Catechismo

Il Terzo Comandamento: Ricordati di Santificare le Feste

Cristo Re.jpgLa parola Sabato (dalla radice SBT) indica il riposo materiale.
Nella sua nascita il sabato è oscuro. Forse è di origine premosaica. Anche se nell'Oriente sembra essere comune, in quel tempo un giorno, un periodo di riposo, dopo intense fatiche, tuttavia quella del sabato è un'istituzione tipicamente ebraica.


1) Il codice dell'Alleanza prescrive il riposo sabbatico insistendo sul suo aspetto umanitario (Es. 23,12-14) (documento javista).
2) Il codice P sottolinea il carattere religioso del sabato "consacrato a Jahvè" (Es. 35, 1-2) lo stesso dice Leva. 23,3;26,2;
3) La formulazione ufficiale del III° comandamento è quella di Es 20,8-10.

- Non solo gli uomini, ma anche gli animali riposano


- Il III° com. impone, in Es. 20,8-11 un doppio obbligo:
    a) quello del lavoro durante i 6 giorni della settimana
    b) quello del riposo i giorno di sabato

Viene comandata, cioè, un'alternanza tra lavoro e riposo e l'esistenza di entrambi.

- Es. 20, 9-10 insiste inoltre sul carattere religioso e sacro del sabato: è sempre un giorno di riposo, ma di riposo per Jahvè.
E' per questo che la violazione del sabato è, spesso, chiamata profanazione 8 Neem. 13,15-22; Is 56,2-6) e viene castigata con la morte (Es 35,2).


MOTIVAZIONI DEL SABATO


Esodo e Deut. non danno lo stesso senso al Sabato.


ESODO 20,11
Trae la sua motivazione dal fatto della creazione del mondo è il primo stadio della storia della salvezza. Il Sabato è il giorno settimo ed ultimo della settimana in cui Dio riposò (Gen. 2,2). Quindi l'uomo, creato ad immagine somiglianza, deve poter imitare Dio.

- Anche l'ordine dato ad Israele, di lavorare gli altri 6 giorni prolunga l'ordine dato da Dio al primo uomo "Riempite la terra... sottomettetela... dominatela..." (Gen. 1,28). Questo vuole dire che con il suo lavoro l'uomo imita e prolunga la storia, l'attività creatrice di Dio. Il 7° giorno, riposando, l'uomo partecipa al riposo di Dio (come ha partecipato, lavorando alla sua creazione) e manifesta così di trovarsi in piena comunione con Dio. Concludendo il suo lavoro con la lode a Dio, l'uomo consente di vivere con lo stesso ritmo del suo creatore. 
- Il sabato è il giorno sacro, consacrato a Jahvè. Osservandolo, l'uomo testimonia che la sua attività dipende da Dio, che non può disporre del creato senza riferirlo al Creatore e che deve lavorare e dominare il mondo, non come un piccolo Dio, ma come rappresentante e mandatario di Colui che opera continuamente nel mondo.

Consacrando a Lui un giorno di riposo, gli dedica di fatto, tutta la sua attività.


DEUT. 5,12-15
"Come te... potranno riposare anche il tuo servo e la tua serva".
Lo scopo del sabato è qui nettamente umanitario. Diremmo oggi che si tratta di un'esigenza di giustizia sociale. Il riposo sabbatico è liberazione anche per il servo e la serva;

La motivazione è: "Ricordati che tu stesso sei stato schiavo in Egitto": allora Israele non poteva riposare. Ora, una volta liberato Israele deve rendere anche agli altri la liberazione che Dio gli ha dato;


Questa linea umanitaria sta anche alla base di molte altra prescrizioni del Deut.:

- Deut. 15,12-17: l'anno sabbatico è un anno di liberazione per lo schiavo.

- Deut. 24,17; 24,21-22: vedove, poveri, orfani, stranieri.


Nel tempo dell'Esilio il comandamento del sabato prese una parte preponderante in Israele. Diventa punto di riferimento per l'unità e la sopravvivenza del popolo di Yahvè: non si, lavorerà più per una esigenza ma come segno dell'alleanza.
Questo perchè Israele, esiliato per i suoi peccati (Deut 4,25-30), vivendo in terra straniera, sotto il giogo dei babilonesi, non poteva più esprimere la propria fede andando al tempio per pregare e lì offrire sacrifici. Osservando il Sabato, affermava, anche in terra straniera, la sua condizione di popolo di Dio segregato dal resto delle nazioni. Non passava nessuna settimana senza ricordarsi di Yahvè.

"Giorno di Sabato, santa convocazione" (Lev 23,3) venivano messi in relazione il sabato e l'assemblea della sinagoga in cui tutti si riunivano per ascoltare la Parola di Dio (Deut. 4,29-30) (aspetto comunitario del sabato).

La vasta amplificazione che questo comandamento ha nella versione di Deut. ricordava a Israele, ora schiavo, le grandi opere di Dio: specie la liberazione dall'Egitto, dandogli motivo di sperare in una nuova liberazione (Deut. 5;15)


 

GESU' E IL SABATO (III Com.) (Hamel 99)

Fino alla sua resurrezione Gesù osserverà fedelmente il sabato: "Entrò, secondo la sua consuetudine, nella Sinagoga il giorno di sabato e si alzò per leggere" (Lc 4,16). Questa presenza di Gesù nel sabato ha un significato molto ricco. Il Sabato era la figura, il segno: Egli invece, è la realtà, il vero sabato per gli uomini, il loro vero riposo (Mt 11,29). Per questo motivo, Gesù considera il Sabato come "suo giorno": predica nella sinagoga, cura gli infermi (5 guarigioni avvengono il sabato) non per polemizzare, ma perché una guarigione realizzata in giorno di sabato, (liberazione) sottolineava il vero senso della festa. Il riposo prescritto in questo giorno ai corpi feriti e affaticati, prefigurava di fatto il riposo del Cristo, che Egli veniva a dare all'umanità. (Mt 11,28).

