Rassegna stampa etica

L’ultima degli eco-abortisti

bambino violenzaAnna Bono - © La Nuova Bussola Quotidiana - 5 febbraio 2016

L’Organizzazione mondiale della sanità ancora non aveva dichiarato il virus Zika un’emergenza di salute pubblica mondiale che già era scesa in campo la International Planned Parenthood Federation sostenendo che contraccezione e aborto devono essere inclusi nelle misure da intraprendere contro l’epidemia in atto in America Latina.
In effetti pare che l’unica preoccupazione suscitata da questa malattia, per lo più asintomatica e che comunque si manifesta con sintomi lievi, sia l’eventualità, però ancora da verificare, che possa provocare la microcefalia nei feti se contratta dalle madri durante la gravidanza. In realtà del virus si sa poco, come riconosce la stessa Oms. Mancano risposte a domande cruciali: è essenziale sapere se, appunto, causa effettivamente la microcefalia e se esistono altre forme di trasmissione oltre alla puntura di zanzare infette.
Cresce e dilaga tuttavia uno stato di paura quanto mai opportuno. Niente, ricordiamolo, è più efficace per lanciare campagne di mobilitazione contro o a favore di qualcosa o di qualcuno che denunciare l’esistenza di un problema grave, una emergenza, suscitare vivo allarme parlandone in termini drammatici, convincere della necessità di un intervento urgente perché una catastrofe incombe e resta ormai poco tempo per evitarla e, infine, rassicurare annunciando che il rimedio esiste, basta adottarlo, subito. Così funzionano le campagne degli ecocatastrofisti, ultime di una serie di allarmi globali. La Terra – dicono – diventerà presto una roccia sterile a forza di sfruttarla imprimendole una “impronta ecologica” insostenibile, il global warming arrostirà il pianeta. Per fortuna c’è speranza purché non si perda tempo. Sappiamo che rimedi propongono: si va dalla decrescita felice all’estrema rinuncia a procreare per estirpare quel cancro del pianeta che è il genere umano. Una delle prime campagne condotte seguendo questo metodo è stata, non a caso, quella per il controllo delle nascite, con qualsiasi mezzo e a qualsiasi costo (fino alla sterilizzazione forzata), per combattere la “bomba demografica” prima dell’imminente punto di non ritorno che avrebbe trascinato l’umanità e il pianeta nell’incubo di un insostenibile sovraffollamento. È superfluo dire che esaurimento delle risorse, sovraffollamento e altre apocalissi si sono rivelati finora timori infondati.
Proprio il fatto che venga alimentato, a prescindere che l’emergenza sia poi confermata oppure smentita, ci fa capire che l’attuale stato di paura prelude a una nuova campagna, in questo caso dal duplice obiettivo: in favore dell’aborto, in uno dei due continenti che più resistono alla sua legalizzazione (l’altro è l’Africa), e contro la Chiesa cattolica, che di questa resistenza, e di molto altro, è incolpata.
Un articolo pubblicato dalla Bbc il 29 gennaio porta questo titolo eloquente: “Il dilemma dell’aborto. Leggi e consuetudini nella cattolica America Latina”. Leggendolo si capisce che manca poco e si darà alla Chiesa la colpa dell’epidemia di Zika. L’articolo spiega che affinché contraccezione e aborto siano compresi tra i mezzi per combattere Zika e scongiurarne gli “effetti devastanti”, come reclama la International Planned Parenthood Federation, occorre rimuovere degli ostacoli culturali e legali dei quali è responsabile l’influenza della Chiesa cattolica. Contraccezione e aborto, vi si legge, non sono liberamente disponibili in America Latina e questo da alle donne ben poche possibilità di evitare di diventare madri. Sei gravidanze su 10 non sono pianificate. La contraccezione è poco praticata specialmente nelle aree rurali. In Bolivia il 20% delle donne sessualmente attive non usa metodi anticoncezionali. In Brasile, benché il paese sia più ricco, la percentuale scende al 6% (per inciso: è possibile che sia più ricco proprio per questo?).
Quanto all’aborto, dei paesi latinoamericani in cui sono stati riscontrati casi di Zika, solo la Guyana e la Guyana Francese lo ammettono senza restrizioni. La situazione “peggiore” è quella delle donne di El Salvador dove l’aborto è illegale ed è punito con il carcere. Appena meglio va alle donne di altri stati dove comunque l’aborto è consentito solo se è in grave pericolo la vita della madre oppure in caso di violenza sessuale e, ad esempio in Colombia, se il feto presenta malformazioni gravissime. Un gruppo di avvocati, attivisti e scienziati brasiliani si è costituito nei giorni scorsi per chiedere alla Corte suprema del paese di permettere alle donne che hanno contratto il virus Zika di abortire.
L’articolo della BBC, avendo ribadito che l’America Latina è un continente prevalentemente cattolico, pone quindi la seguente domanda: “Che cosa ha detto il Vaticano in proposito?”. La risposta: “la Chiesa è contraria a ogni forma di aborto. Anche la contraccezione va contro le leggi della Chiesa, ma spesso i fedeli non ne tengono conto”. Il servizio si conclude riferendo che, nel corso di una recente conferenza stampa organizzata dalla Santa Sede, un giornalista della Bbc ha domandato se la Chiesa intende modificare la propria dottrina in materia di contraccezione e aborto. La risposta – riferisce l’emittente britannica – è stata: “al momento non ci sono commenti”.