Incontro con i giovani presso la Papp László Budapest Sportaréna
- Dettagli
- Creato: 30 Aprile 2023
- Hits: 167
Questo pomeriggio, lasciata la Nunziatura Apostolica di Budapest, il Santo Padre Francesco si è trasferito in auto alla Papp László Budapest Sportaréna per l’incontro con i giovani.
Al Suo arrivo, dopo aver effettuato il cambio di vettura e dopo alcuni giri in macchina elettrica tra i circa 12.000 giovani presenti, il Papa è stato accolto dal Vescovo incaricato per la Pastorale giovanile, S.E. Mons. Ferenc Palánki, Vescovo di Debrecen-Nyíregyháza, mentre veniva intonato un canto.
Quindi, dopo l’indirizzo di saluto del Vescovo, l’esecuzione di una danza tradizionale e le testimonianze di quattro giovani, Papa Francesco ha pronunciato il Suo discorso.
Al termine dell’incontro, dopo la recita del Padre Nostro, la benedizione e il canto finale, il Santo Padre è rientrato in auto alla Nunziatura Apostolica di Budapest dove ha ricevuto il Sindaco di Budapest, il Sig. Gergely Szilveszter Karáksony, con la moglie e i figli. L’incontro, svoltosi in un clima familiare, è durato circa 15 minuti.
Successivamente, nel Salone della Rappresentanza Pontificia, il Papa ha incontrato in forma privata i Membri della Compagnia di Gesù presenti in Ungheria.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’incontro:
Dicsértessék a Jézus Krisztus! [Sia lodato Gesù Cristo!]
Cari fratelli e sorelle, vorrei dirvi köszönöm! [grazie!] Grazie per la danza, grazie per il canto, per le vostre testimonianze coraggiose, e grazie a ciascuno per essere qui: sono felice di stare con voi! Grazie.
Mons. Ferenc ci ha detto che la gioventù è tempo di grandi domande e di grandi risposte. È vero, ed è importante che ci sia qualcuno che provochi e ascolti le vostre domande, e che non vi dia risposte facili, risposte preconfezionate, ma vi aiuti a sfidare senza paura l’avventura della vita in cerca di risposte grandi. Le risposte preconfezionate non servono, non fanno felici. Così, infatti, faceva Gesù. Bertalan, hai detto che Gesù non è un personaggio di un libro di fiabe o il supereroe di un fumetto, ed è vero: Cristo è Dio in carne e ossa, è il Dio vivo che si fa vicino a noi; è l’Amico, il migliore degli amici, è il Fratello, il migliore dei fratelli, ed è molto bravo nel porre domande. Nel Vangelo, infatti, Lui, che è il Maestro, prima di dare risposte, fa domande. Penso a quando si trova davanti quella donna adultera contro cui tutti puntavano il dito. Gesù interviene, quelli che la accusavano se ne vanno e Lui rimane solo con lei. Allora con delicatezza le chiede: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?» (Gv 8,10). Lei risponde: «Nessuno, Signore!» (v. 11). E così, mentre lo dice, capisce che Dio non vuole condannare, ma perdonare. Mettete questo nella testa: Dio non vuole condannare, ma perdonare. Dio perdona sempre. Come si dice in ungherese “Dio perdona sempre”? [il traduttore lo dice in ungherese e il Papa lo fa ripetere ai giovani] Non dimenticatevi! Lui è pronto a rialzarci ad ogni nostra caduta! Con Lui perciò non dobbiamo mai avere paura di camminare e andare avanti nella vita. Pensiamo anche a Maria Maddalena, che al mattino di Pasqua fu la prima a vedere Gesù risorto – e aveva una storia quella donna!, ma è stata la prima a vederlo. Lei era in lacrime accanto alla tomba vuota e Gesù le domanda: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?» (Gv 20,15). E così, toccata sul vivo, Maria di Magdala apre il cuore, gli racconta le sue angosce, rivela i suoi desideri e il suo amore: “Dov’è il Signore?”.
E guardiamo al primo incontro di Gesù con quelli che diventeranno i suoi discepoli. Due di loro, indirizzati da Giovanni Battista, gli vanno dietro. Il Signore si volta e fa un’unica domanda: «Che cosa cercate?» (Gv 1,38). Anch’io faccio una domanda, e ognuno risponda nel cuore, in silenzio. La mia domanda è: “Che cosa cercate? Che cosa cercate nella vita? Che cosa cerchi nel tuo cuore?”. In silenzio, ognuno risponde dentro di sé. Che cosa cerco io? Gesù non fa tanta predica, no, fa strada, fa la strada insieme a ognuno di noi; Gesù cammina vicino a ognuno di noi. Non vuole che i suoi discepoli siano scolari che ripetono una lezione, ma che siano giovani liberi e camminino, compagni di strada di un Dio che ascolta, che ascolta i loro bisogni ed è attento ai loro sogni. Poi, dopo parecchio tempo, due giovani discepoli scivolano malamente – i discepoli di Gesù sono scivolati tanto! – e fanno a Gesù una richiesta sbagliata, cioè di poter stare alla sua destra e alla sua sinistra quando Lui diventerà Re –volevano arrampicarsi, questi! Ma è interessante vedere che Gesù non li rimprovera per aver osato, non dice loro: “Come vi permettete, smettete di sognare queste cose!”. No, Gesù non abbatte i loro sogni, ma li corregge sul modo di realizzarli; accetta il loro desiderio di arrivare in alto – è buono questo – ma insiste su una cosa, da ricordare bene: non si diventa grandi scavalcando gli altri, ma abbassandosi verso gli altri; non a discapito degli altri, ma servendo gli altri (cfr Mc 10,35-45). [chiede al traduttore di ripetere l’ultima frase in ungherese] Avete capito? Vedete, amici, Gesù è felice che raggiungiamo grandi traguardi, non ci vuole pigri e poltroni, non ci vuole zitti e timidi, ci vuole vivi, attivi, protagonisti, protagonisti della storia. E non svaluta mai le nostre aspettative ma, al contrario, alza l’asticella dei nostri desideri. Gesù sarebbe d’accordo con un vostro proverbio, che spero di pronunciare bene: Aki mer az nyer [Chi osa vince].