Visto che proprio nella sua persona si compie il sabato, Gesù può proclamarsi "Signore del Sabato" (Mc 2,28) e può interpretarlo autenticamente. Distinguendo tra pratiche rabbiniche e comandamento di Dio, tra lettera e spirito, attacca le interpretazioni rigoriste e inumane dei farisei, per ridare a questa istituzione il suo senso vero. Il sabato non è che un mezzo a servizio dell'uomo: "Il sabato è fatto per l'uomo, non l'uomo per il sabato" (Mc 2,27). Tutto l'insegnamento di Gesù riguardo al sabato, si riassume in questo unico assioma: mai è stata detta cosa più importante riguardo all'uomo; anche il sabato, che è d'istituzione divina, deve cedere il passo all'indigenza e necessità dell'uomo, creato a immagine di Dio.

Con la sua parola e la sua opera Gesù prova che il Sabato ha una finalità umanitaria e conferma così l'interpretazione umana e sociale di Deut (5,12-15).


 

APPLICAZIONI DEL III COMANDAMENTO

PESCH: così propone il 3° C.: "L'uomo vale più delle sue opere".

- fa vedere come il comandamento di fatto è bipartito:

- 6 giorni lavorativi

- il settimo ti riposerai.

- quindi proibisce il "culto del far niente" e instaura il riposo domenicale

- i problemi di coscienza: i casi concreti (pag. 65 ss)

- obbliga "al servizio religioso" (pag. 68)

- obbliga a che il lavoro sia "umano"

- Su come "lavorare" con spirito cristiano, significato del lavoro ecc. si può rileggere l'enciclica "Laborem exercens"

- Sul senso del riposo domenicale e sul senso del "fare festa" per il Signore: leggere le opportune riflessioni della Conferenza Episcopale Italiana (15 giugno 1984) "IL GIORNO DEL SIGNORE"

 



Catechismo del concilio di Trento/Parte III/Terzo Comandamento
 

314 Oggetto del comandamento

"Lavorerai per sei giorni, compiendo tutti i tuoi doveri. Ma il settimo giorno è del Signore Dio tuo; in quello, nulla farete tu, tuo figlio e tua figlia, il tuo servo e la tua serva, il tuo giumento, l'ospite che dimora in casa tua; infatti in sei giorni il Signore fece il cielo, la terra e tutto ciò che è in essi e nel settimo giorno si riposò. Per questo il Signore benedisse il sabato e lo santificò."


Con questo comando della Legge è giustamente e ordinatamente prescritto quel culto esterno che dobbiamo a Dio. Si tratta in fondo di un corollario del precedente comandamento. Non possiamo infatti astenerci dal prestare culto esterno e dall'offrire il nostro ringraziamento a colui che veneriamo nell'anima e in cui riponiamo la nostra fiducia e speranza; poiché le cure umane non permettono agevolmente agli uomini di assolvere simile compito, è stato fissato un tempo in cui possano farlo comodamente. Trattandosi di comandamento che arreca mirabili frutti, preme che il parroco ponga ogni studio nel commentarlo. La prima parola della formula, "Ricordati", infiammerà già di per sé il suo zelo. Se i fedeli devono ricordare il precetto, spetta al pastore inculcarlo senza tregua nei loro cuori. Quanto poi convenga ai fedeli rispettarlo, traspare dal fatto che, ciò facendo, saranno portati a rispettare più facilmente i rimanenti obblighi della Legge. Infatti, tra le altre azioni da compiere nei giorni festivi v'è quella di recarsi in chiesa ad ascoltare la parola di Dio. Una volta istruiti nelle divine prescrizioni, i fedeli custodiranno con tutto il cuore la Legge del Signore.

Per questo il rispetto del sabato e il culto divino sono raccomandati spessissimo nella Scrittura, nell'Esodo per esempio, nel Levitico, nel Deuteronomio, in Isaia, in Geremia, in Ezechiele: dovunque si riscontrano passi che inculcano il rispetto del giorno festivo. Speciali esortazioni vanno rivolte a chi governa e ai magistrati affinché, per quanto riguarda il mantenimento e l'incremento del culto divino, pongano il loro potere a disposizione dei reggitori ecclesiastici e ordinino al popolo di sottostare alle prescrizioni sacerdotali.

Nella spiegazione del comandamento si deve aver cura che i fedeli sappiano in che cosa esso coincide con gli altri e in che cosa ne differisce; così comprenderanno perché noi rispettiamo e riteniamo per giorno sacro non più il sabato ma la domenica.

