Catechismo
Il Quinto Comandamento: Non uccidere
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- Creato: 01 Giugno 2008
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1) La vita umana è sacra ( viene da Dio e appartiene a Dio) ed è preziosa ( è il dono più grande che Dio ha fatto all'uomo).
2) Per Israele il dono della vita non consisteva solamente nella esistenza biologica. L'ideale era quello di godere lungamente della esistenza presente. Nella "durata dei giorni di vita" si vedeva un segno della benevolenza di Yahvè, una ricompensa unita all'osservanza dei 10 comandamenti (Deut 4,10) e del quarto in particolare (Deut 5,16).
3) Con il V° Com. Dio prende sotto la sua protezione la vita dell'uomo e proibisce l'omicidio: "non ucciderai" (Es. 20,13), chiunque versa il sangue dell'uomo, dall'uomo sarà versato il suo sangue.
Poichè l'uomo è stato fatto a immagine di Dio" (Gen 9,6)
Che senso ha tale comandamento? Che tipo di morte proibisce?
a) La pena di morte esisteva in Israele. Chi era dichiarato colpevole di determinati delitti contro l'Alleanza, moriva lapidato per ordine di Dio. Nel periodo del nomadismo la pena di morte era applicata legittimamente perfino dai privati. Il "vendicatore del Sangue" (Ultor Sanguinis) era il parente più prossimo della vittima: Num 39,19; Gen 9,6; Deut 19,13.
Tutto questo si svolgeva secondo la legge del taglione (NOMADISMO) (Es 21,23-24) (PROGRESSO SOCIALE RISPETTO A LAMECH).
b) Nell' A.T. "vendetta" non vuol dire "vendicarsi" (rendere male per male: questo è un atto proibito: "non ti vendicherai nè conserverai rancore contro i figli del tuo popolo Deut 19,18) ma, "vendicare il diritto calpestato e ristabilire la giustizia" questo è un dovere.
Questa "vendetta del sangue" subirà un'evoluzione; verrà sottratta all'individuo e sarà riservata esclusivamente alla comunità.
c) Israele conosce allo stesso modo il "diritto di guerra". A volte la guerra santa è ordinata dallo stesso Yahvè: "Quando andrai in guerra contro i tuoi nemici... non avrai timore, perchè Yahvè è con te... cammina con voi, per combattere per voi contro i vostri nemici, e salvarvi" (Deut 20,1-4-).
4) Infine anche il significato del verbo ebraico "rasah" ( che noi traduciamo in genere con "uccidere") ci dà a conoscere l'ambito del 5° comandamento.
Il verbo "rasah" mai è impiegato per designare la morte di un nemico in guerra, nè l'esecuzione di un condannato a morte: designa, invece la morte arbitraria e illegale di un nemico personale. Quindi il 5° comandamento condanna quello che noi denominiamo come omicidio, assassinio: cioè la morte di un membro della comunità eseguita fuori del quadro comunitario e legale. All'interno d'Israele la vita umana si trovava protetta contro la legge cieca della vendetta illimitata, capace di distruggere famiglie e clan, fino ad arrivare a minacciare in questo modo l'esistenza dello stesso Popolo di Dio.
5) I profeti nella loro predicazione cercheranno di andare oltre la lettera. Non si accontenteranno di ricordare di "non uccidere" ma prolungheranno, in senso positivo, la proibizione di uccidere affermando che è un obbligo quello di contribuire positivamente a mantenere la vita del Prossimo: "dividi il tuo pane..." Is 58,6.
Il Vaticano II° (G.et.S; 69,1), raccogliendo a piene mani la tradizione conciliare precedente, la tradizione apostolica, la vita dei santi, ricorderà che si può essere omicidi per inerzia, per omissione e per egoismo proprio: "A tutti il Concilio ricorda: Dà da mangiare a chi muore di fame, se infatti non gli dai da mangiare, l'hai ucciso".
Pertanto il non uccidere non è visto solo come un gesto "attivo": togliere la vita (omicidio, aborto, deicidio); ma anche come un gesto "passivo e preventivo": proteggere la vita e dargli le condizioni perché essa fiorisca sempre (cura delle condizioni della vita, cura spirituale e sociale, carità, cura di sé e del prossimo, rispetto incondizionato dell'innocente e del debole, giustizia sociale, ecc.)