Voi potete domandarmi: come si fa ad essere vincitori nella vita? Ci sono due passaggi fondamentali, come nello sport: primo, puntare in alto; secondo, allenarsi. Puntare in alto. Dimmi, hai un talento? Di sicuro ce l’hai, tutti l’abbiamo! Non metterlo da parte pensando che per essere felice basti il minimo indispensabile: un titolo di studio, un lavoro per guadagnare, divertirsi un po’… No, metti in gioco quello che hai! Hai una buona qualità? Investi su quella, senza paura, vai avanti! Senti nel cuore che hai una capacità che può far bene a tanti? Senti che è bello amare il Signore, creare una famiglia numerosa, aiutare chi è bisognoso? Vai avanti, non pensare che siano desideri irrealizzabili, ma investi sui grandi traguardi della vita! Questo è il primo, puntare in alto. E il secondo: allenarsi. Come? In dialogo con Gesù, che è il miglior allenatore possibile. Lui ti ascolta, Lui ti motiva, Lui crede in te, sai?, Gesù crede in te!, sa tirar fuori il meglio di te. E sempre invita a fare squadra: mai da soli ma con gli altri: questo è molto importante. Se tu vuoi maturare e crescere nella vita, vai avanti facendo squadra nella comunità, vivendo esperienze comuni. Penso, ad esempio, alle Giornate Mondiali della Gioventù, e colgo l’occasione per invitarvi alla prossima, che sarà in Portogallo, a Lisbona, all’inizio di agosto. Oggi invece c’è la grande tentazione di accontentarsi di un cellulare e di qualche amico – poca cosa, per favore! Ma, anche se questo è ciò che fanno tanti, anche se fosse quello che ti va di fare, non fa bene. Tu non puoi chiuderti in un gruppettino di amici e dialogare soltanto con il cellulare: questa è una cosa – permettetemi la parola – un po’ stupida.
C’è poi un elemento importante per allenarsi e tu, Krisztina, ce lo hai ricordato dicendo che tra mille corse, tanta frenesia e velocità, c’è una cosa essenziale che manca oggi ai giovani, e pure agli adulti. Hai detto: «Non ci concediamo tempo per il silenzio nel rumore, perché abbiamo paura della solitudine e poi ogni giorno finiamo per essere stanchi». Lo hai detto tu, Krisztina: grazie. Vorrei dirvi: in questo non abbiate paura di andare controcorrente, di trovare un tempo di silenzio ogni giorno per fermarvi e pregare. Oggi tutto vi dice che bisogna essere veloci, efficienti, praticamente perfetti, come delle macchine! Ma, cari, noi non siamo macchine! E poi ci accorgiamo che spesso finiamo la benzina e non sappiamo cosa fare. Fa tanto bene sapersi fermare per fare il pieno, per ricaricare le batterie. Ma attenzione: non per immergersi nelle proprie malinconie o rimuginare sulle proprie tristezze, non per pensare a chi mi ha fatto questo o quello, facendo teorie su come si comportano gli altri; no, questo non fa bene! Questo è un veleno, questo non si fa.
Il silenzio è il terreno su cui coltivare relazioni benefiche, perché permette di affidare a Gesù ciò che viviamo, di portargli volti e nomi, di gettare in Lui gli affanni, di passare in rassegna gli amici e dire una preghiera per loro. Il silenzio ci dà la possibilità di leggere una pagina di Vangelo che parla alla nostra vita, di adorare Dio ritrovando così la pace nel cuore. Il silenzio permette di prendere in mano un libro che non sei costretto a leggere, ma che ti aiuta a leggere l’animo umano, di osservare la natura per non stare solo a contatto con cose fatte dagli uomini e scoprire la bellezza che ci circonda. Ma il silenzio non è per incollarsi ai cellulari e ai social; no, per favore: la vita è reale, non virtuale, non avviene su uno schermo, la vita avviene nel mondo! Per favore, non virtualizzare la vita! Lo ripeto: non virtualizzare la vita, che è concreta. Capito?
Il silenzio, dunque, è la porta della preghiera e la preghiera è la porta dell’amore. Dóra, vorrei ringraziarti perché hai parlato della fede come di una storia d’amore – è bello questo, è la tua esperienza –, dove ogni giorno affronti le difficoltà dell’adolescenza, ma sai che c’è Qualcuno con te, Qualcuno per te, e che quel Qualcuno, Gesù, non ha paura di superare con te ogni ostacolo che incontri. La preghiera aiuta a fare questo, perché è dialogo con Gesù, così come la Messa è incontro con Lui, e la Confessione è l’abbraccio che si riceve da Lui. Mi viene in mente il vostro grandissimo musicista Ferenc Liszt. Durante la pulitura del suo pianoforte furono trovati dei grani del rosario che forse, rompendosi, erano caduti dentro lo strumento. È un indizio che ci fa pensare come, prima di un componimento o di un’esecuzione, magari anche dopo un momento di divertimento al pianoforte, fosse abituale per lui pregare: parlava al Signore, parlava alla Madonna di ciò che amava e metteva la sua arte e i suoi talenti nella preghiera. Pregare non è noioso! Siamo noi a renderlo noioso. Pregare è un incontro, un incontro con il Signore: è bello questo. E quando pregate, non abbiate paura di portare a Gesù tutto quello che passa nel vostro mondo interiore: gli affetti, i timori, i problemi, le aspettative, i ricordi, le speranze, tutto, anche i peccati. Lui capisce tutto. La preghiera è dialogo di vita, la preghiera è vita. Bertalan, oggi non hai avuto vergogna di raccontare a tutti l’ansia che a volte ti paralizza e le fatiche nell’avvicinarti alla fede. Che bello quando si ha il coraggio del vero, che non è mostrare di non aver mai paura, ma aprirsi e condividere le proprie fragilità con il Signore e con gli altri, senza nascondere, senza camuffare, senza indossare maschere. Grazie per la tua testimonianza, Bertalan, grazie! Il Signore, come racconta a ogni pagina il Vangelo, non fa grandi cose con persone straordinarie, ma con persone vere, limitate come noi. Invece, chi si basa sulle proprie capacità e vive di apparenze per sembrare a posto, tiene lontano Dio dal cuore perché si occupa di sé stesso soltanto. Gesù con le sue domande, con il suo amore, con il suo Spirito, ci scava dentro per fare di noi persone vere. E oggi c’è tanto bisogno di persone vere! Vi dico una cosa: sai qual è il pericolo oggi? Di essere una persona finta. Per favore, mai persona finta, sempre persona vera, con la propria verità! “Eh, Padre, io mi vergogno perché la mia realtà non è buona, sa, Padre, io ho delle mie cose dentro…”. Guarda avanti, al Signore, abbi coraggio! Il Signore ci vuole così come siamo, come siamo adesso, ci vuole bene così. Coraggio e avanti! Non spaventatevi delle vostre miserie.
