily hardships endured by the vulnerable members of our society: the poor, infirm, elderly, disabled, destitute, abandoned, migrants; those socially, religiously, culturally and linguistically marginalized and excluded; and the victims of abuse and violence, especially women and children. Largely helpless and defenceless, discarded and ignored by a society increasingly indifferent and even callous in the face of human needs and sufferings, the vulnerable everywhere in our time suffer greatly. It is in this troubling context that we wish to share with you a reflection on how we, Hindus and Christians alike, can engage in efforts to defend, protect and assist them.

The moral duty to care for the vulnerable springs from our shared belief that we are all God's creatures and, as a result, brothers and sisters, equal in dignity, with responsibility for one another. It also stems from the realization that we too at times feel vulnerable, looking for someone to offer us a helping hand. A healthy awareness of our common human condition and our moral duty towards others inspires us to promote their cause by doing all that we can to alleviate their sufferings, defend their rights and restore their dignity.

There is no doubt that, in this regard, many praiseworthy efforts are being made by individuals, groups and communities in different parts of the world. Yet given the great numbers of the vulnerable, and the complexities often involved in meeting their needs, those efforts can appear no more than a few drops in a great ocean. Still, opportunities for service are all around us, since the vulnerable can be found in every community and society. Greater efforts, inspired by a sense of solidarity, are needed so that they can feel "the presence of brothers and sisters who are concerned for them, and, by opening the doors of their hearts and lives, make them feel like friends and family'' (Pope Francis, Message for the Second World Day of the Poor, 18 November, 2018) In the end, the true measure of civilization of any society is the way it treats its most vulnerable members.

Attentiveness and cooperation are needed, not only to defend the legitimate place and rights of the vulnerable in society, but also to cultivate a culture of care and concern in their regard. In our families too, every effort should be made to ensure that no one feels unwanted, unloved, ignored or left out. Every level of society - especially political and government leaders, and those best equipped to provide practical assistance - needs to display a human face and heart to the vulnerable of our society and to reach out to all those suffering marginalization and oppression. Such generosity should not appear as a token gesture, but as one divinely inspired and aimed at the true emancipation and welfare of the vulnerable and the defence of their cause.

As believers grounded in our own respective spiritual traditions, and as individuals with shared concerns for the wellbeing of all, may we join hands with the adherents of other religious traditions and all people of good will, and make collective and concerted efforts to secure a joyful present and a hopeful future for our vulnerable brothers and sisters!

We wish all of you a happy Deepavali!

                                        Bishop Miguel Ángel Ayuso Guixot, MCCJ
                                        Secretary


Traduzione in lingua italiana

Cristiani e Indù:
in difesa dei vulnerabili della società

Cari amici induisti,

Il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso vi invia i più cordiali saluti e preghiere per la festività di Deepavali, che quest’anno festeggerete il 7 novembre. Possano le celebrazioni di questa festa rafforzare lo spirito di amicizia e fraternità tra voi, e portare più pace e gioia alle vostre famiglie e comunità!

Dai notiziari e dal web, e per esperienza diretta, siamo a conoscenza delle prove quotidiane che devono subire i membri vulnerabili della nostra società: poveri, infermi, anziani, disabili, indigenti, abbandonati, migranti; emarginati ed esclusi da un punto di vista sociale, religioso, culturale e linguistico; e le vittime di abuso e violenza, specialmente donne e bambini. In gran parte privi d’aiuto e indifesi, scartati e ignorati da una società sempre più indifferente e perfino insensibile ai bisogni e alle sofferenze umane, dappertutto oggi i vulnerabili soffrono moltissimo. In questo contesto inquietante vogliamo condividere con voi una riflessione su come noi, induisti e cristiani insieme, possiamo impegnarci in sforzi per difendere, proteggere e assistere queste persone.

Il dovere morale di prendersi cura dei vulnerabili scaturisce dalla nostra credenza condivisa che siamo tutti creature di Dio e, di conseguenza, fratelli e sorelle, uguali per dignità, e reciprocamente responsabili, ma tale dovere nasce anche dall’esperienza della nostra stessa vulnerabilità, quando a volte cerchiamo qualcuno che ci aiuti. Una sana consapevolezza della nostra comune condizione umana e del nostro dovere morale verso gli altri ci spinge a perorare la loro causa facendo tutto il possibile per alleviare le loro sofferenze, difendere i loro diritti e ridare loro dignità.

Sotto questo aspetto non c’è dubbio che individui, gruppi e comunità di diverse parti del mondo stiano compiendo molti lodevoli sforzi. Eppure, dato il gran numero dei vulnerabili e le complessità che comporta la soddisfazione dei loro bisogni, quegli sforzi sembrano come gocce d’acqua in un oceano. Ma le occasioni di servizio ci circondano, perché i vulnerabili risiedono in ogni comunità e in ogni società. Sono necessari sforzi maggiori, ispirati da un senso di solidarietà, affinché essi percepiscano “la presenza dei fratelli e delle sorelle che si preoccupano di loro e che, aprendo la porta del cuore e della vita, li fanno sentire amici e famigliari” (Papa Francesco, Messaggio per la II Giornata Mondiale dei Poveri, 18 novembre 2018). Finalmente, il vero livello di civiltà di ogni società si misura da come vengono trattati i suoi membri più vulnerabili. Attenzione e cooperazione sono necessarie non solo per difendere il legittimo posto e i diritti dei vulnerabili in seno alla società, ma anche per nutrire una cultura della cura e della considerazione nei loro confronti. Pure nelle nostre famiglie si dovrebbe fare ogni sforzo per assicurare che nessuno si senta indesiderato, non amato, ignorato o escluso. Ogni livello di società – specialmente i responsabili politici e di governo, e quelli più preparati a fornire assistenza pratica – deve mostrare un volto e un cuore umano ai vulnerabili della nostra società e raggiungere tutti coloro che sono emarginati e oppressi. Questa generosità non deve apparire un gesto simbolico, ma come frutto di un’inspirazione divina nell’ottica di un’autentica emancipazione e benessere dei vulnerabili e della difesa della loro causa.

Come credenti radicati nelle nostre rispettive tradizioni spirituali, e come individui ai quali sta a cuore il benessere di tutti, possiamo unirci agli aderenti di altre tradizioni religiose e a tutte le persone di buona volontà, per compiere sforzi collettivi e organizzati per assicurare un presente gioioso e un futuro di speranza ai nostri fratelli e sorelle vulnerabili!

Auguriamo a tutti voi un felice Deepavali!

                                            S.E. Mons Miguel Ángel Ayuso Guixot, MCCJ

                                                                        Segretario

© http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino.html - 31 ottobre 2018