Udienza ai partecipanti al Capitolo Generale dell’Ordine degli Agostiniani Recolletti

Papa Francesco con gli AgostinianiAlle ore 11.30 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti al 55.mo Capitolo Generale dell’Ordine degli Agostiniani Recolletti.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti:

Discorso del Santo Padre

Queridos hermanos:

Les doy la bienvenida y agradezco al Padre general las amables palabras que me ha dirigido en nombre de toda la familia Agustino-Recoleta. Y como él mismo decía, para este el 55 Capítulo general, han tomado como lema una oración que sale de lo más íntimo del corazón de san Agustín: «Toda nuestra esperanza está en tu gran misericordia. Danos lo que mandas y manda lo que quieras» (Confesiones, 10,29,40).

Esta invocación nos conduce a ser hombres de esperanza, o sea con horizontes, capaces de poner toda nuestra confianza en la misericordia de Dios, conscientes de que somos incapaces de afrontar sólo con nuestras fuerzas los retos que el Señor nos propone. Nos sabemos pequeños e indignos; pero en Dios está nuestra seguridad y alegría; él jamás defrauda y él es quien por caminos misteriosos nos conduce con amor de Padre.

En este Capítulo general han querido revisar y poner ante Dios la vida de la Orden, con sus anhelos y desafíos, para que sea él quien les dé luz y esperanza. Para buscar la renovación y un impulso se necesita volver a Dios, y pedirle: «Danos lo que mandas». Pedimos el mandamiento nuevo que Jesús nos dio: «Que os améis unos a otros; como yo os he amado» (Jn 13,34); es lo que nosotros le imploramos que nos dé: su amor para ser capaces de amar. Dios nos lo da de muchas maneras este amor; Dios siempre nos está dando este amor y se hace presente en nuestra vida. Miramos al pasado y damos gracias por tantos dones recibidos. Y este recorrido histórico hemos de hacerlo de la mano del Señor, porque él es quien nos da la clave para interpretarlo; no se trata de hacer historia sin más, sino descubrir la presencia del Señor en cada acontecimiento, en cada paso de la vida. El pasado nos ayuda a volver de nuevo al carisma y a degustarlo en toda su frescura y entereza. También nos da la posibilidad de subrayar las dificultades que han surgido y cómo han sido superadas, para poder enfrentar los retos actuales, mirándose al futuro. Este camino junto a Jesús se convertirá en oración de acción de gracias y en purificación interior.

La memoria agradecida de su amor en nuestro pasado nos impulsa a vivir el presente con pasión y de manera cada vez más valiente; entonces sì podemos pedirle: «Manda lo que quieras». Pedir esto implica libertad de espíritu y disponibilidad. Dejarse mandar por Dios significa que él es el patrón de nuestra vida y no hay otro; y bien sabemos que, si Dios no ocupa el lugar que le corresponde, otros lo harán por él. Y cuando el Señor está en el centro de nuestra vida todo es posible; no cuenta ni el fracaso ni algún otro mal, porque él es quien está en el centro, y es él quien nos dirige.

En este momento de modo especial, nos pide que seamos sus «creadores de comunión». Estamos llamados a crear, con nuestra presencia en medio del mundo, una sociedad capaz de reconocer la dignidad de cada persona y de compartir el don que cada uno es para el otro. Con nuestro testimonio de comunidad viva y abierta a lo que nos manda el Señor, a través del soplo de su Espíritu, podremos responder a las necesidades de cada persona con el mismo amor con el que Dios nos ha amado. Tantas personas están esperando que salgamos a su encuentro y las miremos con esa ternura que hemos experimentado y recibido de nuestro trato con Dios. Este es el poder que llevamos, no el de nuestros propios ideales y proyectos; sino la fuerza de su misericordia que trasforma y da vida.

Queridos hermanos, los invito a mantener con espíritu renovado el sueño de san Agustín, de vivir como hermanos «con un solo corazón y una sola alma» (Regla 1, 2), que refleje el ideal de los primeros cristianos y sea profecía viviente de comunión en este mundo nuestro, para que no haya división, ni conflictos ni exclusión, sino que reine la concordia y se promueva el diálogo. Pongo bajo el amparo de nuestra Madre, la Virgen María, las intenciones y proyectos de la Orden, para que los oriente y proteja. Y no se olviden de rezar por mí, y trasmitan mi bendición a toda la familia Agustino-Recoleta. Muchas gracias.