E a questo proposito, ci ha colpito quanto hai detto tu, Tódor, a partire dal tuo nome, che porti in onore del beato Teodoro, un grande confessore della fede che richiama a non vivere di mezze misure. Hai voluto “far suonare la sveglia”, dicendo che lo zelo per la missione è anestetizzato dal nostro vivere nella sicurezza e nell’agio, mentre a non molti chilometri da qui la guerra e la sofferenza sono all’ordine del giorno. Ecco allora l’invito: prendere in mano la vita per aiutare il mondo a vivere in pace. Lasciamoci scomodare da questo, chiediamoci, ciascuno di noi: io che cosa faccio per gli altri, che cosa faccio per la società, che cosa faccio per la Chiesa, che cosa faccio per i miei nemici? Vivo pensando al mio bene o mi metto in gioco per qualcuno, senza calcolare i miei interessi? Per favore, interroghiamoci sulla nostra gratuità, sulla nostra capacità di amare, amare secondo Gesù, cioè di amare e servire.
Cari amici, c’è un’ultima cosa che vorrei condividere con voi, una pagina di Vangelo che riassume quanto ci siamo detti. Un anno e mezzo fa ero qui per il Congresso Eucaristico; nel Vangelo di Giovanni, al capitolo 6, c’è una bella pagina eucaristica che ha al centro un giovane. Racconta di un ragazzo che era nella folla ad ascoltare Gesù. Probabilmente sapeva che l’incontro sarebbe andato per le lunghe ed era stato previdente: aveva portato con sé il pranzo – voi avete portato un panino? Ma Gesù sente compassione per la folla – erano più di 5.000 – e la vuole sfamare; allora, nel suo stile, fa domande ai discepoli per sbloccare le loro energie. Chiede a uno di loro come fare e arriva una risposta “da ragioniere”: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo» (Gv 6,7). Come a dire: matematicamente impossibile. Un altro, nel frattempo, vede quel ragazzo e fa una constatazione, ma ancora una volta pessimistica: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?» (v. 9). Invece a Gesù quei cinque pani e due pesci bastano, bastano e avanzano per compiere il famoso miracolo della moltiplicazione dei pani. Ognuno di noi, le piccole cose che abbiamo, anche i nostri peccati, a Gesù bastano. E noi cosa dobbiamo fare? Lasciarle nelle mani di Gesù: ecco, questo basta.
Però il Vangelo non racconta un particolare, che lascia alla nostra immaginazione: come avranno fatto i discepoli a convincere quel giovane a dare tutto ciò che aveva? Forse gli avranno chiesto di mettere a disposizione il suo pranzo e lui si sarà guardato attorno, vedendo migliaia di persone. E forse, come loro, avrà risposto dicendo: “Non basta, perché chiedete a me e non ve ne occupate voi, che siete i discepoli di Gesù? Chi sono io?”. Allora, magari, gli avranno detto che era Gesù stesso a chiederne. E Lui fa una cosa straordinaria: si fida. Quel ragazzo, che aveva il pranzo per sé, si fida, dà tutto, non tiene nulla per sé. Era venuto per ricevere da Gesù e si trova a dare a Gesù. Ma così avviene il miracolo. Nasce dalla condivisione: la moltiplicazione operata da Gesù comincia dalla condivisione di quel giovane con Lui e per gli altri. Il poco di quel ragazzo nelle mani di Gesù diventa molto. Ecco dove porta la fede: alla libertà di dare, all’entusiasmo del dono, al vincere le paure, a mettersi in gioco! Amici, ciascuno di voi è prezioso per Gesù, e anche per me! Ricordati che nessuno può prendere il tuo posto nella storia del mondo, nella storia della Chiesa, nessuno può prendere il tuo posto, nessuno può fare quello che solo tu puoi fare. Aiutiamoci allora a credere che siamo amati e preziosi, che siamo fatti per cose grandi. Preghiamo per questo e incoraggiamoci in questo! E ricordatevi anche di fare del bene a me con la vostra preghiera. Köszönöm! [grazie!]
Dicsértessék a Jézus Krisztus! [Praised be Jesus Christ!]
Dear brothers and sisters, I would like to say köszönöm! [thank you!] for your dance, your song and your courageous testimonies. I thank each of you for being here today: I am happy to be with you! Thank you.
Bishop Ferenc has told us that youth is a time for important questions and responses. That is true, and it is important that you have someone to encourage you and to listen to your questions, not to give you simplistic, pre-packaged answers, which are useless and cannot make us happy, but to help you fearlessly face the adventure of life as you search for the right answers. That is exactly what Jesus did. Bertalan, you said that Jesus is not a storybook character or the superhero of a comic book, and that is true. He is God in the flesh, the living God who draws near to us. Jesus is a friend, the best of friends. He is a brother, the best of brothers, and he is very good at asking questions. We read in the Gospels, that he, the Teacher, always asks questions before he responds. I think of the time he found himself faced with the woman caught in adultery, at whom all were pointing their fingers. Jesus speaks, and her accusers depart. He is left alone with her and he gently asks her: “Woman, where are they? Has no one condemned you?” (Jn 8:10). She answers, “No one, Lord” (v. 11). Even as she speaks, she realizes that God wishes not to condemn her, but to forgive her. Keep this in mind: God does not want to condemn, but to forgive. God always forgives. Don’t forget it! God always forgives; he is always there to lift us up whenever we fall! With him at our side, we should never be afraid to move ahead with our lives. We can also think of Mary Magdalene – a woman who had quite a past! – who on Easter morning was the first to see the risen Jesus. As she stood weeping by the empty tomb, Jesus came and asked her: “Woman, why are you weeping? Whom are you looking for?” (Jn 20:15). Hearing this question, Mary Magdalene opened her heart, unburdened her grief and revealed the deepest desires of her heart: “Where is the Lord?”.
