Catechismo
Il Sesto Comandamento: Non commettere atti impuri
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- Creato: 11 Giugno 2008
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1) La formulazione del VI° Com. in Deut 5,18 è quella di "non commetterai adulterio".
a) Per determinare l'ambito di questo comandamento, bisogna rifarsi alla situazione sociologica dell'antico Israele, in cui si praticava la poligamia e la donna sposata veniva considerata in certo modo possesso, proprietà del marito.
b) Nella legge di Mosè non c'era niente che proibiva all'uomo le relazioni con donne non sposate o con schiave. Le relazioni extraconiugali non costituivano adulterio, perché il marito, grazie alla poligamia, poteva sempre prendere come seconda moglie la donna con cui aveva mantenuto relazioni.
c) La situazione della sposa era molto diversa. Poiché non poteva avere più di un marito e stava sotto il suo dominio, ogni relazione extraconiugale la faceva diventare adultera.
d) Ne risultava che l'uomo era adultero solo in rapporto al marito o al fidanzato di cui aveva sedotto la sposa. Non era adultero che quando rompeva il matrimonio o il fidanzamento dell'altro. La donna invece era adultera quando rompeva il proprio matrimonio o la propria promessa.
2) Deut 22,13-29 Motivazioni
Al principio questo sembra essere l'ambito del VI° Com. Tuttavia altre prescrizioni di Deut fanno pensare ad una maggiore estensione del VI° Com.
- Deut 22,28: la donna sedotta doveva essere sposata ed indennizzata.
- Deut 22, 20-22: La lapidazione era per la donna che si diceva vergine, ma di fatto, non lo era al momento del matrimonio.
Questo vuol dire che il VI° Com. proibiva ogni relazione sessuale che implicasse un'"ingiustizia" contro qualcuna delle persone implicatevi.
3) La motivazione più piena della proibizione era quella che considerava l'adulterio un attentato contro la legge di Yahvè: l'Alleanza non permetteva che si sottraesse alla volontà di Yahvè nessun aspetto della vita del popolo:
- Lev. 20,10
- Deut. 22,22-27
Nella legge di "santità" l'adulterio è equiparato alla impurità rituale: "...ti trasformerai in empio" (Lev 18,20)
Israele non deve imitare le consuetudini pagane nemmeno nelle relazioni sessuali. Lev. 18,30
4) l'antico oriente insisteva molto sul carattere sociale delle relazioni sessuali. Questo spiega perché l'adulterio era delitto di diritto pubblico, con pena di lapidazione. Era considerato come ingiustizia nei confronti del marito leso nei suoi diritti: attraverso il matrimonio il marito "prendeva" la sposa e diventava il "proprietario" della sua sposa. Attraverso l'atto coniugale la sposa entrava a far parte della "vita" del marito. Le relazioni extraconiugali della sposa introducevano in questa "vita" sangue estraneo che andava a compromettere la purezza della linea generazionale.
5) I profeti, soprattutto Osea, descrivevano l'Alleanza conclusa tra Yahvè e Israele con termini sponsali e di matrimonio: denunceranno l'apostasia da Yahvè e il culto di altri dei come adulterio. Israele è la sposa infedele, anche se Dio non l'abbandonerà. Dopo averla castigata la riprenderà.
Geremia (31,32) descriverà Yahvè come uno scopo.
Sotto l'influsso della predicazione profetica (nei testi che parlano del simbolismo del matrimonio) l'ideale delle nozze si affinerà man mano.
- Il parallelismo tra il matrimonio umano e l'Alleanza suppone già un certo rifiuto della poligamia.
- Quindi il matrimonio monogamico appare come l'ideale da raggiungere.
- La pratica stessa tenderà ad allinearsi con questo ideale.
Per cui l'adulterio sarà considerato man mano non solo come offesa contro i diritti del marito, ma anche come tradimento della fedeltà mutua dentro il matrimonio stesso.
- D'altra parte, il semplice fatto che, fin dell'inizio, il matrimonio è inserito dentro l'Alleanza (mediante il VI° Com.), come dentro il suo contesto naturale, significa che Israele era stimolato a formarsi un'idea più elevata del matrimonio: avvicinandosi al primitivo ideale tale e quale come lo descriveva la Genesi. In forma positiva, il sesto comandamento potrebbe leggersi così:
"Sarete fedeli l'uno all'altra nel vostro matrimonio, come Io, Yahvè vostro Dio, amo Israele e gli rimango fedele."
6) La Tradizione della Chiesa ha considerato il sesto comandamento come inglobante l'insieme della sessualità umana.
Leggiamo nel catechsimo della Chiesa Cattolica:
2337 La castità esprime la raggiunta integrazione della sessualità nella persona e conseguentemente l'unità interiore dell'uomo nel suo essere corporeo e spirituale. La sessualità, nella quale si manifesta l'appartenenza dell'uomo al mondo materiale e biologico, diventa personale e veramente umana allorché è integrata nella relazione da persona a persona, nel dono reciproco, totale e illimitato nel tempo, dell'uomo e della donna.
La virtù della castità, quindi, comporta l'integrità della persona e l'integralità del dono.in sisntesi nel catechsimo viene detto riguardo al sesto comandamento:
2392 « L'amore è la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano ».
2393 Creando l'essere umano uomo e donna, Dio dona all'uno e all'altra, in modo uguale, la dignità personale. Spetta a ciascuno, uomo e donna, riconoscere e accettare la propria identità sessuale.
2394 Cristo è il modello della castità. Ogni battezzato è chiamato a condurre una vita casta, ciascuno secondo lo stato di vita che gli è proprio.
2395 La castità significa l'integrazione della sessualità nella persona. Richiede che si acquisisca la padronanza della persona.
2396 Tra i peccati gravemente contrari alla castità, vanno citati la masturbazione, la fornicazione, la pornografia e le pratiche omosessuali.
2397 L'alleanza liberamente contratta dagli sposi implica un amore fedele. Essa impone loro l'obbligo di conservare l'indissolubilità del loro Matrimonio.
2398 La fecondità è un bene, un dono, un fine del matrimonio. Donando la vita, gli sposi partecipano della paternità di Dio.
2399 La regolazione delle nascite rappresenta uno degli aspetti della paternità e della maternità responsabili. La legittimità delle intenzioni degli sposi non giustifica il ricorso a mezzi moralmente inaccettabili (per esempio, la sterilizzazione diretta o la contraccezione).
2400 L'adulterio e il divorzio, la poligamia e la libera unione costituiscono gravi offese alla dignità del matrimonio.