© http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino.html - 20 ottobre 2016


Vivere come fratelli con «una sola anima e un sol cuore»»: è questo «il sogno di sant’Agostino» riproposto da Papa Francesco ai partecipanti al cinquantacinquesimo capitolo generale degli agostiniani recolletti, ricevuti in udienza giovedì mattina, 20 ottobre, nella Sala Clementina.

Cari fratelli,
vi do il benvenuto e ringrazio il Padre generale per le gentili parole che mi ha rivolto a nome di tutta la famiglia agostiniana recolletta. E come egli stesso diceva, per questo 55° Capitolo generale, avete preso come motto una preghiera che esce del più intimo del cuore di sant’Agostino: «Ogni mia speranza è posta nell’immensa grandezza della tua misericordia. Dà ciò che comandi e comanda ciò che vuoi» (Confessioni, 10, 29,40).
Questa invocazione ci porta a essere uomini di speranza, ossia con orizzonti, capaci di riporre la nostra fiducia nella misericordia di Dio, consapevoli di essere incapaci di affrontare solo con le nostre forze le sfide che il Signore propone. Sappiamo di essere piccoli e indegni; ma in Dio stanno la nostra sicurezza e la nostra gioia; lui non delude mai ed Egli ci conduce lungo vie misteriose con amore di Padre. In questo Capitolo generale avete voluto rivedere e porre dinanzi a Dio la vita dell’O rdine, con i suoi aneliti e le sue sfide, affinché sia lui a darvi luce e speranza. Per cercare il rinnovamento e un impulso occorre tornare a Dio e chiedergli: «Dà ciò che comandi ». Chiediamo il comandamento nuovo che Gesù ci ha dato: «che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato» (Gv 13, 34); è ciò che noi l’imploriamo di darci: il suo amore per essere capaci di amare. Dio ci dà in molti modi questo amore; Dio ci sta sempre dando questo amore e si rende presente nella nostra vita. Guardiamo al passato e rendiamo grazie per i tanti doni ricevuti. E questo percorso storico dobbiamo farlo dando la mano al Signore, perché è lui a darci la chiave per interpretarlo; non si tratta semplicemente di fare storia, ma di scoprire la presenza del Signore in ogni evento, in ogni passaggio della vita. Il passato ci aiuta a ritornare al carisma e ad assaporarlo in tutta la sua freschezza e interezza. Ci dà anche la possibilità di evidenziare le difficoltà che sono sorte e come sono state superate, per poter affrontare le sfide attuali, guardando al futuro. Questo cammino insieme a Gesù diventerà preghiera di azione di grazie e purificazione interiore. La grata memoria del suo amore nel nostro passato ci spinge a vivere il presente con passione e in modo sempre più coraggioso; allora sì possiamo chiedergli: «comanda ciò che vuoi». Chiedere questo implica libertà di spirito e disponibilità. Lasciarsi comandare da Dio significa che è lui il padrone della nostra vita e non ce ne sono altri; ebbene sappiamo che, se Dio non occuperà il posto che gli corrisponde, altri lo faranno al posto suo. E quando il Signore è al centro della nostra vita tutto è possibile; non contano né l’insuccesso né alcun altro male, perché è lui a stare al centro, è lui che ci guida. In questo momento in modo particolare ci chiede di essere suoi «creatori di comunione». Siamo chiamati a creare, con la nostra presenza in mezzo al mondo, una società capace di riconoscere la dignità di ogni persona e di condividere il dono che ognuno è per l’altro. Con la nostra testimonianza di comunità viva e aperta a quello che il Signore ci comanda, attraverso il soffio del suo Spirito, potremo rispondere ai bisogni di ogni persona con lo stesso amore con cui Dio ci ha amati. Tante persone stanno aspettando che andiamo loro incontro e che le guardiamo con quella tenerezza che abbiamo sperimentato e ricevuto dal nostro rapporto con Dio. È questo il potere che abbiamo, non quello dei nostri ideali e progetti personali; bensì la forza della sua misericordia che trasforma e dà vita. Cari fratelli, vi invito a mantenere il sogno di sant’Agostino di vivere come fratelli con «una sola anima e un sol cuore» (Regola 1, 2) con spirito rinnovato, che rifletta l’ideale dei primi cristiani e sia profezia vivente di comunione in questo nostro mondo, affinché non ci siano divisioni, né conflitti ed esclusione, ma regni la concordia e si promuova il dialogo. Affido alla protezione di nostra Madre la Vergine Maria, le intenzioni e i progetti dell’Ordine, affinché li orienti e li protegga. E non vi dimenticate di pregare per me, e trasmettete la mia benedizione a tutta la famiglia agostiniana recolletta. Molte grazie.

© Osservatore Romano - 21 ottobre 2016


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