We can look too at Jesus’ first encounter with those who were to become his disciples. Two of them, sent to him by John the Baptist, begin to follow Jesus. The Lord turns to them and asks a single question: “What are you looking for?” (Jn 1:38). I too ask each of you a question; answer it quietly in your hearts. My question is: “What is it that you seek? What are you looking for in life? What do you seek in your heart?” Silently, let each of us answer within ourselves. What do I seek? Jesus does not preach at them, but walks with them, and with each of us. Jesus walks closely by our side. He does not want his disciples to be like schoolchildren who merely repeat lessons learned, but young people who are free and press ahead, fellow travellers of a God who listens to their needs and is attentive to their dreams. Then, some time later, two of his young disciples blunder – his disciples often blunder! – and they ask Jesus the wrong thing, namely, to sit at his right and his left when he becomes king, because they wanted to climb higher. It is worth noting that Jesus does not rebuke them for their audacity. He does not say: “How dare you? Stop dreaming of such things!” No, Jesus does not shatter their ambitions, but corrects them about the right way to achieve them. He accepts their desire for greatness, which is good, but he insists on one thing that we too must always remember: it is not by stepping upon others that we become great, but by stooping to help them. We do not achieve greatness at the expense of others, but rather by serving them (cf. Mk 10:35-45). As you see, dear friends, Jesus wants us to accomplish great things. He doesn’t want us to be lazy “couch potatoes”; he doesn’t want us to be quiet and timid; instead, he wants us to be alive, active, ready to take charge and make history. He never disparages our expectations but, on the contrary, raises the bar of our desires. Jesus would agree with a proverb of yours, which I hope I pronounce well: Aki mer az nyer [Those who dare, win the prize].
You may well ask: how do we win in life? Just as in sports, there are two basic steps. First, aim high, then train. Aim high. Do you have a talent? Of course you do, everyone has! Don’t put it aside, thinking that the bare minimum is enough to bring happiness: a degree, a job to earn money, to have fun… No! Put your talents to good use. Do you have a good quality? Invest in it, don’t be afraid! Do you feel in your heart that you have the possibility of helping others? Do you sense how good it is to love the Lord, to have a large family, to help those in need? Then carry on, don’t think that these are unattainable desires. Rather, invest in the great goals of life! This, then, is the first step, to aim high. The second is to train. How do you train? Through dialogue with Jesus, who is the best of coaches. He listens to you, encourages you, believes in you. Did you know that? Jesus believes in you and is able to bring out the best in you. He constantly invites you to be a team player, never alone but with others: this is very important. If you want to mature and grow in life, always be a team player, in the community, sharing your experiences with others. I think, for example, of the experience of the World Youth Days, so I will take this opportunity to invite you to the next one, to be held in Portugal, in Lisbon, at the beginning of August. Nowadays there is a great temptation to be satisfied with a cell phone and a few friends. What a pity! Even if many people are willing to settle for that, or even if you are too, it is not good or healthy. You cannot shut yourselves away in small groups of friends, talking only on your cell phone. To do so – allow me to say it – is somewhat stupid.
There is one important element of training that you, Krisztina, reminded us of, when you said that nowadays, amid all our racing around, with so much hustle and bustle, there is something essential that young people, and adults as well, are lacking. You said, “We don’t make time for silence in the midst of this racket, because we are afraid of loneliness; as a result, every day we end up feeling tired.” Thank you for telling us this, Krisztina. What I would say to you is this: don’t be afraid to swim against the current, to make room for a moment of silence each day, a moment to stop and pray. Nowadays, we are bombarded with the message that we have to be fast, efficient and practically perfect, like machines – even though, dear friends, we are not machines! Then, we often find that we run out of gas and are at a loss for what to do. We have to learn how to stop and fill our tanks, to recharge our batteries. Here though, I would also say: be careful not to indulge in moodiness or brood over your troubles. Don’t waste time thinking about who did this or that to me, questioning other people’s motives. That is not good or healthy either; in fact it is poisonous, and best avoided.
Silence is the soil in which we cultivate good relationships. It allows us to entrust to Jesus whatever we are feeling, to bring him faces and names, to share our difficulties, to remember our friends and to say a prayer for them. Silence gives us a chance to read a page of the Gospel that can speak to our hearts, to worship God, to regain our inner peace. Silence allows us to pick up a book that we don’t have to read, but one that can help us learn how to read human hearts. Silence enables us to observe nature, so that we are not just in contact with appliances and devices, but discover the natural beauty that is all around us. Silence is not for sitting glued to your cell phone, or on social media. No, please! Life is real, not virtual. It does not take place on a screen, but in the world! Please do not “virtualize” life! I repeat: do not virtualize it, for life is concrete. Understood?