Una differenza intanto e questa: gli altri comandamenti del Decalogo sono naturali e perpetui, ne possono m nessun modo essere cambiati; sicché, per quanto la Legge di Mosè sia stata abrogata, il popolo cristiano rispetta sempre i comandamenti contenuti nelle due tavole, non in virtù della prescrizione mosaica, ma perché si tratta di precetti rispondenti alla natura, la cui forza stessa ne impone agli uomini il rispetto. Invece questo precetto del culto del sabato, per quanto riguarda il giorno prescelto, non è circoscritto e fisso, ma mutabile: non si riferisce ai costumi, ma ai riti; non è naturale, non avendoci istituito o comandato la natura di prendere un dato giorno, anziché un altro, per dare a Dio culto esterno; solamente dal tempo in cui il popolo d'Israele fu liberato dalla servitù del faraone, esso rispettò il sabato.

Al momento in cui tutti i riti ebraici e le cerimonie dovevano decadere, alla morte cioè di Cristo, anche il sabato doveva essere cambiato. Infatti, essendo tali cerimonie pallide immagini della luce. necessariamente sarebbero state rimosse all'avvento della luce e della verità, che è Cristo Signore. Scriveva in proposito san Paolo ai Galati, rimproverando i cultori del rito mosaico: "Voi osservate i giorni, i mesi, le stagioni, gli anni: temo per voi che io mi sia affaticato invano a vostro riguardo" (4,10). Nel medesimo senso si esprimeva con i Colossesi (2,16). E questo valga per le differenze.

Coincide invece con gli altri precetti non già nel rito e nelle cerimonie, ma in quanto implica qualcosa che rientra nella morale e nel diritto naturale. Il culto e l'ossequio religioso a Dio, formulati in questo comandamento, sgorgano infatti dal diritto di natura, essendo proprio la natura che ci spinge a consacrare qualche ora al culto di Dio. Non constatiamo infatti che tutti i popoli consacrano alcuni giorni alla pubblica celebrazione di sacre cerimonie? L'uomo è tratto da natura a dedicare un tempo determinato ad alcune funzioni elementari, quali il riposo del corpo, il sonno e simili. Per la stessa forza naturale è spinto a concedere, oltre che al corpo, un po' di tempo allo spirito, affinché si rinfranchi nel pensiero di Dio. Che in una parte del tempo si venerino le cose divine e si tributi a Dio il dovuto onore rientra quindi nell'insieme dei precetti riguardanti i costumi. Perciò gli Apostoli stabilirono che fra i sette giorni il primo fosse consacrato al culto divino e lo chiamarono giorno del Signore. Anche san Giovanni nell'Apocalisse ricorda il "giorno del Signore" (1,10). L'Apostolo comanda che si facciano collette ogni primo giorno della settimana (1 Cor 16,2), che è la domenica, secondo la spiegazione del Crisostomo. Evidentemente fin da allora il giorno domenicale era sacro.


315 Molteplici parti del comandamento

Affinché i fedeli sappiano come debbono comportarsi in quel giorno e da quali azioni si debbano astenere, non sarà male che il parroco spieghi minutamente il precetto, che può dividersi praticamente in quattro parti. Anzitutto indicherà genericamente quel che prescrivono le parole: "Ricordati di santificare il sabato". Opportunamente al primo posto è stata collocata l'espressione "Ricordati", poiché il culto di questo giorno appartiene alla legge cerimoniale. Sembrò saggio ammonire formalmente in proposito il popolo, dal momento che la legge naturale, pur insegnando che in un dato tempo qualsiasi si doveva venerare Dio con culto religioso, non prescriveva in quale giorno di preferenza si dovesse fare.

In secondo luogo il parroco mostri ai fedeli come la formula suggerisca il modo ragionevole con cui dobbiamo lavorare durante la settimana, in maniera cioè da non perdere mai di vista il giorno festivo. In questo, dobbiamo quasi render conto a Dio delle nostre azioni e delle nostre opere; è necessario quindi che compiamo sempre azioni tali da non meritare la condanna di Dio e da non lasciare nei nostri spiriti, secondo il motto biblico, tracce di singhiozzi e di rimpianti (1 Sam 25,31). Infine la formula ci insegna, e dobbiamo ben rifletterci, che non mancheranno le occasioni per dimenticare il precetto, trascinati dall'esempio di coloro che lo trascurano, assorbiti dagli spettacoli e dai giochi che allontanano troppo spesso dal pio e religioso rispetto del santo giorno.

Ma veniamo ormai a parlare del significato del sabato. Sabato, vocabolo ebraico, vuol dire "cessazione"; quindi "sabatizzare" vale "cessare" e "riposarsi". Il settimo giorno ricevette il nome di sabato, appunto perché, compiuto l'universo cosmico, Dio ristette dall'opera già compiuta (Gn 2,3). Così il Signore chiama questo giorno nell'Esodo (20,8.11). Più tardi tale nome fu conferito non più soltanto al settimo giorno, ma, a causa della sua dignità, a tutta la settimana. Per questo il fariseo dice nel Vangelo di san Luca: "Digiuno due volte nel sabato" (18,12). Questo per quanto riguarda il significato del sabato.

La santificazione del sabato, secondo le indicazioni bibliche, consiste nell'astensione da tutti i lavori e affari materiali, come indicano apertamente le parole seguenti del precetto: "Non lavorerai". Ma non è qui tutto; perché in tale ipotesi sarebbe stato sufficiente dire nel Deuteronomio: "Osserva il sabato" (5,12), mentre invece vi si aggiunge: "Per santificarlo". Dunque il giorno del sabato è un giorno religioso, che va consacrato ad azioni divine o a occupazioni sacre. Sicché lo rispetteremo integralmente se adempiremo gli atti di religione verso Dio. E questo è propriamente il sabato, che Isaia chiama "delizioso" (58,13), poiché i giorni festivi sono come le delizie del Signore e degli uomini pii. Che se al rispetto religioso così intero e santo del sabato aggiungeremo le opere di misericordia, allora, secondo la promessa del medesimo profeta (58,8), ci meriteremo premi inestimabili.