Silence, then, is the door to prayer, and prayer is the door to love. Dóra, I want to thank you because you told us something beautiful, from your own experience: that faith is a love story, where every day you deal with the problems of adolescence, but you know that there is always Someone at your side, Someone who is there for you, and that Someone is Jesus. He does not hesitate to help you overcome every obstacle on your path. Prayer helps you in this, because prayer is dialogue with Jesus, just as Mass is an encounter with him, and Confession is the embrace you receive from him. This reminds me of your great musician Franz Liszt. During the restoration of his piano, a few beads from his rosary were found; the rosary had broken and those beads had fallen into the instrument. This makes us realize that before a composition or performance, perhaps even after a moment of enjoyment at the piano, it was usual for him to pray. He spoke to the Lord and Our Lady about what he loved and he brought his art and talents to prayer. Praying is not boring! We are the ones who make it boring. Prayer is an encounter with the Lord, an encounter that is beautiful. So, when you pray, don’t be afraid to bring to Jesus everything that is going on in your life: your emotions and fears, your problems and expectations, your memories and hopes, everything, including your sins. Jesus understands it all. Prayer is a dialogue of life; prayer is life. Bertalan, today you were not ashamed to tell everyone about the anxiety that sometimes grips you and about your struggles with faith. What a beautiful thing it is to have this courage of honesty. Instead of having to act as if you are never afraid, you can freely share your vulnerability with the Lord and with others, without hiding or disguising anything, without wearing a mask. Thank you for your testimony, Bertalan. Thank you! On every page, the Gospel tells us that the Lord does not do great things with exceptional people, but with ordinary and weak people like ourselves. Those who count on their own abilities, and are anxious always to look good before others, keep God away from their hearts because they are only concerned about themselves. Jesus, by his questions and by his love, together with his Spirit, acts deep within us to make us real, authentic people. And today we have great need of such real and authentic people. Let me tell you something: do you know what the danger is today? Of being a fake person. Please, never be fake people, always be your real and truthful selves! “But, Father, I am ashamed because my real self is not good; you know, Father, I have certain things inside...” Look ahead, to the Lord, have courage! The Lord wants us the way we are, the way we are now, and he loves us the way we are. Take courage and move forwards! Do not be afraid of your poverty.
In this regard, I think we were all struck by what you said, Tódor, starting with your name, which honours Blessed Theodore, a great confessor of the faith who inspires us to not live by half measures. You wanted to issue a “wake-up call”, reminding us that our zeal for the mission can be blunted by living in security and comfort, while not far from here war and suffering are daily realities. This is the real challenge: to take control of our lives in order to help our world to live in peace. Each one of us should ask the uncomfortable question: What am I doing for others, for society, what am I doing for the Church, or for my enemies? Do I think only about myself? Or do I put myself on the line for others, without calculating my own interests? Please, let us reflect on our ability to be generous, our ability to love, to love as Jesus taught us, which is by loving and serving others.
Dear friends, there is one last thing I would like to share with you. It is a page of the Gospel, which sums up everything that we have said. A year and a half ago, I was here for the Eucharistic Congress. In the sixth chapter of John’s Gospel there is a beautiful eucharistic passage with a young person at the centre. He was part of the crowd listening to Jesus, and he had planned ahead: he brought his lunch with him. Jesus feels compassion for the crowd, more than five thousand people, and wants to feed them; so, again in his typical way, he asks the disciples questions to get them to act. He asks one of them how they could feed the crowd, and gets a “bookkeeper” response: “Six months’ wages would not buy enough bread for each of them to get a little” (Jn 6:7). As if to say: mathematically, it is impossible. Another disciple, meanwhile, sees the young person and makes an equally pessimistic comment: “There is a boy here who has five barley loaves and two fish. But what are they among so many people?” (v. 9). For Jesus, though, those five loaves and two fish were enough, enough to perform the famous miracle of the multiplication of the loaves. Likewise with us: the little things we have, even our sins, are enough for Jesus. And what should we do? Place them in the hands of Jesus: that is enough.
However, there is one detail the Gospel does not tell us, but leaves it to our imagination. How did the disciples persuade that young man to give everything he had? They may have asked him to make his lunch available, and he may have looked around, seeing thousands of people, and perhaps responded as they did, by saying, “It’s not enough; why are you asking me and not handling this yourselves, as Jesus’ disciples? Who am I?” Perhaps too, they told him that Jesus himself was the one who was asking. In any event, the young man does something extraordinary: he trusts. That young man, who brought his own lunch, trusts; he gives everything away, holding nothing back. He had come there to receive from Jesus, and now he finds himself giving to Jesus. Yet that is how the miracle happened. It started with sharing: Jesus’ multiplication of the loaves and fish started with a young person who shared with him, for the sake of others. In Jesus’ hands, the little he possessed became much. Faith is that way: it starts with giving freely, with enthusiasm and generosity, overcoming our fears and stepping forward! Dear friends, each of you is precious to Jesus, and also to me! Remember that no one can take your place in the history of the world and the Church: no one can take your place, no one can do what only you can do. Let us help each other, then, to believe that we are loved and precious, that we are made for great things. Let us pray for this and encourage one another in this! I ask you too, to help me by your prayers. Köszönöm! [Thank you!]
الزيارة الرسوليّة إلى هنغاريا
كلمة قداسة البابا فرنسيس
في اللقاء مع الشّباب
Papp Laszlo Budapest Sportarena
السبت 29 نيسان/أبريل 2023
Dicsértessék a Jézus Krisztus! [ليكن اسم الرّبّ مسبحًا!]
أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء، أودّ أن أقول لكم köszönöm! [شكرًا!]. شكرًا على الرّقص وعلى الأغنية، وعلى شهاداتكم الشّجاعة، وشكرًا لكلّ واحدٍ منكم لوجوده هنا: أنا سعيد لوجودي معكم! شكرًا.