Dunque il pieno valore del comandamento esige che l'uomo ponga tutte le sue energie perché nei giorni fissati, lontano dagli affari e dal lavoro materiale, possa attendere al pio culto del Signore.


316 Misteri del giorno consacrato al Signore

Nella seconda parte del comandamento è detto che, per ordine divino, il settimo giorno è consacrato al culto di Dio. Sta scritto infatti: "Lavorerai per sei giorni e farai tutto quello che devi, ma il settimo giorno è il sabato del Signore Dio tuo". Tali parole vogliono significare che il sabato deve essere consacrato al Signore con opere di religione e che questo settimo giorno simboleggia il riposo del Signore. Fu consacrato a Dio perché non sarebbe stato bene rilasciare all'arbitrio del popolo rozzo scegliersi la giornata, con il pericolo di seguire le consuetudini sacre degli Egiziani.

Fra i sette giorni, fu prescelto l'ultimo per il culto del Signore e la cosa è piena di mistero; perciò Dio nell'Esodo (31,13) e in Ezechiele (20,12) chiama il sabato un "segno": "Badate a rispettare il mio sabato, perché è un segno pattuito fra me e voi per tutte le vostre generazioni, affinché sappiate che io sono il Signore che vi santifica". Vale a dire: esso fu il segno che indicava agli uomini la necessità di dedicarsi a Dio, di mostrarsi santi ai suoi occhi, osservando come a lui era consacrata anche una giornata speciale. Infatti è santo il giorno in cui gli uomini devono in maniera particolare coltivare la santità e la religione. Inoltre il sabato è come un segno e un ricordo commemorativo dell'avvenuta formazione di questo mirabile universo. Di più, fu un segno tramandato alla memoria degli Israeliti perché fossero indotti a ricordare costantemente che l'aiuto di Dio li aveva affrancati dal durissimo giogo del dominio egiziano. Dice infatti il Signore: "Ricordati di essere stato schiavo in Egitto e che ti liberò di là il Signore Dio tuo con la forza della sua mano e l'intervento del suo braccio. Per questo ti impose di rispettare il sabato" (Dt 5,15).

Infine è il simbolo del sabato spirituale e di quello celeste. Il sabato spirituale consiste in un santo e mistico riposo e si celebra quando, sepolto in Cristo l'uomo vecchio (Rm 6,4), si rinasce a vita nuova e si compiono fervidamente azioni confacenti alla pietà cristiana. Allora coloro che erano una volta tenebre e ora invece sono luce nel Signore, procederanno sui sentieri della bontà, della giustizia, della verità, come figli della luce, astenendosi dal partecipare alle insane opere delle tenebre (Ef 5,8).

Il sabato celeste poi, secondo il commento di san Cirillo al passo apostolico "E lasciato un altro sabato al popolo di Dio" (Eb 4,9), consiste in quella vita, nella quale, vivendo con Cristo, godremo di tutti i beni, essendo estirpata ormai ogni radice di peccato, secondo il detto: "Non vi saranno leoni, non vi passeranno belve; ma ivi si aprirà una strada pura e santa" (Is 35, 8s). In realtà lo spirito dei santi consegue nella visione di Dio tutti i beni. Si esortino dunque i fedeli e si stimolino con le parole: "Affrettiamoci a entrare in quel supremo riposo" (Eb 4,11). Il popolo giudaico rispettava, oltre il settimo giorno, anche altri giorni festivi stabiliti dalla Legge, affinché fosse sempre viva la memoria degli insigni benefici ricevuti.

La Chiesa di Dio trasportò la ricorrenza festiva del sabato alla domenica, perché in questo giorno, per la prima volta, brillò la luce sul mondo e in esso, in virtù della risurrezione del Redentore che aprì l'adito alla vita eterna, la nostra vita, affrancata dalle tenebre, fu ricondotta nelle regioni della luce. Perciò gli Apostoli lo chiamarono "giorno del Signore". Già nella Bibbia tale giorno appare solenne, come quello in cui ebbe principio la creazione del mondo e in cui lo Spirito Santo fu infuso negli Apostoli.

Agli inizi della Chiesa e nei tempi susseguenti, gli Apostoli e i nostri santi Padri istituirono altri giorni festivi, affinché alimentassimo sempre la memoria santa dei divini benefici. Fra gli altri son ritenuti più solenni i giorni che commemorano i misteri della nostra Redenzione, poi quelli consacrati alla santissima Vergine e Madre; infine quelli dedicati agli Apostoli, ai martiri, ai santi che regnano con Cristo. Nella vittoria di questi santi rifulge ed è esaltata la potente benevolenza di Dio; a essi viene tributato onore, anche perché il popolo sia stimolato a imitarne le virtù.

Al rispetto del comandamento induce pure efficacemente la parte della formula che dice: "Lavorerai per sei giorni; il settimo giorno è il sabato del Signore". Il parroco perciò deve copiosamente spiegarla. Da quelle parole è lecito desumere che i fedeli devono essere esortati a non trascorrere la loro esistenza nell'ozio, ma al contrario, memori della raccomandazione apostolica, ciascuno compia il suo lavoro con le proprie mani (1 Ts 4,11; Ef 4,2S). Con tale precetto, inoltre, il Signore comanda di non rimandare alla domenica nulla di ciò che dobbiamo compiere negli altri giorni, perché lo spirito non sia allontanato nel giorno festivo dalle occupazioni sante.


Quale lavoro è vietato nei giorni festivi

317 II parroco illustrerà poi la terza parte del comandamento, che spiega in quale modo si debba rispettare il sabato e da quali opere ci dobbiamo astenere. Dice il Signore: "In quel giorno non farete nulla: ne tu, ne tuo figlio, ne tua figlia, il tuo servo o la tua serva, il tuo giumento e il tuo ospite che è in casa tua". Con queste parole siamo avvertiti di evitare assolutamente quanto può ostacolare l'esercizio del culto divino. Si intuisce infatti che è vietato ogni genere di lavoro servile, non davvero perché questo sia di natura sua disonorevole e malvagio, ma solo perché ci allontana da quel culto divino che rappresenta lo scopo del precetto. A quanta maggior ragione i fedeli dovranno evitare in quel giorno i peccati, che non solamente distraggono lo spirito dall'esercizio delle cose divine, ma ci separano radicalmente dall'amore di Dio!

Non sono però vietate le azioni che appartengono al culto divino, anche se siano servili, quali apparecchiare l'altare, adornare il tempio per il di festivo e simili. Perciò il Signore ha detto che i sacerdoti possono nel tempio violare il sabato ed essere senza colpa (Mt 12,5). Neppure si devono ritenere vietate dalla Legge quelle azioni la cui sospensione nel giorno festivo può determinare gravi danni. Anche i sacri Canoni lo permettono. Il Signore nel Vangelo dichiarò che molte altre azioni possono compiersi nei giorni di festa e il parroco ne troverà agevolmente l'indicazione in san Matteo e in san Giovanni.

A ogni modo, perché nulla fosse omesso di tutto ciò che può impedire il rispetto del sabato, fu menzionato persino il giumento. Anche da questi animali sono impediti gli uomini dall'attendere alla celebrazione del sabato, poiché se in questo giorno si fa lavorare la bestia da soma, lavorerà anche l'uomo che deve guidarla. Essa non può da sola compiere un lavoro; soltanto aiuta l'uomo nel suo intento. E poiché di festa nessun lavoro è consentito, neppure alla bestia è lecito lavorare, essendo essa cooperatrice docile dell'uomo. Di modo che la Legge finisce con l'avere pure un'altra portata; poiché se Dio vuole che l'uomo risparmi gli animali nel lavoro, tanto più vuole che si astenga dall'essere disumano con coloro che hanno posto la loro capacità al suo servizio.

Il parroco infine non dimentichi di insegnare con cura in quali opere debbano invece trascorrere i cristiani i giorni festivi. Andranno in chiesa per assistere con devota attenzione al sacrificio della santa Messa, partecipare di frequente ai divini sacramenti della Chiesa, istituiti per la nostra salute e per la cura delle nostre ferite spirituali. Nulla può fare di meglio il cristiano che confessare spesso i suoi peccati ai sacerdoti. A tal fine il parroco esorterà di frequente il popolo, traendo copia di argomenti da quanto è stato detto e stabilito a proposito del sacramento della Penitenza. Ne si limiterà a stimolare il popolo ad accostarsi a questo sacramento, ma assiduamente lo spingerà ad avvicinarsi spesso al santo sacramento dell'Eucaristia.

I fedeli inoltre devono ascoltare con religiosa attenzione la predica. Che cosa di più intollerabile e di più indegno che il disprezzo, o l'indifferenza verso la parola di Gesù Cristo? Infine i fedeli devono esercitarsi nelle preci e nelle lodi divine, ponendo tutte le loro cure nell'apprendere le regole della vita cristiana. Metteranno in pratica premurosamente quei doveri che rientrano nella sfera della pietà, quali l'elemosina ai poveri e ai bisognosi, la visita agli infermi, la consolazione e il conforto agli addolorati. Come dice san Giacomo: "La religione pura e immacolata agli occhi di Dio Padre sta qui: visitare gli orfani e confortare le vedove nei loro affanni" (1,27). Da quanto abbiamo detto sarà facile desumere quali siano le trasgressioni che si commettono contro questo comandamento.


318 Ragioni del comandamento

II parroco abbia sempre presenti passi autorevoli, da cui attingere argomenti capaci di indurre il popolo a obbedire scrupolosamente al precetto.

Il mezzo più efficace però è che il gregge dei fedeli comprenda bene la giustizia e la ragionevolezza dell'obbligo di dedicare alcuni giorni all'esclusivo culto di Dio, al riconoscimento e alla religiosa venerazione di nostro Signore, da cui ricevemmo incommensurabili e innumerevoli benefici. Se pure ci avesse comandato di compiere ogni giorno atti di culto religioso verso di lui, non dovremmo alacremente obbedire al suo cenno, in virtù dei suoi infiniti benefici? Invece ha voluto pochi giorni per sé. Potremo dunque essere negligenti nell'assolvere sì modesto compito, al quale non possiamo sottrarci senza gravissima colpa?

Mostri poi il parroco l'intimo valore del comandamento: chi l'osserva coscienziosamente non sembra costituito al cospetto di Dio, in colloquio con lui? In realtà rivolgendo preghiere a Dio ne contempliamo la maestà, parliamo con lui; ascoltando i predicatori, udiamo la voce di Dio, che arriva per loro mezzo alle nostre orecchie, quando trattano piamente delle cose divine; nel sacrificio dell'altare, poi, adoriamo presente nostro Signore Gesù Cristo.