قال لنا سيادة المطران فيرينك إنّ الشّباب هو وقت الأسئلة الكبيرة والإجابات الكبيرة. هذا صحيح، ومن المهمّ أن يكون هناك شخص يُثير أسئلتكم ويستمع إليها، وألّا يُعطيكم إجابات سهلة وجاهزة مسبقًا، بل يساعدكم على تحدّي مغامرة الحياة بِلا خوف، بحثًا عن إجابات كبيرة. في الواقع، هذا ما صنعه يسوع. قلت يا برتالان إنّ يسوع ليس شخصيّة في قصّة أو بطل خارق في قصّة مصوّرة، وهذا صحيح: المسيح، هو إله حق وإنسان حق، هو الإله الحيّ القريب منّا، وهو الصّديق، وأفضل الأصدقاء، وهو الأخ، وأفضل الإخوة، وهو يعرف كيف يطرح الأسئلة. في الإنجيل، هو المعلّم، يسأل قبل أن يجيب. أفكّر فيه عندما كان واقفًا أمام تلك المرأة الزّانية التي أشار إليها الكلّ بأصابع الاتّهام. تدخَّل يسوع. الذين اتّهموها كانوا قد تركوا المكان، وبقي يسوع وحده معها. ثم سألها بلطف، قال لها: "أَينَ هُم، أَيَّتُها المَرأَة؟ أَلَم يَحكُمْ عَليكِ أَحَد؟" (يوحنّا 8، 10). أجابته: "لا، يا ربّ!" (الآية 11). وعندما قالت ذلك الكلام، فهمت أنّ الله لم يُرِد أن يدين بل أن يغفر. الله يغفر دائمًا، وهو مُستعدّ لأن يُقيمنا من جديد بعد كلّ وقعة لنا! لذلك، معه يجب ألّا نخاف أبدًا من أن نسير ونمضي قدمًا في الحياة. لنفكّر أيضًا في مريم المجدليّة، التي كانت، في صباح الفصح، أوّل من رأت يسوع القائم من بين الأموات. كانت تبكي بجانب القبر الفارغ، فسألها يسوع: "لِماذا تَبْكينَ، أَيَّتُها المَرأَة، وعَمَّن تَبحَثين؟" (يوحنّا 20، 15). وهكذا، بعد أن مسَّها في داخلها، فتحت مريم المجدليّة قلبها، وأخبرته بقلقها، وكشفت عن رغباتها وحبّها، عندما سألت: أين الرّبّ يسوع؟
لننظر أيضًا إلى أوّل لقاء ليسوع مع الذين سيصيرون تلاميذه. اثنان منهم، أرسلهما يوحنّا المعمدان، وتَبِعَاه. التفت الرّبّ يسوع وسألهما سؤالًا واحدًا: "ماذا تُريدان؟" (يوحنّا 1، 38). أنا أيضًا أطرح عليكم سؤالًا، وكلّ واحد ليجب في قلبه في صمت. سؤالي هو: ما الذي تبحثون عنه؟ ما الذي تبحثون عنه في الحياة؟ ما الذي تبحث عنه في قلبك؟ ليجب كلّ واحد في صمت، في داخله. ما الذي أبحث عنه؟ يسوع لا يُلقي عظات كثيرة، لا، بل يسير على الطّريق مع كلّ واحد منّا. يسوع يسير وهو قريبّ من كلّ واحد منّا. لا يُريد أن يكون تلاميذه طلّاب مدرسة يكرّرون الدّرس، بل يريدهم شبابًا أحرارًا وفي مسيرة، ورفقاءَ درب مع الله الذي يستمع إلى احتياجاتهم ويتنبّه لأحلامهم. ثمَّ، بعد وقت طويل، وقع تلميذان شابّان في خطإ كبير، انزلقا، فطَلَبا من يسوع طلبًا خاطئًا، وهو أن يجعلهما على يمينه وعلى يساره عندما يصير ملكًا. والمثير للاهتمام أن نرى أنّ يسوع لم يوبّخهما لأنّهما تجرّآ وسألاه، ولم يقل لهما: ”كيف تسمحان لأنفسكما؟ توقّفا عن مثل هذه الأحلام“. لا، لم يهدم يسوع أحلامهما، بل صحّحها في كيفيّة تحقيقها. قَبِلَ رغبتهما في الوصول إلى الأعالي، لكنّه أصرَّ على أمرٍ واحد يجب أن نذكره جيّدًا: لا يمكن أن نصير كبارًا بتجاوز الآخرين، بل بنزولنا نحو الآخرين، ولا على حساب الآخرين، بل بخدمة الآخرين (راجع مرقس 10، 35-45). انظروا، أيّها الأصدقاء، يسوع سعيد لأنّ نحقّق أهدافًا كبيرة. هو لا يريدنا كسالى وخاملين، ولا يريدنا صامتين وخجولين، بل يريدنا مليئين بالحيوية ونشيطين وشخصيّات رئيسيّة. وهو لا يقلّل من شأن توقّعاتنا أبدًا، على العكس، يرفع مُستوى رغباتنا. يَتَّفق يسوع مع مثلٍ من أمثالكم، - أرجو أن أنطقه جيّدًا، وهو: Aki mer az nyer [من يتجرّأ يفُزْ].
يمكنكم أن تسألونني: ماذا نعمل لكي نفوز في الحياة؟ هناك خطوتان أساسيّتان، كما هو الحال في الرّياضة: أوّلًا، النظر إلى العُلَى، وثانيًا، التّدريب. النظر إلى العُلَى. قُل لي: هل عندك موهبة؟ بالتّأكيد عندك موهبة! كلّنا عندنا موهبة. لا تضعها جانبًا وتفكّر أنّه يكفي الحدّ الأدنى لكي تكون سعيدًا، مثل: شهادة علميّة، ووظيفة لكسب المال، والاستمتاع قليلًا... لا، استثمر ما عندك. هل عندك بعض الصّفات؟ استثمر فيها، وبلا خوف! هل تشعر في قلبك أنّ عندك إمكانيّة يمكن أن تكون مفيدة للكثيرين؟ هل تشعر أنّه جميل أن تُحِبَّ الرّبّ يسوع، وأن تُنشئ عائلة كبيرة، وأن تساعد المحتاجين؟ لا تفكّر أنّها رغبات لا يمكن تحقيقها، بل استثمر في أهداف الحياة الكبيرة! ثمَّ، نتدرّب. كيف؟ في الحوار مع يسوع، الذي هو أفضل مدرّب ممكن. هو يستمع إليك، ويُحَفِّزُك، ويؤمّن بك، هل تعرف ذلك؟ يسوع يؤمّن بك! ويعرف كيف يجعلك تعطي أفضل ما فيك. وهو يدعونا دائمًا إلى أن نعمل في فريق: ليس وحدنا على الإطلاق، بل مع الآخرين، وفي الجماعة، نعيش خبرات مشتركة. أفكّر، مثلًا، في اليوم العالمي للشّبيبة، وأغتنم هذه الفرصة لكي أدعوكم إلى اليوم العالمي للشبّيبة التّالي، الذي سيكون في البرتغال، في لشبونة، في بداية شهر آب/أغسطس. التّجربة الكبرى اليوم هي أن نكتفي بهاتف محمول وببعض الأصدقاء. حتّى لو كان هذا ما يصنعه الكثيرون، وحتّى لو كان هذا ما ترغب في أن تصنعه، هذا ليس حسنًا. لا يمكنك أن تغلق نفسك في مجموعة صغيرة من الأصدقاء وتتحاور فقط مع هاتفك المحمول: هذا شيء - اسمحوا لي بالكلمة - سيّء بعض الشيء.
ثمّ هناك عنصر مهمّ للتدريب، وأنتِ يا كريستينا ذكّرتِنَا به عندما قُلتِ إنّه من بين آلاف الأمور والسّباق الكثير، والرّكض والسّرعة الكثيرة، هناك أمرٌ واحدٌ أساسيّ ينقص الشّباب والكبار أيضًا اليوم. قُلتِ: "لا نُعطي أنفسنا الوقت للصّمت في الضّوضاء، لأنّنا نخاف من الوِحدة، وبعد ذلك ينتهي نهارنا ونجد أنفسنا مُتعبين". أودّ أن أقول لكم: في هذا الخصّوص، لا تخافوا أن تسيروا عكسَ التّيّار، وأن تجدوا وقتًا للصّمت كلّ يوم لكي تتوقّفوا وتصلّوا. كلّ شيء اليوم يقول لنا إنّه علينا أن نكون سريعين وفعّالين ومثاليّين من النّاحية العمليّة، مثل الآلات! أيّها الأعزّاء، نحن لسنا آلات! وثمّ ننتبه وإذا بنا قد استهلكنا كلّ الوقود، ولا نعرف ماذا نفعل. حسنٌ جدًّا أن نعرف كيف نتوقّف لكي نملأ خزّان الوقود، ولكي نعيد شحن البطّاريّات. لكن تنبّهوا: لا لكي ننغمس في مراراتنا أو نجتَرَّ أحزاننا، ولا لكي نفكّر في من صنع لِي هذا أو ذاك، ونضع نظريّات حول كيف يتصرّف الآخرون، لا، هذا ليس حسنًا!
الصّمت هو الأرض التي عليها يجب أن ننمّي علاقات مفيدة، لأنّه يسمح لنا بِأن نوكل ليسوع ما نعيشه، وأن نحمل إليه الوجوه والأسماء، ونُلقي عليه همومنا، وأن نُراجع قائمة أصدقائنا ونصلّي من أجلهم. يُعطينا الصّمت الفرصة لكي نقرأ صفحة من الإنجيل تخاطب حياتنا، وأن نسجد لله، وبالتّالي نجد السّلام في قلوبنا. يسمح لنا الصّمت بأن نمسك كتابًا لسنا مضطرّين أن نقرأه، لكنّه يساعدنا لنقرأ النّفس البشريّة، ونراقب الطّبيعة حتّى لا نبقى فقط على تواصل مع الأمور التي صنعها الإنسان ونكتشف الجمال الذي يحيط بنا. والصّمت ليس من أجل أن نلتصق بالهواتف المحمولة والشّبكات الاجتماعيّة. لا، من فضلكم: الحياة هي الواقع، وليست الحياة الافتراضيّة، وهي لا تحدُثُ على الشّاشة، بل في العالم! من فضلكم، لا تجعلوا الحياة افتراضيّة! أكرّر: لا تجعلوا الحياة افتراضيّة، فالحياة هي عمليّة. هل فهمتم؟
إذن، الصّمت هو باب الصّلاة، والصّلاة هي باب المحبّة. دورا، أودّ أن أشكركِ لأنّكِ تكلّمتِ على الإيمان كما لو أنّه قصّة حبّ، حيث كنتِ تواجهين كلّ يوم صعوبات سنّ المراهقة، لكنّكِ كنتِ تعلمين أنّ هناك شخصًا معكِ ولكِ (هو يسوع)، وأنّ يسوع، لا يخاف أن يتخطّى معكِ كلّ عائقٍ تجدينه أمامك. الصّلاة تساعد على القيام بذلك، لأنّها حوار مع يسوع، وكذلك القدّاس لقاء معه، وفي سرّ الاعتراف هو يعانقنا. يتبادر إلى ذهني موسيقار كبير من بلدكم هو فيرينك ليزت. بينما كانوا ينظّفون البيانو الذي كان يعزف عليه، عثروا على بعض خرزاتٍ من المسبحة الورديّة، التي ربّما سقطت داخل الآلة عندما انقطع خيطها. إنّه مؤشّر يجعلنا نفكّر أنّه كان معتادًا أن يصلّي، قبل أن يؤلّف أو يؤدّي قطعة موسيقيّة، وربّما حتّى بعد لحظة من التّسلية على البيانو: كان يتكلّم إلى الرّبّ يسوع وإلى سيّدتنا مريم العذراء عمّا كان يحبّ وكان يضع فنّه ومواهبه في الصّلاة. الصّلاة ليست ممّلة! نحن من نجعلها ممّلة. الصّلاة هي لقاء، لقاء مع الرّبّ يسوع: هذا جميل. وعندما تصلّون، لا تخافوا أن تحملوا إلى يسوع كلّ ما يمرّ في عالمكم الدّاخلي: المشاعر، والمخاوف، والمشاكل، والتّوقّعات، والذّكريات، والآمال. الصّلاة حِوار حياة، والصّلاة حياة. برتالان، لم تخجلِ اليوم من أن تروي للجميع عن القلق الذي كان يشلّك أحيانًا، والصّعوبات في اقترابكِ من الإيمان. كم جميلٌ عندما تكون فينا ”شجاعة الحقيقة“، وهي لا تقوم بأن نُظهر أنّنا لا نخاف أبدًا، بل أن ننفتح ونُشارك ضعفنا مع الرّبّ يسوع ومع الآخرين، من دون أن نختبئ، ومن دون نُخفي أنفسنا، ومن دون أن نضع الأقنعة. شكرًا على شهادتك برتالان، شكرًا! الرّبّ يسوع، كما يروي الإنجيل في كلّ صفحة من صفحاته، لا يصنع أمورًا عظيمة مع أشخاصٍ غير عاديّين، بل مع أشخاصٍ حقيقيّين ومحدودين مثلنا. بينما، مَن يعتمد على قدراته الخاصّة ويعيش على المظاهر لكي يبدو أنّه على ما يرام، يُبقي الله بعيدًا عن قلبه. يسوع، بأسئلته، وبمحبّته، وبروحه القدّوس، يدخل في داخلنا لكي يصنع منّا اشخاصًا حقيقيّين. واليوم نحن بحاجة ماسّة إلى أشخاصٍ حقيقيّين!