Di tutti questi beni godono coloro che ubbidiscono al comandamento. Mentre chi lo trascura è ribelle a Dio e alla Chiesa, sordo al divino comando, realmente nemico di Dio e delle sue sante leggi. Basta riflettere al fatto che tale divino comandamento può essere rispettato senza alcun sacrificio. Dio non ha imposto ardue fatiche da affrontarsi in suo onore: ha voluto semplicemente che trascorressimo i suoi giorni festivi liberi da cure terrene. Non è dunque indizio di sfrontata temerità il rifiuto di obbedienza?

Ricordiamo i terrificanti supplizi a cui Dio sottopose i violatori del comando, quali sono narrati nel libro dei Numeri (15,32). Per non incappare in questa grave offesa di Dio, sarà bene ripetere mentalmente e molto spesso il monito "ricordati" e tenere costantemente dinanzi agli occhi gli insigni vantaggi, che abbiamo mostrato scaturire dal rispetto dei giorni festivi e tutte quelle argomentazioni, che il pastore zelante saprà a ogni occasione prospettare e illustrare.



Catechismo della Chiesa Cattolica

PARTE TERZA 
LA VITA IN CRISTO

SEZIONE SECONDA
I DIECI COMANDAMENTI

CAPITOLO PRIMO
«AMERAI IL SIGNORE DIO TUO CON TUTTO IL TUO CUORE, 
CON TUTTA LA TUA ANIMA E CON TUTTA LA TUA MENTE»

ARTICOLO 3 
IL TERZO COMANDAMENTO

« Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro » (Es 20,8-10). 104

« Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato » (Mc 2,27-28).

I. Il giorno di sabato

2168 Il terzo comandamento del Decalogo ricorda la santità del sabato: « Il settimo giorno vi sarà riposo assoluto, sacro al Signore » (Es 31,15).

2169 La Scrittura a questo proposito fa memoria della creazione: « Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro » (Es 20,11).

2170 La Scrittura rivela nel giorno del Signore anche un memoriale della liberazione di Israele dalla schiavitù d'Egitto: « Ricordati che sei stato schiavo nel paese d'Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato » (Dt 5,15).

2171 Dio ha affidato a Israele il sabato perché lo rispetti in segno dell'Alleanza perenne. 105 Il sabato è per il Signore, santamente riservato alla lode di Dio, della sua opera creatrice e delle sue azioni salvifiche in favore di Israele.

2172 L'agire di Dio è modello dell'agire umano. Se Dio nel settimo giorno « si è riposato » (Es 31,17), anche l'uomo deve « far riposo » e lasciare che gli altri, soprattutto i poveri, « possano goder quiete ». 106 Il sabato sospende le attività quotidiane e concede una tregua. È un giorno di protesta contro le schiavitù del lavoro e il culto del denaro. 107

2173 Il Vangelo riferisce numerose occasioni nelle quali Gesù viene accusato di violare la legge del sabato. Ma Gesù non viola mai la santità di tale giorno. 108 Egli con autorità ne dà l'interpretazione autentica: « Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato » (Mc 2,27). Nella sua bontà, Cristo ritiene lecito in giorno di sabato fare il bene anziché il male, salvare una vita anziché toglierla. 109 Il sabato è il giorno del Signore delle misericordie e dell'onore di Dio. 110 « Il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato » (Mc 2,28).

II. Il giorno del Signore

« Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso » (Sal 118,24).

Il giorno della risurrezione: la nuova creazione

2174 Gesù è risorto dai morti « il primo giorno della settimana » (Mc 16,2). 111 In quanto « primo giorno », il giorno della risurrezione di Cristo richiama la prima creazione. In quanto « ottavo giorno », che segue il sabato, 112 esso significa la nuova creazione inaugurata con la risurrezione di Cristo. È diventato, per i cristiani, il primo di tutti i giorni, la prima di tutte le feste, il giorno del Signore (º iLD4"i¬ ºµXD", « dies dominica »), la « domenica »:

« Ci raduniamo tutti insieme nel giorno del sole, poiché questo è il primo giorno [dopo il sabato ebraico, ma anche il primo giorno] nel quale Dio, trasformate le tenebre e la materia, creò il mondo; sempre in questo giorno Gesù Cristo, nostro Salvatore, risuscitò dai morti ». 113

La domenica - compimento del sabato

2175 La domenica si distingue nettamente dal sabato al quale, ogni settimana, cronologicamente succede, e del quale, per i cristiani, sostituisce la prescrizione rituale. Porta a compimento, nella pasqua di Cristo, la verità spirituale del sabato ebraico ed annuncia il riposo eterno dell'uomo in Dio. Infatti, il culto della Legge preparava il mistero di Cristo, e ciò che vi si compiva prefigurava qualche aspetto relativo a Cristo: 114

« Coloro che vivevano nell'antico ordine di cose si sono rivolti alla nuova speranza, non più guardando al sabato, ma vivendo secondo la domenica, giorno in cui è sorta la nostra vita, per la grazia del Signore e per la sua morte ». 115

2176 La celebrazione della domenica attua la prescrizione morale naturalmente iscritta nel cuore dell'uomo « di rendere a Dio un culto esteriore, visibile, pubblico e regolare nel ricordo della sua benevolenza universale verso gli uomini ». 116 Il culto domenicale è il compimento del precetto morale dell'Antica Alleanza, di cui riprende il ritmo e lo spirito celebrando ogni settimana il Creatore e il Redentore del suo popolo.

L'Eucaristia domenicale

2177 La celebrazione domenicale del giorno e dell'Eucaristia del Signore sta al centro della vita della Chiesa. « Il giorno di domenica in cui si celebra il mistero pasquale, per la Tradizione apostolica deve essere osservato in tutta la Chiesa come il primordiale giorno festivo di precetto ». 117

« Ugualmente devono essere osservati i giorni del Natale del Signore nostro Gesù Cristo, dell'Epifania, dell'Ascensione e del santissimo Corpo e Sangue di Cristo, della santa Madre di Dio Maria, della sua Immacolata Concezione e Assunzione, di san Giuseppe, dei santi Apostoli Pietro e Paolo, e infine di tutti i Santi ». 118

2178 Questa pratica dell'assemblea cristiana risale agli inizi dell'età apostolica. 119 La lettera agli Ebrei ricorda: « Non disertando le nostre riunioni, come alcuni hanno l'abitudine di fare, ma esortandoci a vicenda » (Eb 10,25).

La Tradizione conserva il ricordo di una esortazione sempre attuale: « Affrettarsi verso la chiesa, avvicinarsi al Signore e confessare i propri peccati, pentirsi durante la preghiera [...]. Assistere alla santa e divina liturgia, terminare la propria preghiera e non uscirne prima del congedo. [...] L'abbiamo spesso ripetuto: questo giorno vi è concesso per la preghiera e il riposo. È il giorno fatto dal Signore. In esso rallegriamoci ed esultiamo ». 120

2179 « La parrocchia è una determinata comunità di fedeli che viene costituita stabilmente nell'ambito di una Chiesa particolare e la cui cura pastorale è affidata, sotto l'autorità del Vescovo diocesano, ad un parroco quale suo proprio pastore ». 121 È il luogo in cui tutti i fedeli possono essere convocati per la celebrazione domenicale dell'Eucaristia. La parrocchia inizia il popolo cristiano all'espressione ordinaria della vita liturgica, lo raduna in questa celebrazione; insegna la dottrina salvifica di Cristo; pratica la carità del Signore in opere buone e fraterne: 122

« Tu non puoi pregare in casa come in chiesa, dove c'è il popolo di Dio raccolto, dove il grido è elevato a Dio con un cuore solo. [...] Là c'è qualcosa di più, l'unisono degli spiriti, l'accordo delle anime, il legame della carità, le preghiere dei sacerdoti ». 123

L'obbligo della domenica

2180 Il precetto della Chiesa definisce e precisa la Legge del Signore: « La domenica e le altre feste di precetto i fedeli sono tenuti all'obbligo di partecipare alla Messa ». 124 « Soddisfa il precetto di partecipare alla Messa chi vi assiste dovunque venga celebrata nel rito cattolico, o nello stesso giorno di festa, o nel vespro del giorno precedente ». 125

2181 L'Eucaristia domenicale fonda e conferma tutto l'agire cristiano. Per questo i fedeli sono tenuti a partecipare all'Eucaristia nei giorni di precetto, a meno che siano giustificati da un serio motivo (per esempio, la malattia, la cura dei lattanti) o ne siano dispensati dal loro parroco. 126 Coloro che deliberatamente non ottemperano a questo obbligo commettono un peccato grave.

2182 La partecipazione alla celebrazione comunitaria dell'Eucaristia domenicale è una testimonianza di appartenenza e di fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. In questo modo i fedeli attestano la loro comunione nella fede e nella carità. Essi testimoniano al tempo stesso la santità di Dio e la loro speranza nella salvezza. Si rafforzano vicendevolmente sotto l'assistenza dello Spirito Santo.

2183 « Se per mancanza del ministro sacro o per altra grave causa diventa impossibile la partecipazione alla celebrazione eucaristica, si raccomanda vivamente che i fedeli prendano parte alla liturgia della Parola, se ve n'è qualcuna nella chiesa parrocchiale o in un altro luogo sacro, celebrata secondo le disposizioni del Vescovo diocesano, oppure attendano per un congruo tempo alla preghiera personalmente o in famiglia, o, secondo l'opportunità, in gruppi di famiglie ». 127

Giorno di grazia e di cessazione dal lavoro

2184 Come Dio « cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro » (Gn 2,2), così anche la vita dell'uomo è ritmata dal lavoro e dal riposo. L'istituzione del giorno del Signore contribuisce a dare a tutti la possibilità di godere di sufficiente riposo e tempo libero che permetta loro di curare la vita familiare, culturale, sociale e religiosa. 128

2185 Durante la domenica e gli altri giorni festivi di precetto, i fedeli si asterranno dal dedicarsi a lavori o attività che impediscano il culto dovuto a Dio, la letizia propria del giorno del Signore, la pratica delle opere di misericordia e la necessaria distensione della mente e del corpo. 129 Le necessità familiari o una grande utilità sociale costituiscono giustificazioni legittime di fronte al precetto del riposo domenicale. I fedeli vigileranno affinché legittime giustificazioni non creino abitudini pregiudizievoli per la religione, la vita di famiglia e la salute.