في هذا الصّدد، أثّر فينا ما قُلتَهُ أنتَ، يا تُودُور، انطلاقًا من اسمِكَ الذي تحمله تكريمًا للطّوباويّ ثيودور، المعترف الكبير بالإيمان الذي دعا لا لنعيش أنصاف الحلول. أَرَدْتَ أن تقرع لنا ”جرس الإنذار“، وقُلتَ إنّ الغَيرة على الرّسالة خدّرها عيشنا في الأمان والرّاحة، بينما على بُعْدِ كيلومترات قليلة من هنا، الحرب والمعاناة هُما على جدول الحياة اليوميّ. هذه هي الدّعوة إذن: نأخذُ الحياة في أيدينا لكي نساعد العالم على العيش بسلام. لنزعِجْ أنفسنا بهذا الأمر، وليسأل كلّ واحدٍ منّا نفسه: ماذا أصنع أنا للآخرين، وللمجتمع، وللكنيسة، ولأصدقائي؟ هل أعيش وأنا أفكّر في منفعتي أم أجازف بنفسي من أجل غيري، ودون أن أحسب حسابًا لمصالحي؟ من فضلكم، لنسأل أنفسنا عن المجّانيّة فينا، وعن قدرتنا على المحبّة مثل يسوع، أيْ المحبّة والخدمة.
أيّها الأصدقاء الأعزّاء، أمرٌ أخير أودّ أن أشارككم إياه، وهي صفحة من الإنجيل التي تلخّص كلّ ما قُلنَاه. منذُ سنة ونصف مضت، كنت هنا من أجل المؤتمّر الإفخارستيّ. في إنجيل يوحنّا، في الفصل السّادس، توجد صفحة إفخارستيّة جميلة، في محورها يوجد شابٌّ. يروي الإنجيل أنّه كان بين الجموع شاب يصغي إلى يسوع. ربّما كان يَعلَم أنّ اللقاء سيطول، فكان متأهِّبًا وأحضر معه طعام الغداء. شعر يسوع بالرّأفة تجاه الجموع – كانوا أكثر من خمسة آلاف - وأراد أن يطعمهم، لذلك، وبأسلوبه، طرح أسئلة على التّلاميذ لكي يُحرِّكهم. وسأل أحدهم ماذا يمكن أن نصنع، وجاء الجواب ”بعقل مُحاسِب“: "لوِ اشتَرَينا خُبزًا بِمائَتَي دينار، لما كفَى أَن يَحصُلَ الواحِدُ مِنهُم على كِسرَةٍ صَغيرة" (يوحنّا 6، 7). كما لو أنّه قال: هذا الأمر مستحيل حسابيًّا. في هذه الأثناء، رأى تلميذٌ آخر ذلك الصّبيّ وقال إنّه هناك، ولكنّه قال أيضًا بتشاؤم: "ههُنا صَبِيٌّ معَهُ خَمسَةُ أَرغِفَةٍ مِن شَعير وسَمَكتان، ولكِن ما هذا لِمِثلِ هذا العَدَدِ الكَبير؟" (الآية 9). بينما بالنّسبة ليسوع كان يكفي ويزيد لكي يصنع معجزة تكثير الأرغفة الشّهيرة.
مع ذلك، لم يروِ لنا الإنجيل أمرًا في الأحداث، بل تركه لمخيّلتنا، وهو: كيف استطاع التّلاميذ أن يُقنعوا ذلك الشّاب بأن يعطيهم كلّ ما لديه؟ ربّما طلبوا منه أن يضع طعام غدائه في خدمة الجميع، وهو نظر حوله ورأى آلاف الأشخاص. وربّما أجاب مثلهم وقال: ”إنّه لا يكفي، لماذا تسألوني أنا ولا تهتمّون أنتم بهذا الأمر، وأنتـم تلاميذ يسوع؟“. حينئذ، ربّما قالوا له إنّ يسوع نفسه هو الذي طلب ذلك. والشّاب إذّاك صنع أمرًا غير عاديّ: وَثِقَ، وأعطاهم كلّ شيء، ولم يحتفظ بأيّ شيء لنفسه. جاء ليأخذ من يسوع ووجد نفسه هو يعطي يسوع. وهكذا تحدث المعجزة. تنشأ من المشاركة: تكثير يسوع للأرغفة والسّمكتين بدأ من مشاركة ذلك الشّاب معه ومع الآخرين. القليل الذي كان مع ذلك الصّبيّ صار كثيرًا بين يدي يسوع. هذا هو المكان الذي يحملنا إليه الإيمان: إلى حرّيّة العطاء، وإلى حماسة العطاء، وإلى التغلّب على المخاوف، وإلى المغامرة! أيّها الأصدقاء، كلّ واحدٍ منكم هو عزيزٌ على يسوع، وعليَّ أيضًا! تذكّر أنّه لا يمكن لأحدٍ أن يأخذ مكانك في تاريخ العالم والكنيسة، ولا أحد يستطيع أن يصنع ما يمكنك أنت فقط أن تصنعه. لنساعد بعضنا بعضًا إذن ولنؤمّن بأنّنا محبوبون وعزيزون، وأنّنا خُلقنا لكي نصنع أمورًا كبيرة. لنصلِّ من أجل ذلك ولنشجّع بعضنا بعضًا في ذلك! وتذكّروا أيضًا أن تحسنوا إليَّ بصلواتكم. Köszönöm! [شكرًا!]
© http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino.html - 29 aprile 2023