« L'amore della verità cerca il sacro tempo libero, la necessità dell'amore accetta il giusto lavoro ». 130

2186 È doveroso per i cristiani che dispongono di tempo libero ricordarsi dei loro fratelli che hanno i medesimi bisogni e i medesimi diritti e non possono riposarsi a causa della povertà e della miseria. Dalla pietà cristiana la domenica è tradizionalmente consacrata alle opere di bene e agli umili servizi di cui necessitano i malati, gli infermi, gli anziani. I cristiani santificheranno la domenica anche dando alla loro famiglia e ai loro parenti il tempo e le attenzioni che difficilmente si possono loro accordare negli altri giorni della settimana. La domenica è un tempo propizio per la riflessione, il silenzio, lo studio e la meditazione, che favoriscono la crescita della vita interiore e cristiana.

2187 Santificare le domeniche e i giorni di festa esige un serio impegno comune. Ogni cristiano deve evitare di imporre, senza necessità, ad altri ciò che impedirebbe loro di osservare il giorno del Signore. Quando i costumi (sport, ristoranti, ecc.) e le necessità sociali (servizi pubblici, ecc.) richiedono a certuni un lavoro domenicale, ognuno si senta responsabile di riservarsi un tempo sufficiente di libertà. I fedeli avranno cura, con moderazione e carità, di evitare gli eccessi e le violenze cui talvolta danno luogo i divertimenti di massa. Nonostante le rigide esigenze dell'economia, i pubblici poteri vigileranno per assicurare ai cittadini un tempo destinato al riposo e al culto divino. I datori di lavoro hanno un obbligo analogo nei confronti dei loro dipendenti.

2188 Nel rispetto della libertà religiosa e del bene comune di tutti, i cristiani devono adoperarsi per far riconoscere dalle leggi le domeniche e i giorni di festa della Chiesa come giorni festivi. Spetta a loro offrire a tutti un esempio pubblico di preghiera, di rispetto e di gioia e difendere le loro tradizioni come un prezioso contributo alla vita spirituale della società umana. Se la legislazione del paese o altri motivi obbligano a lavorare la domenica, questo giorno sia tuttavia vissuto come il giorno della nostra liberazione, che ci fa partecipare alla « adunanza festosa e all'assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli » (Eb 12,22-23).

In sintesi

2189 « Osserva il giorno di sabato per santificarlo » (Dt 5,12). « Il settimo giorno vi sarà riposo assoluto, sacro al Signore » (Es 31,15).

2190 Il sabato, che rappresentava il compimento della prima creazione, è sostituito dalla domenica, che ricorda la nuova creazione, iniziata con la risurrezione di Cristo.

2191 La Chiesa celebra il giorno della risurrezione di Cristo nell'ottavo giorno, che si chiama giustamente giorno del Signore, o domenica. 131

2192 « Il giorno di domenica [...] deve essere osservato in tutta la Chiesa come il primordiale giorno festivo di precetto ». 132 « La domenica e le altre feste di precetto i fedeli sono tenuti all'obbligo di partecipare alla Messa ». 133

2193 « La domenica e le altre feste di precetto i fedeli [...] si astengano [...] da quei lavori e da quegli affari che impediscono di rendere culto a Dio e turbano la letizia propria del giorno del Signore o il dovuto riposo della mente e del corpo ». 134

2194 L'istituzione della domenica contribuisce a dare a tutti la possibilità di « godere di sufficiente riposo e tempo libero che permetta loro di curare la vita familiare, culturale, sociale e religiosa ». 135

2195 Ogni cristiano deve evitare di imporre, senza necessità, ad altri ciò che impedirebbe loro di osservare il giorno del Signore.


(104) Cf Dt 5,12-15.

(105) Cf Es 31,16.

(106) Cf Es 23,12.

(107) Cf Ne 13,15-22; 2 Cr 36,21.

(108) Cf Mc 1,21; Gv 9,16.

(109) Cf Mc 3,4.

(110) Cf Mt 12,5; Gv 7,23.

(111) Cf Mt 28,1; Lc 24,1; Gv 20,1.

(112) Cf Mc 16,1; Mt 28,1.

(113)San Giustino, Apologia, 1, 67: CA 1, 188 (PG 6, 429-432).

(114) Cf 1 Cor 10,11.

(115)Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Magnesios, 9, 1: SC 10bis, 88 (Funk 1, 236-238).

(116)San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, q. 122, a. 4, c: Ed. Leon. 9, 478.

(117) 6 CIC canone 1246, § 1.

(118) 6 CIC canone 1246, § 1.

(119) 6 Cf At 2,42-46; 1 Cor 11,17.

(120) 6 Pseudo-Eusebio Alessandrino, Sermo de die Dominica: PG 861, 416 e 421.

(121) 6 CIC canone 515, § 1.

(122) Cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. Christifideles laici, 26: AAS 81 (1989) 437-440.

(123) San Giovanni Crisostomo, De incomprehensibili Dei natura seu contra Anomoeos, 3, 6: SC 28bis, 218 (PL 48, 725).

(124) CIC canone 1247.

(125) CIC canone 1248, § 1.

(126) Cf CIC canone 1245.

(127) CIC canone 1248, § 2.

(128) Cf Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 67: AAS 58 (1966) 1089.

(129) Cf CIC canone 1247.

(130) Sant'Agostino, De civitate Dei, 19, 19: CSEL 402, 407 (PL 41, 647).

(131) Cf Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium, 106: AAS 56 (1964) 126.

(132) CIC canone 1246, § 1.

(133) CIC canone 1247.

(134) CIC canone 1247.

(135) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 67: AAS 58 (1966) 1089.